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Storia e politica in Marx (1864-75)

Critica al programma di Gotha (1875)

Dalle semplici differenziazioni ideali, dal dibattito "infuocato", nel 1872 si passò alla scissione nell’Internazionale”. I temi effettivi della controversia, che si verificarono durante le discussioni indirette e che conobbero un momento di massima accentuazione nel giorni del congresso dell’Aja, furono decisivi per le successive vicende del movimento operaio e socialista : si passò dalla teoria alla prassi, dall’analisi statica del proletariato all’organizzazione politica, dall’elaborazione concettuale della lotta di classe alla confutazione delle primitive forme di espressione rivoluzionaria, caratteristiche essenziali di tutto il fenomeno dell'antiautoritarismo. Nell’estate e nella prima parte dell’autunno del 1872, la situazione cambiò radicalmente: i gruppi libertari, sconfitti sul piano internazionale, cominciarono ad assestarsi in diversi Paesi, con un notevole sviluppo, anche se limitato nel tempo.

Questa situazione si verifica in alcuni cantoni della Svizzera francese, in Spagna, in Italia e, in forme autonome, anche nel Belgio. Il marxismo, su posizioni antagonistiche (e talvolta anche sconfitto), presentò alla discussione del movimento socialista internazionale e al dibattito presente nei singoli movimenti operai nazionali, i suoi progetti di ricostruzione organizzativa e di lotta per la classe operaia e per il mondo lavorativo in genere. Il marxismo accompagnò tali progetti con la previsione della rivoluzione, per la quale sarebbe stata necessaria una lunga preparazione : su queste tematiche si sarebbe costruita, negli anni immediatamente successivi, la struttura dei nuovi partiti socialisti e di classe del proletariato.

Marx, Engels ed i loro più stretti collaboratori, presenti in Inghilterra, Germania, Svizzera, Spagna, Italia ed altri Paesi ancora, concessero ogni appoggio, nel mesi che seguirono al congresso dell’Aja, al Consiglio generale ivi eletto, trasferito a New York e diretto, fino all’estate del 1874, da Friedrich Adolf Sorge. Gli fornirono moltissimo materiale, un’esauriente documentazione sulle vicende e sulle persecuzioni dell’Internazionale in Europa, ma soprattutto continuarono a prestargli quel sostegno dottrinale assolutamente necessario.

La battaglia contro lo "scissionismo" fu condotta senza mezzi termini e con atteggiamento storiografico: tale “scissionismo" fu considerato come la "degenerazione" anarchica del movimento operaio internazionale e come una forma rivoluzionaria astratta ed improduttiva, spesso identificata con la teorizzazione di Bakunin.

Contemporaneamente, Marx ed Engels presero anche atto degli scarsi risultati ottenuti attraverso i loro sforzi, del graduale disfarsi e perdere d'incisività dell’organizzazione internazionalistica, del vero e proprio fallimento del congresso "centralista" di Ginevra del settembre 1873 e, all’inverso, del continuo rafforzarsi dei movimenti operai e socialisti a livello nazionale. Da tutto questo trovò ancora una volta conferma la loro riflessione, diventata patrimonio comune dell’Internazionale fino al 1871, della necessità, per il proletariato, di organizzarsi a livello nazionale in partiti di classe autonomi, e dell’opportunità di un nuovo internazionalismo operaio e socialista, diverso da quello nato e sviluppatosi nel 1864, anche se da questo direttamente generato.

Gli antiautoritari o federalisti, separatisi formalmente dal ceppo originario dell’Internazionale con il congresso di Saint-Imier, ma effettivamente già autonomi nell’organizzazione fin dal novembre 1871 (a Sonvillier), già subito dopo la scissione si autodefinirono i vecchi eredi del nucleo costitutivo e della realtà organizzativa dell’associazione : in questa direzione iniziarono ad operare, partendo dal "sesto "congresso svoltosi a Ginevra nel 1873, che asseriva la propria continuità con il "quinto" congresso dell "Aja, per arrivare in seguito al "nono" ed ultimo congresso di Viervers, nel 1877.

L'A.I.O. (Associazione Internazionale degli Operai) "antiautoritaria" condusse un’esistenza vivace ed attiva in alcune federazioni nazionali, nonostante le persecuzioni governative e poliziesche. In seguito subì però una certa parabola involutiva, per cui, mentre l'organizzazione internazionalista risultò sgretolarsi rapidamente, parallelamente si verificò un riflusso nella discussione, che risultò essere una mera ripetizione, anche piuttosto monotona, delle tesi elaborate nel 1871-72 da Bakunin e dai suoi fedeli.

Soltanto la federazione italiana parve cercare una nuova "strada", con una proposta personale, anche astratta ed artificiosa, di rivoluzione immediata, di passaggio diretto all’azione, di propaganda effettuale, da condurre al di fuori di ogni analisi politica e socio-economica.

Si faceva frattanto strada, grazie all’iniziativa, soprattutto, dei rivoluzionari belgi, la necessità di un ricongiungimento di tutte le forze sociali prospettiva dellae socialiste. Ne seguì la riunificazione delle convocazione di un nuovo congresso "socialista universale", che avrebbe dovuto portare alla molte e diversificate del socialismo internazionale, checorrenti dopo l "assembleasi tenne a Gand nel 1877, la quale può essere considerata di Verviers, dell’Internazionale l’ultima riunione generale " antiautoritaria.

Nella seconda metà degli anni settanta l’Internazionale scomparve anche formalmente dalla scena questopolitica del movimento operaio mondiale : fu il significato delle risoluzioni votate a Filadelfia nel Luglio 1876 da un ultimo gruppo ristretto di militanti, che si presentava sotto il nome di "Consiglio generale". Ma l’Internazionale, come si è già detto, aveva da tempo concluso ed era il proprio ciclo vitale e progressivo, destinata ad estinguersi, lasciando però dietro di sé tracce memorabili e conseguenze durature per tutta la vicenda successiva del movimento operaio e del socialismo. Negli stessi anni, parallelamente, iniziarono non tanto le critiche, sia positive che negative, sull"operato dell’Internazionale, quanto i tendivi di dedurre, dall’analisi storica delle sue vicende, recenti e lontane, degli insegnamenti politici e delle linee programmatiche ed organizzative per il futuro.

Pur in questo profondo solco di divisioni e fratture si affacciarono tuttavia le prime convergenze, che avrebbero generato notevoli risultati, anche se non certo privi di contraddizioni. Tra questi esiti si ricordino almeno il congresso "socialista universale "di Gand del 1877, con evidenti intenti conciliatori e l’evoluzione, intellettuale e politica al tempo stesso, verificatasi in moltissimi militanti, tra i quali, come emblema, si può indicare la figura di Andrea Costa.

Tuttavia il punto focale ed ultimo dell’Internazionale, che diventava "Prima" proprio perché stava creandosi lo spazio politico per la "Seconda", lo si ebbe nel 1875 con le osservazioni di Marx al programma di uno di quei partiti "socialisti" nazionali, la cui costituzione era stata proposta e voluta fino dal 1864 negli statuti dell "Associazione Internazionale degli Operai. Nella celeberrima ed emblematica Critica al programma di Gotha, Marx espresse il suo costruttivo disaccordo su un singolo programma "nazionale". Il senso generale delle osservazioni era però internazionalista e concretamente rivoluzionario, al di là di ogni riduzionismo economicistico.
[…]

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Storia e politica in Marx (1864-75)

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Martini
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Storia delle dottrine politiche
Anno: 1989
Docente/Relatore: Salvo Mastellone
Istituito da: Università degli Studi di Firenze
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 134

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