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L'accesso intraosseo (IO) in area critica: un device efficace ed efficiente nel soccorso infermieristico

L’IO nel contesto estero: formazione e diffusione

L'accesso IO è conosciuto ed utilizzato da più di 50 Paesi nel mondo. Tutte le sue caratteristiche sono ampiamente esplicate nei numerosi studi presenti in letteratura, e di conseguenza ampiamente conosciute. Negli studi più famosi, soprattutto nei trial randomizzati, viene anche trattata la parte relativa alla formazione del personale partecipante, che di solito è intensiva e di breve durata, dato che l'IO è anche facile da utilizzare e quindi da imparare.

Il training è sempre caratterizzato da lezioni frontali, dove si discute della tecnica riguardo: criteri d'utilizzo, controindicazioni, complicanze, tipi di dispositivi e gestione dell'accesso. A questo si aggiungono la visione di video di soccorsi in cui viene usata l'IO e sedute di simulazione su manichini o modelli animali. (Myers LA. et al., 2011) (Leidel BA. et al., 2011) (Hafner JW. et al., 2013) (Levitan RM. et al., 2009).

Uno studio francese, effettuato sui medici di diversi reparti di area critica(anestesia e rianimazione, medicina d'urgenza), ha valutato le conoscenze singole relativamente la tecnica IO e l'eventuale pregresso utilizzo. È risultata una non sempre perfetta conoscenza della tecnica e una sottostima del suo utilizzo, ponendo come soluzione al tutto, dei semplici training teorico/pratici. (Abbal B. et al., 2014)
Training, che è stato visto, può essere effettuato in due parti da 1 ora ciascuna: 1 ora di lezione e visione dei video(circa 20 minuti) e 1 ora di simulazione sui manichini, riuscendo poi ad utilizzare, nella pratica vera, la tecnica in modo efficace e con un bassissimo tasso di complicanze. (Anderson TE. et al., 1994) (Wayne MA. et al., 2006) (Dubick MA. et al., 2000).

Inoltre dopo un training del genere, sono state valutate le abilità e le conoscenze nell'inserzione e gestione dell'IO da parte dei paramedici (EMT-P), fino a 5 anni dopo il training iniziale. Ebbene, sia le conoscenze che le abilità sono state mantenute su ottimi livelli pur non usando assiduamente la tecnica. (Glaeser PW. et al., 1993) (La Rocco BG. et al., 2002)

Oltre ai training effettuati per il personale d'emergenza o per i partecipanti agli studi sull'IO, tale tecnica può essere appresa anche tramite programmi standardizzati nei corsi di ATLS, ACLS, PHTLS, che possono far parte di alcuni percorsi di studi, come quello dei paramedici (EMT-P) oppure rapprensentare la formazione post-base del personale sanitario. (Shavit I. et al., 2009)
Inoltre per i Paesi europei si tiene annualmente l'International Scientific Intraosseous Seminar (ISIS) all' Erasmus Medical School di Rotterdam, dove giungono i massimi esperti in accesso IO tra cui Larry Miller, inventore dell'EZ-IO della Vidacare, azienda ormai leader nel settore. Un'ottima occasione per i professionisti sanitari del vecchio continente che giungono da ogni parte per partecipare al seminario, dove vengono svolte lezioni teorico/pratiche e rilasciati attestati di certificazione nell'uso e gestione dell'IO. (Vidacare, 2012)

L'accesso IO è una tecnica utilizzata da medici e paramedici (EMT-P), ma anche da infermieri laureati, o registered nurse (RN), dopo ovviamente aver seguito un'appropriata formazione nelle tecniche d'inserzione, di gestione/mantenimento e di rimozione. (The art and science of infusion nursing, 2009) (AACN, 2010) (Gorski LA., 2008) (Phillips L. et al., 2010) (Day MW., 2011)

Al contrario di quello che si può pensare, l'infermiere non ha assolutamente una competenza inferiore al medico nell'accesso IO, e questo viene dimostrato nel 2014 con uno studio randomizzato, olandese. In esso vengono messe a confronto e valutate, per 1 anno intero , le conoscenze, le abilità e la fiducia nell'uso e gestione di due dispositivi ad accesso IO, di un gruppo di infermieri specializzati in anestesia e di medici anestesisti, che lavoravano nello stesso reparto. Alla fine dello studio è risultato che sia i medici che gli infermieri hanno mantenuto un ottimo livello di conoscenze per entrambi i tipi di device.
L'unica cosa che differiva era la fiducia in se stessi e nella riuscita della tecnica, maggiore nei medici che negli infermieri, che però non prescindeva dalle conoscenze e abilità e neanche le pregiudicava (Derikx HJGM. et al. 2014).

L'uso dell'IO nella pratica quotidiana, anche se da personale esperto e formato, deve essere sempre accompagnato dalla strutturazione di protocolli e linee guida, spesso stilati dai responsabili della struttura ospedaliera per uniformare la procedura, come le linee guida della Kaleida Health, con checklist per la gestione allegata (foto in basso), per il paziente adulto (Kaleida Health, 2013) o dell'University of Texas Medical Branch (su entrambe troviamo anche una breve spiegazione delle varie figure professionali atte ad usare e gestire l'IO con realtivo percorso di formazione) (The University of Texas Medical Branch, 2013); o dai produttori dei dispositivi come le linee guida della Vidacare Corporation, come quella per gli EMS della contea di Buncombe oltre a dei test di valutazione per competenze ed abilità, da eseguire periodicamente (EZ-IO guideline), o della Waismed per l'utilizzo del B.I.G. nella Carolina del Sud(Waisemd protocol), per gli EMS di Manitoba(Waismed protocol, 2008) o della Pyng medical per il F.A.S.T.; o delle associazioni dei professionisti del settore, come il test per le conoscenze della AACN. (Day MW., 2011).

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'accesso intraosseo (IO) in area critica: un device efficace ed efficiente nel soccorso infermieristico

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Andreocci
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Fabio Talucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 93

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