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Ricerche storico-giuridiche sulla Diocesi di Mondovì nel periodo napoleonico

L'arrivo di Mons. Vitale a Mondovì e la sua attività pastorale

I fatti ricordati fino a qui precedettero di pochissimi anni l'ingresso in diocesi di Mons. Vitale. Giacobinismo e giansenismo non vennero più ufficialmente professati, così come fu messo a tacere il clero apertamente antifrancese in quanto ritenute posizioni intollerabili negli anni dell'apoteosi di Napoleone imperatore e della formale conciliazione tra Impero e Chiesa. Senza dubbio, però, le idee considerate meno ortodosse continuarono a rappresentare un riferimento ideale per chi, almeno privatamente, si contrapponeva alla politica ufficiale.

Il clero di Mondovì visse, così, una nuova stagione con parecchie limitazioni e con qualche sicurezza in più, dovute all'applicazione anche in Piemonte delle norme del Concordato del 1801. Molti conventi vennero soppressi con grande clamore dell'intera città dove vi erano ben quattordici comunità religiose, per un totale di centotrenta religiosi, compresi i Cistercensi del Santuario; alcune chiese divennero teatri o luoghi di intrattenimento popolare, ma la diocesi fu salva ed ebbe un nuovo vescovo. Il luogo di devozione più caro ai monregalesi, il Santuario di Vicoforte, venne salvato, anche se non era ancora chiara, al momento, la sua destinazione definitiva. Alcuni documenti relativi alla nuova sede vescovile rivestono una certa importanza e mettono in luce la delicatezza della situazione. Mons. Vitale ricevette dal card. Antonelli, in data 24 dicembre 1803, una lettera in cui veniva invitato ad accettare un nuovo Vescovado dal Primo Console. Il Piemonte era ormai terra francese e le nuove norme del Concordato prevedevano la nomina da parte dello Stato, mentre l'istituzione canonica continuava ad essere concessa dal Papa. La lettera è, in ogni caso, segno che a Roma non vi era alcuna opposizione alla nuova politica ecclesiastica del Primo Console. Il Card. Antonelli, infatti, scriveva così: “Se il Primo Console di Francia nominasse V. S. Ill.ma e Rev.ma a qualche altro Vescovado, non solo il Santo Padre ne sarebbe sommamente contento, ma l'esorta anzi ad accettarlo affinché l'opera sua pastorale e la sua virtù non resti oziosa e nascosta, anzi, quanto più sarà vasta la vigna, che le sarà data a coltivare, tanto più richiederà una mano esperta ed un'indefessa fatica del coltivatore e niuno meglio di lei può assumere questo carico e questa coltivazione”. Mons. Vitale, per il suo comportamento dopo il 1800, sembrò proprio la persona ideale per ricoprire un incarico importante, per il quale si richiedeva un personaggio tranquillo e capace di smussare ogni contrasto. Egli poté, quindi, diventare il primo e sarà anche l'unico, vescovo monregalese di Francia.

L'assicurazione che la diocesi sarebbe sopravvissuta venne da una lettera del vescovo di Amiens, Mons. Villaret, incaricato dell'applicazione del decreto di soppressione delle diocesi ai dignitari e canonici del Capitolo della cattedrale. Nella lettera, in data 12 maggio 1804, si informò che Napoleone “a reconnu, comme moi, que les intérets de la religion sollicitoient puissement la conservation du siège episcopal dans votre ville”. Naturalmente, ogni concessione ebbe il suo prezzo: “Un si éclatant témoignage de l'affection et du zèle du Chef de l'état, sera pour le clergé de Mondovì un nouveau motif d'adresser pour Lui au Ciel les voeux les plus ardents, de se pénétrer envers son Auguste Personne de la plus juste reconnaissance, et de se appliquer avec un zèle particulier à inspirer à tous les habitants du département de la Stura les sentiments du respect, de soumission et d'attachement, qui sont si légitimement dus ò celui, qui vient de leur procurer le plus précieux bienfait”.

Lo storico Danna, una cinquantina d'anni dopo i fatti, scrisse che “se Napoleone conservò la sede vescovile di Mondovì la quale, secondo la legge doveva venire con altre soppressa, vuolsi senza dubbio ripetere dell'essersi accertato, per mezzo del vescovo di Amiens, che i sacerdoti mondoviti abborrivano dalla servilità invereconda ugualmente che dalle ostinate temperanze”. In realtà, dalla lettura dei fatti e dei documenti che stiamo conducendo, si può più coerentemente concludere che la decisione di Napoleone ed anche la scelta del vescovo, siano state ispirate proprio da motivi opposti. […]

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Ricerche storico-giuridiche sulla Diocesi di Mondovì nel periodo napoleonico

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Informazioni tesi

  Autore: Michela Marchesani
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Enrico Michele Martino Genta Ternavasio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 150

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