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Tirocinio formativo attivo. Relazione finale.

Il tirocinio con la tutor coordinatrice

Durante le lezioni con la tutor coordinatrice, la Prof.ssa Valentina Chinnici, abbiamo affrontato alcune riflessioni riguardanti vari aspetti della didattica, dalle varie normative, alle Indicazioni Nazionali, dalle prove Invalsi alla certificazione delle Competenze.
Un argomento che mi ha fatto molto piacere trattare, in quanto, avendo poca esperienza, non ho avuto modo di affrontare così nello specifico, è stato fare il confronto tra le Indicazioni Nazionali, che dovrebbero essere la Bibbia di ogni insegnante, del 2007 e quelle del 2012.
Dal confronto è emerso che la grande innovazione delle Indicazioni 2012, rispetto al 2007, consiste, sebbene rimangano sempre dieci discipline, nell'avere tolto, le aggregazioni in aree: quella linguistico – artistico – espressiva, quella storico - geografica e quella matematico – scientifico – tecnologica.
Nelle Indicazioni 2012 le discipline non sono aggregate in aree precostituite per non favorire un'affinità più intensa tra alcune rispetto ad altre, volendo rafforzare così trasversalità e interconnessioni più ampie e assicurare l'unitarietà del loro insegnamento.
Giancarlo Cerini, che ha lavorato alla stesura delle Indicazioni 2012, spiega così tale scelta: "Il richiamo «didattico» alle aree è un suggerimento per l'insegnante a lavorare sulle zone di confine delle discipline, sulle possibili connessioni, su situazioni di apprendimento «ampie» (compiti di realtà, problem solving, simulazioni), piuttosto che su frammenti isolati. Inoltre l'aggregazione delle discipline in aree è demandata dal Regolamento dell'autonomia (dpr 275/1999) agli insegnanti."
Questa scelta, a mio avviso, è giusta proprio perché si deve puntare ad una scuola che sviluppi le competenze e quest'ultime non possono svilupparsi certo all'interno di una divisione disciplinare che finirebbe a malapena per avere come obiettivo il raggiungimento di precarie conoscenze disciplinari. L'attività didattica deve essere orientata alla qualità dell'apprendimento di ciascun alunno e non ad una sequenza lineare, e necessariamente incompleta, di contenuti disciplinari. Starà ai docenti, in stretta collaborazione, promuovere attività significative nelle quali gli strumenti e i metodi caratteristici delle discipline si confrontino e si intreccino tra loro.
L'esempio dell'insegnamento dell'italiano poi è basilare: davvero questo insegnamento dovrebbe essere curato da ogni docente, anche da quello di educazione fisica, proprio perché la difficoltà più grave dei giovani adolescenti, che stanno sempre davanti al pc o alla tv, è il non sapere esporre o decifrare un messaggio di qualsiasi tipo.
Spunti di questo tipo ci fanno riflettere sul ruolo delle Indicazioni nella programmazioni dei singoli docenti: sebbene ognuno avrà il bisogno di rapportare la programmazione della propria disciplina al contesto classe, è fondamentale avere sempre il riferimento normativo delle Indicazioni, che, tra l'altro, sono elaborate da figure di spicco della scuola italiana. Nelle mie esperienze a scuola, devo confermare, che questo dato è emerso.
Ma al di là delle riflessioni teoriche, le ore di tirocinio con la tutor coordinatrice ci hanno dato degli spunti pratici utilissimi per la nostra futura professione. Uno strumento consigliato dalla tutor ed efficace per la didattica laboratoriale sono i compiti di realtà: detti anche compiti "significativi" o "in situazione" o "autentici", questi compiti sono svolti dagli alunni, in autonomia, in contesti significativi veri o verosimili. Essi hanno lo scopo di far calare i ragazzi all'interno di un contesto altro o verosimile e di tramutare tutte le loro conoscenze personali in competenze concrete che abbiano dei risultati immediati. A lezione abbiamo preso ad esempio un compito di realtà in cui si chiedeva ai ragazzi di diventare dei tour operator e di redigere un itinerario per dei turisti tedeschi in vacanza in Sicilia. Compiti del genere stimolano gli alunni ad una conoscenza aperta e ad un apprendimento ampio che collega diverse discipline. L'alunno, messo di fronte a situazioni nuove, deve risolvere queste sfide attraverso l'elaborazione delle proprie conoscenze, abilità e capacità personali. Con tale strumento didattico gli studenti hanno la possibilità di costruire il loro sapere in modo attivo, in contesti reali e complessi. Inoltre, attraverso il cooperative learning, gli alunni vengono abituati a collaborare per qualcosa che avvertono come più concreto rispetto a ciò che sono soliti fare con i compiti tradizionali. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Tirocinio formativo attivo. Relazione finale.

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Informazioni tesi

  Autore: Cinzia Profita
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Tirocinio formativo attivo. Classi di abilitazione: A043/A050
Anno: 2015
Docente/Relatore: Luisa Amenta
Istituito da: Università degli Studi di Palermo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 29

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Parole chiave

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italiano parlato
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tirocinio formativo attivo
indicazioni nazionali
formazione del docente
didattica della lingua italiana
pedagogia della scuola

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