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L'acqua: declinazioni del suo uso nei contesti italiano, europeo e statunitense

I rischi concreti legati alla scarsità idrica nelle aree rurali americane

La relativa penuria idrica in molti territori americani ê un problema che gli Stati Uniti non possono sottovalutare. Lo sfruttamento di risorse idriche aumenta di anno in anno e molte regioni hanno iniziato a sentirne gli effetti. La maggior parte degli Stati stanno prevedendo scenari di scarsità idrica e non solo nel periodo estivo, dove ê comune una maggior domanda di acqua, oltre ad una maggiore evaporazione dai serbatoi e dalle terre coltivate (il che può portare a situazioni di siccità, soprattutto negli Stati del sud-ovest). Molti programmi di buon utilizzo delle acque dipendono anche dalla conservazione del manto nevoso, utile per immagazzinare l’acqua e rilasciarla gradualmente attraverso il disgelo durante la primavera e l’estate. Ma il recente innalzamento delle temperature porta ad un’accelerazione nello scioglimento delle nevi, rischiando che la maggior parte del deflusso si verifichi anticipatamente, comportando rischi per i rifornimenti.

Nella sua analisi, la American Society of Civil Engineers ha assegnato un voto pienamente insufficiente alle infrastrutture degli Stati Uniti: una D (nel 2001), peggiorata ulteriormente in una D – nel 2005. Secondo il rapporto, “il sistema infrastrutturale idrico della nazione deve affrontare un investimento pubblico imponente ma necessario per sostituire i vecchi impianti, per renderli conformi alle normative di sicurezza di acqua potabile e per soddisfare le esigenze future. “Le esigenze di investimento sono circa 19 miliardi dollari all’anno per un risanamento e 14 miliardi dollari all’anno per l’acqua potabile, per un totale di 33. Nel 2005 i governi statali e locali hanno investito 28,5 miliardi dollari.

Nel 2013 il voto rimane una “D”, e un recente documento della Stanford University spiega i motivi per cui “le infrastrutture idriche sono sistemicamente resistenti all’innovazione”.
Innanzitutto, nonostante sia sempre più chiaro il ruolo centrale che avranno le risorse idriche nel prossimo secolo, il capitale impiegato per salvaguardare le risorse idriche resta scarso. Per ora, solo il 5% dei 4,3 miliardi di dollari investiti nel settore delle energie rinnovabili ê andato alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie sul buon utilizzo idrico. Inoltre, anche il sostegno federale ê in declino, rispetto ai decenni precedenti: le tecnologie che consentono oggi la desalinizzazione e il riutilizzo di acqua, per esempio, sono stati i frutti della ricerca e dello sviluppo avviati durante l’amministrazione Kennedy, ed ora si spende 10 volte meno di allora.

Il documento rileva che le innovazioni si verificano quando le aziende intravedono opportunità per benefici a breve termine e risparmi immediati, o in caso di situazioni di marcate carenze idriche. Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico potabile, l’EPA stima in 276,8 miliardi di dollari gli investimenti da effettuarsi entro il 2023 Per il risanamento e per il controllo delle acque reflue, la stima ê di una spesa quasi altrettanto ingente, ovvero oltre 202 miliardi di dollari. Quasi la totalità della popolazione degli Stati Uniti ha accesso ad un servizio idraulico completo nella propria abitazione, ma ancora quasi due milioni di persone ne sono sprovviste. Molte di loro hanno un reddito al di sotto della soglia di povertà; sono distribuiti in tutte le categorie razziali ed etniche, ma sono più prominenti nei gruppi minoritari; sono in gran parte anziani, spesso poveri e residenti in zone rurali.

La media delle tariffe idriche ê stata circa di 72 centesimi di dollaro al metro cubo, ovviamente con variazione significative. Nel 2007, riguardo le tariffe residenziali, si andava dagli 0,35 dollari per metro cubo di Chicago ai 3 dollari di Atlanta. L’aumento medio annuo nelle bollette idriche ê stato di oltre il 5% dal 2001 al 2009. La famiglia media negli Stati Uniti ha speso circa 1,1% del suo reddito per l’acqua e fognatura. Storicamente, la risposta predominante alla crescente domanda di acqua negli Stati Uniti ê stata quello di attingere a fonti sempre più lontane di approvvigionamento idrico convenzionali, in particolare dai fiumi. A causa delle preoccupazioni ambientali e delle limitazioni nella disponibilità di risorse idriche, questo approccio in molti casi attualmente non ê più perseguibile. In più, si registra una moltiplicazione dell’offerta proveniente sempre più da risorse non convenzionali. Nel solo 2005 sono stati installati oltre 2.000 impianti di desalinizzazione con una capacità di più di 100 metri cubi al giorno, con una capacità totale di oltre 6 milioni di metri cubi al giorno.

Molti cittadini statunitensi – ma ê un comune sentire anche degli europei – pensano che le più gravi crisi idriche possano avvenire in zone loro remote, come in alcune zone dell’Africa o in Medio Oriente. È chiaro come entrambe queste aree abbiano palesi e gravissimi problemi idrici, e che in queste zone le risorse idriche scarseggino a livelli tali da mettere direttamente a rischio la sopravvivenza e che il possesso di tale risorsa, in questo caso davvero scarsa, possa essere causa scatenante di vere faide per l’acqua. Ma restando circoscritti ai territori statunitensi, non si può ignorare come anche molti Stati americani presentino diverse zone notevolmente desertiche. E che pure in queste zone siano stati costruiti molti insediamenti, alcuni molto imponenti: per portare un solo esempio, Las Vegas ê circondata dal deserto. Questo ê stato possibile, come detto precedentemente anche grazie agli approvvigionamenti esterni, ad una popolazione ridotta e ad una disponibilità in passato ben superiore di risorse idriche.
L’intenzione generale ê diretta a prendere in considerazione più sistemi per risparmiare acqua, ad esempio attraverso una maggiore attenzione alla rete infrastrutturale per limitare le perdite o a sistemi per un miglior stoccaggio e conservazione dell’acqua. Questo ha fatto Seattle, la quale ha ridotto il consumo idrico pro capite da 580 litri al giorno degli anni ‘90 ai 370 litri al giorno del 2007, e questo si ê potuto realizzare anche attraverso dettagliate politiche di preservazione dell’acqua come quelle relative agli scaglioni di prezzo, il tutto con l’aiuto di una maggior attenzione della cittadinanza, negli ultimi anni sempre più edotta del problema idrico. In più hanno contato anche i nuovi regolamenti e gli sgravi fiscali verso chi ha acquistato apparecchi a risparmio idrico.

Anche Atlanta e Las Vegas si sono occupati di ridurre gli sprechi, quest’ultima soprattutto ha voluto puntare sul riutilizzo dell’acqua nelle zone esterne, che rappresentano il 70% del consumo idrico residenziale nella città, attraverso riduzioni di superficie di tappeto erboso e incentivi per l’utilizzo delle piogge sensori, regolatori di irrigazione e coperture.
Un’ulteriore regolamentazione che ha inciso sui consumi si deve all’Energy Policy Act del 1992, in cui si sono modificati gli standard stabiliti per i servizi igienici, sostituendo i 6 litri ai 13 precedenti riferiti alla massima portata gli scarichi massimi standard riferiti ai nuovi servizi igienici. Nel 1994, la legge federale ha fatto in modo che doccia e rubinetti venduti negli Stati Uniti non erogassero più di 8 litri in media di acqua al minuto. Nel 1994 l’American Water Works Association ha istituito un ufficio (WaterWiser) impegnato a trovare nuovi metodi per la conservazione dell’acqua, e per una maggiore efficienza nel suo uso, per consigliare gli occupati nel settore idrico e per convincere il pubblico ad utilizzare l’acqua nella maniera migliore.

Nel 2006 l’EPA ha lanciato il programma WaterSense per incoraggiare l’efficienza idrica oltre gli standard stabiliti dalla Energy Policy Act, che premia il riutilizzo di questa importante risorsa.
Negli ultimi tempi difatti, il riutilizzo ê una risposta sempre più comune per la scarsità d’acqua in molte parti degli Stati Uniti. L’acqua “rigenerata” viene riutilizzata direttamente (soprattutto per vari usi non potabili negli Stati Uniti), tra cui l’irrigazione urbana, o di campi da gioco; ma anche per operazioni antincendio, oppure per operazioni industriali come lavaggio o raffreddamento; ed anche, infine, come irrigazione agricola.

Si stima che, nell’ultimo decennio, si siano direttamente riutilizzati 6.400.000 di metri cubi d’acqua al giorno, equivalente a quasi il 3% della rete idrica pubblica. Venticinque Stati già nel 2002 si sono dotati di normative riguardanti il riutilizzo diretto di acqua riciclata che di norma viene immessa nella rete tramite tubi differenti rispetto a quelli dell’acqua potabile.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'acqua: declinazioni del suo uso nei contesti italiano, europeo e statunitense

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Informazioni tesi

  Autore: Stefano Torriani
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Economia, Politica, Istituzioni Internazionali
  Relatore: Donatella Bolech
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 231

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