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L'Ambiente Sonoro, l'olofonia nel percorso musicoterapico di pazienti con grave lesione cerebrale acquisita.

L'Olofonia

Il termine olofonia è di derivazione greca ed è formato dalle parole "holos" che significa tutto, e "fonia" che si può tradurre in suono, voce. L'olofonia quindi è una speciale tecnica che permette prima di registrare, attraverso uno speciale microfono chiamato "olofono", e dopo di riprodurre in maniera simile a come viene percepito dall'apparato uditivo umano il materiale sonoro. Il suono non viene percepito sui padiglioni stereo delle cuffie o degli auricolari utilizzati per l'ascolto, ma sembra provenire addirittura dallʼambiente circostante.
Il punto di forza dell'olofonia è la capacità di creare l'illusione della terza dimensione audiofonica: grazie alla particolare tecnica di registrazione utilizzata, gli effetti sonori riprodotti simulano quelli percepiti dall'orecchio umano nella realtà, risulteranno meno piatti e più simili a ciò che viene ascoltato ogni giorno nella vita reale.
L'unica pecca, almeno per il momento, è la modalità di riproduzione: per poter apprezzare a pieno la profondità e la corposità dei suoni olofonici è necessario indossare delle cuffie o degli auricolari: le normali casse audio stereo, infatti, non sono in grado di riprodurre gli effetti sonori dell'olofonia.
Gli inventori di questa tecnica di registrazione di effetti sonori sono l'ingegnere elettronico argentino Hugo Zuccarelli e il musicistaproduttore italiano (ex bassista dei Nomadi) Umberto Maggi. Le loro strade si sono incrociate nella prima metà deli anni '80, quando Zuccarelli era un promettente studente del Politecnico di Milano alle prese con le ricerche per la registrazione audio "perfetta"; Zuccarelli e Maggi ideano, nel giro di qualche mese, l'olofono.
Nel 1983 Zuccarelli pubblica, nel Regno Unito, un disco prodotto dalla CBS con incisi effetti sonori olofonici di scatole di fiammiferi che si chiudono, tagli di capelli e soffi, aerei in volo, sacchetti di plastica, fuochi d'artificio, tuoni e veicoli di varia natura. Da allora la tecnica non è stata ampiamente sfruttata a causa delle problematiche tecniche legate alla realizzazione delle registrazioni e, soprattutto, alla riproduzione delle tracce olofoniche; i primi ad aver utilizzato l'olofonia nella registrazione di un disco furono i Pink Floyd e Roger Waters.
Il segreto dell'olofonia è quindi rappresentato dal particolare microfono utilizzato nel corso delle registrazioni, realizzato con due sensori, due capsule microfoniche particolarmente sensibili, che registrano l'audio in maniera sferica, riuscendo a captare e catturare ogni minima sfumatura sonora. La "colonna sonora" che ne risulta offre un'esperienza audio mai provata prima: i suoni registrati sembrano provenire da tutto lo spazio circostante (da sinistra e da destra, da davanti e da dietro, dallʼalto e dal basso).
L'effetto che si ottiene è estremamente realistico e consente di percepire la posizione delle sorgenti sonore, la loro distanza e intensità.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'Ambiente Sonoro, l'olofonia nel percorso musicoterapico di pazienti con grave lesione cerebrale acquisita.

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Ciriegi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2013-14
  Università: Conservatorio di Ferrara
  Facoltà: Musicoterapia
  Corso: Musicoterapia
  Relatore: Rita Meschini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

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Parole chiave

musica
riabilitazione
suono
terapia
musicoterapia
coma
stato vegetativo
olofonia
grave cerebrolesione acquisita
minima coscienza

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