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Alberi, piante, fiori: un mondo tra sacro e profano in Ovidio

Tra mito e realtà: alle origini di alberi e piante

Non solo i boschi, ma tutta la natura e i suoi “elementi” (alberi, piante, fiori) hanno da sempre fatto parte dell’immaginario collettivo, soprattutto di quello degli antichi: vi sono numerosi miti e leggende, infatti, che, concludendosi quasi sempre con una trasformazione, “spiegano” le origini di tanti esseri vegetali.

Come tutti i miti – e forse in misura maggiore - anche quelli che riguardano l’origine di alberi, piante e fiori hanno derivazione popolare, in quanto «il popolo dà vita e persona a tutte le cose della natura e lega di frequente a quello che vegeta e si muove ciò che è proprio dell’uomo, e quindi fa da tutto questo suo mondo scaturire ogni qualità di leggenda, calcolato anche il modo col quale un uomo può essere impressionato dalla stessa natura che lo circonda».

Dal punto di vista storico, poi, dobbiamo brevemente accennare al fatto che, all’incirca verso il secondo millennio a. C., l’Europa occidentale e soprattutto la Grecia subirono le immigrazioni di popoli orientali che onoravano divinità antropomorfe che in quei luoghi non si conoscevano ancora: i loro culti si fusero con quelli già esistenti, e, ad esempio, dove rimanevano tracce di adorazione di alberi, questi ultimi furono congiunti coi nuovi dèi: di qui venne reso l’onore all’olivo di Atena, all’alloro di Apollo, e così via: così si spiega anche che alcune statue sembrino ricavate da una pianta, come la famosa Era rinvenuta nell’isola di Samo nel mare Egeo.

Lo studioso Forbes Irving, -nel suo lavoro dedicato proprio alla metamorfosi nei miti greci- sottolinea che, ovviamente, la religione ha un ruolo importante in questo tipo di storie: in esse potremmo trovare la ‘motivazione’ del legame tra un dio e la sua pianta sacra (raccontando magari come il suo amato muoia o si trasformi per preservare la verginità; v. Giacinto, Ciparisso, Dafne), o illustrazioni di espressioni del tipo “Apollo ama l’alloro” (anche se poi non sarebbe chiaro perché questa ‘formula’ abbia sviluppato una tale storia nel caso dell’albero e non, per esempio, dell’amore di Apollo per il cigno o la lira); oppure, infine, potrebbero avere origine letteraria: se Zeus viene descritto come il giardiniere, il coltivatore dell’amore per Io, oppure il matrimonio e la seduzione vengono descritti in termini di raccolta di frutti o fiori, le storie di trasformazione potrebbero essere un riflesso letterario di tali metafore.

Allo stesso modo, come negli epitaffi latini e greci la morte di una giovane donna o di un giovane uomo vengono paragonati al raggelarsi di un fiore, così tutte le storie che riguardano le origini dei fiori sono storie di giovani morti prematuramente.
Le piante, ricorda poi lo studioso, sono usate spesso nella poesia greca e latina come simboli o metafore della verginità: in Catullo la verginità è lodata come un fiore in un giardino nascosto non contaminato dagli uomini; anche la vita nelle selve delle vergini può essere letta come la forma letterale della metafora della pianta intoccata.

Forbes conclude affermando che «Gli alberi sono quindi usati per esprimere una serie di tensioni tra l’amore e la verginità, la vita e la morte, gli dei e gli uomini. Se queste sono tragedie, almeno terminano con una nascita e una nuova vita»; più oltre aggiunge che la pianta media tra ciò che è sotto la terra dove essa è apparsa e dove ancora ha le sue radici, e la vita vera: dunque il miracolo della trasformazione diventa un’illustrazione di una credenza essenziale che vede nell’apparire di piante anche ordinarie l’atto miracoloso di dare la vita da parte della terra.

Al di là del significato di volta in volta applicabile a questo genere di miti e, quindi, di metamorfosi, dobbiamo precisare che essi corrispondono in qualche modo ad un’interpretazione della natura, «nell’ambito della quale tutto ha un preciso valore e che definisce il rapporto dell’uomo con le varie specie e perciò il giusto modo di trattare ognuna di esse»; una volta approfondite, tali storie potrebbero persino far sorgere il dubbio che l’essere di carne non sia solo l’incarnazione in forma umana dell’anima dell’albero.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Alberi, piante, fiori: un mondo tra sacro e profano in Ovidio

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Informazioni tesi

  Autore: Carina Coppola
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filologia Moderna
  Relatore: Valeria Viparelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 98

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