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Corpo e comunicazione alla Scuola dell'Infanzia

Perché educare alla corporeità e al movimento

La corrente pedagogica dell'Attivismo ha evidenziato come l'implicazione del corpo nel processo di apprendimento sia fondamentale soprattutto in età prescolare, periodo in cui il corpo, più che in altri momenti della vita, risulta essere lo strumento, ma anche il punto di riferimento per l'esperienza e la conoscenza. Recenti studi psicologici sembrano confermare che l'azione motoria a livello strategico-tattico, richiede competenze e processi cognitivi simili a quelli impiegati in compiti intellettivi (cfr. Nanetti, Cottini, Busacchi, 1996), come per esempio la memoria. Ciò porta ad affermare che l'attività di tipo motorio, favorisce il raggiungimento di obiettivi comuni ad altri ambiti e che quindi può essere utilizzata con svariate finalità anche non prettamente motorie. Facendo esperienza diretta con il corpo, il bambino apprende in maniera più concreta concetti, come per esempio il tempo e lo spazio, che essendo astratti e quindi non tangibili, sarebbero difficili da acquisire. L'ambito motorio può essere definito interdisciplinare in quanto permette di affrontare qualsiasi argomento. È stato dimostrato che proprio partendo dal proprio corpo e con la possibilità di muoversi, di manipolare, di agire concretamente, il bambino apprende con maggior facilità e il ricordo dell'esperienza si imprime in lui marcatamente.

Per quanto riguarda il movimento è opportuno offrire all'allievo situazioni diverse in cui egli possa sperimentare gli schemi motori appresi, in modo da favorire la capacità di transfer, che gli permetterà di essere in grado di adattare le proprie conoscenze e abilità in ambiti diversi. Come afferma Cottini (2002, p. 49) “Se l'azione educativa non si ispira al principio della multilateralità, nell'allievo si può determinare una limitata e unilaterale base motoria di tipo specialistico, che può portare l'educazione motoria a maturarsi in un'attività di precoce specializzazione, con grave danno non solo per l'ulteriore sviluppo motorio, ma per lo sviluppo dell'intera personalità. È ormai acquisito, infatti, che quanto più è ricco e articolato il processo di differenziazione, tanto più è positiva, dal punto di vista qualitativo e quantitativo, l'integrazione successiva”.

Si ritiene che l'ambito psicomotorio proponga un'offerta formativa ed educativa più ampia rispetto all'educazione motoria in quanto, valorizzando oltre all'aspetto corporeo e cognitivo anche quello emotivo e affettivo, mette il bambino in diverse situazioni che coinvolgono la sua persona a trecentosessanta gradi. In questo modo egli non sperimenta solo schemi motori, ma anche e soprattutto situazioni emozionalmente coinvolgenti di relazione e comunicazione con gli altri.
D'accordo con l'ipotesi di Le Boulch, si pensa ad una concezione psicomotoria della formazione, che faccia leva sui dati dell'ontogenesi per assicurare uno sviluppo armonioso, che si manifesta con una motricità efficace ed espressiva e con un buon equilibrio emozionale, condizioni di arricchimento delle funzioni mentali. Puntando allo sviluppo globale del bambino gli permettiamo di essere libero di agire e di esprimersi. Dare la possibilità alla persona di essere padrona dei propri movimenti, partendo dalla conoscenza e consapevolezza di sé, è una delle condizioni essenziali dell'autonomia e dell'equilibrio della persona.

È sulle esperienze che l'individuo vive, che si costruisce l'immagine che egli ha di sé ed è per questo che in età evolutiva è importantissimo offrire un'ampia gamma di possibilità esperienziali ed espressive, in modo tale da dare l'opportunità al bambino di sperimentare se stesso e il mondo circostante. Attraverso la riflessione su di sé, egli imparerà a conoscersi e così anche a comprendere gli altri. Imparare ad usare il corpo per comunicare vuol dire conoscere noi stessi prima di tutto.

È importante l'autoriflessione per arrivare all'altro. L'interazione con gli altri risulta però spesso difficile. La socializzazione è un'esigenza dell'individuo, come afferma anche Le Boulch, ma può portare anche ad un'estraniazione da sé, nel senso che l'adattamento agli altri, senza una consapevolezza di sé, può portare a conformarsi secondo l'immagine che gli altri hanno di noi, anziché sviluppare le nostre personali inclinazioni. Le esperienze vissute dal soggetto nelle sue relazioni con gli altri infatti, hanno una notevole influenza sull'atteggiamento corporeo e sulla gestualità. L'espressione autentica di una personalità che si manifesta con i gesti, gli atteggiamenti, non è quindi pura spontaneità, ma è frutto di apprendimento sociale. L'ambiente umano con cui la persona entra in relazione influisce sul suo modo di esprimersi; può offrire occasioni di scambio oppure delle barriere, reprimendo l'individuo. Il controllo di sé, delle proprie emozioni, è necessario per vivere serenamente in un ambiente sociale, ma in forma eccessiva va contro i bisogni della persona, la quale non potrà esprimere se stessa.

L'educatore, in quanto facilitatore e organizzatore dell'esperienza, deve considerare questo importante fattore. Partendo da una riflessione su se stesso, sul suo modo di porsi e sul tipo di attività da proporre, può creare un ambiente positivo, aperto, comprensivo e non di giudizio, in modo da agevolare il processo di apprendimento e l'espressione degli alunni. Una migliore relazione e comunicazione con l'altro parte dalla conoscenza di noi stessi. Come afferma anche Nanetti “Più ci avviciniamo a noi stessi, più aumentano le possibilità di comprendere l'altro” (cfr. Busacchi, Nanetti, Santandrea,1985, p. 68). Noi stessi siamo la persona che possiamo imparare meglio a conoscere a da cui possiamo ricavare pregi e difficoltà che in fondo possiamo ritrovare anche negli altri.

Capendo quale siano i mezzi che abbiamo a disposizione per comunicare diventiamo più abili anche nel farci capire dagli altri. “La comunicazione corretta favorisce lo sviluppo intellettivo-intellettuale promuovendo atteggiamenti critici e rendendo possibile lo scambio di informazioni; attraverso il miglioramento della comprensione dell'altro promuove in senso etico-sociale la maturazione affettiva, la possibilità di conquistare l'autonomia, il senso di responsabilità, la capacità di riconoscere l'altro come persona” (ibidem, p. 68). Per migliorare la comunicazione e stabilire un dialogo autentico con l'altro è importante capire la propria e altrui comunicazione, considerata in tutte le sue componenti verbali, ma anche non verbali.

Partire da se stessi, ma aprirsi all'altro con l'ascolto, la comprensione. Si sostiene sia importante rivalutare la componente corporea della persona, nell'intento di far riaffiorare le potenzialità espressive e comunicative di questo valido strumento che gli allievi possiedono, ma di cui non sempre sono consapevoli, rendendoli così più abili, ma anche più liberi. Concordi con Nanetti, non si intende privilegiare il corpo a discapito della parola, ma dare ad entrambi la medesima importanza; considerandoli degli alleati e non due fronti separati. Il corpo riveste un ruolo importante nella relazione con gli altri. Afferma infatti Le Boulch (2006, p. 112) “È mediante il corpo che noi siamo presenti agli altri e con esso al mondo”. Freud definisce il corpo la nostra “finestra sul mondo”. Il corpo risulta quindi un intermediario tra la persona e il mondo esterno.

Esso ci permette di comunicare con l'esterno, ma allo stesso tempo chi è al di fuori percepisce qualcosa di noi che proviene dall'interno (sentimenti, emozioni). Corpo e psiche sono strettamente collegate, non esiste un'emozione senza una certa espressione somatica, come afferma anche Schilder. L'espressione del corpo soprattutto nelle sue manifestazioni toniche è la traduzione delle reazioni emotive e affettive profonde, siano esse coscienti o meno. Essa è più autentica dell'espressione verbale ed è ad essa che infatti si fa più affidamento quando ci si relaziona con gli altri. Il corpo ci rivela. Si deve considerare anche il fatto che la gestualità è l'espressione della soggettività della persona, ma che può cambiare significato nel momento in cui viene recepito dagli altri e quindi può creare fraintendimento. Ecco perché avere consapevolezza del significato dei gesti propri ed altrui rende ancora più efficace la comunicazione, ed arricchisce il linguaggio verbale.

Come afferma Nanetti “L'essere umano può svilupparsi e maturare solo se comunica col mondo circostante; la personalità è il risultato di una interattività di scambi espliciti ed impliciti, verbali e non verbali ”(cfr. Busacchi, Nanetti, Santandrea, 1985, p. 67). Attraverso l'interazione con gli altri l'individuo impara a conoscere se stesso, ad esprimersi, a comunicare. È conoscendo se stesso e imparando a comunicare che l'uomo diventa libero.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Corpo e comunicazione alla Scuola dell'Infanzia

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Informazioni tesi

  Autore: Marzia Nardei
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Udine
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della Formazione Primaria
  Relatore: Lucio Cottini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 130

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