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Arte e teatro nell'opera di Gian Lorenzo Bernini

Arte e teatro nelle opere di Gian Lorenzo Bernini

Il consenso raggiunto da Gian Lorenzo Bernini nella sua epoca è provato, a parte dalla ricchezza delle commissioni pontificie e dall'ammirazione dei sovrani e illustri personalità del suo tempo, anche da altre testimonianze dirette quale, ad esempio, la biografia dell'artista realizzata dal contemporaneo Filippo Baldinucci e dalla quale è possibile cogliere preziose informazioni sulla sua opera che mi permetteranno di iniziare la mia indagine per poi proseguire con l'aiuto di altre fonti.

Come Baldinucci scrive, il padre di Gian Lorenzo Bernini lascia la sua patria, Firenze, per Roma dove approfondisce la conoscenza della pittura e della scultura grazie agli insegnamenti del Cavaliere Giuseppe d'Arpino e dove ha l'opportunità di servire il cardinale Alessandro Farnese. Attratto tuttavia dalla possibilità di maggiori vantaggi si trasferisce a Napoli e sposa Angelica Galante dalla quale ha appunto il 7 dicembre 1598 un figlio: Gian Lorenzo Bernini.

Scrive Baldinucci che la natura gli conferì un animo bello e lo adornò di acuti spiriti rendendolo sensibile agli insegnamenti paterni, anzi proprio l'attività e il successo del padre permettono al Bernini di entrare in contatto, piuttosto precocemente con l'ambiente artistico di Roma.

Il padre di Gian Lorenzo, infatti, fa parte del cantiere della cappella Paolina, ordinata da Paolo V Borghese per ospitarvi anche il proprio sepolcro. Tramite il padre Pietro Bernini entra in contatto con i suoi primi committenti: soprattutto i Borghese e i Barberini, ma anche gli Aldobrandini, quindi le più importanti famiglie di Roma ai vertici del potere di curia e protagonisti della vita intellettuale. Senza dubbio un importante mecenate per il nostro artista è il Cardinale Scipione Borghese che gli commissiona diversi gruppi marmorei tra il 1618 e il 1625, tra questi la statua di Enea che porta il vecchio padre Anchise, statua che il Baldinucci descrive coma la prima grande opera del Bernini nella quale pur ravvisandosi in parte la maniera del padre Pietro si individua un certo avvicinarsi al tenero e al vero, soprattutto nella testa dell'anziano Anchise.

L'opera soddisfa evidentemente il cardinale che infatti commissiona a Gian Lorenzo altri lavori: il David, il Ratto di Proserpina ed Apollo e Dafne destinati a trovare posto nella Galleria Borghese. Occorre intanto, nel 1621, la morte del Pontefice Paolo V e la salita al soglio pontificio del cardinale Alessandro Ludovisio con il nome di Gregorio XV (1621-1623). Anche quest'ultimo apprezza la virtù del Bernini ritenendolo superiore agli altri artisti del suo tempo e gli commissiona il proprio ritratto, che viene in realtà realizzato tre volte con l'uso del marmo e del metallo. Il Bernini può contare anche sulla stima del nipote del pontefice, il Cardinale Ludovico.

Il pontefice Gregorio XV avrebbe sicuramente commissionato grandi opere al nostro artista, ma la morte lo coglie già nel 1623 e tuttavia proprio in questo momento si può dire che inizi la fortuna del Bernini destinato a sviluppare a pieno i principi della nuova arte barocca grazie anche all'ambizione e alla ricchezza delle commissione assicurategli del pontefice Urbano VIII (1623-1644) ossia il cardinale Maffeo Barberino. Ed è proprio da questo momento che intendo iniziare un'analisi più approfondita delle opere realizzate dal Bernini nell'arco della sua lunga carriera e nelle quali maggiormente si manifestano gli aspetti della teatralità, l'uso degli espedienti scenografici e l'integrazione tra le arti in cui trova piena espressione la realizzazione del ‘bel composto’.

Tra le prime opere commissionate dal pontefice al nostro artista vi è il Baldacchino in San Pietro in cui chiaramente il Bernini sfrutta l'esperienza maturata nel campo dell'effimero. Come ho già accennato con Urbano VIII sia la decorazione che l'architettura insistono sulla grandiosità come forza di persuasione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Arte e teatro nell'opera di Gian Lorenzo Bernini

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Informazioni tesi

  Autore: Ilaria Colella
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Foggia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Livia Semerari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 102

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