Luigi Pareyson - Filosofo della libertà

Dalla ricognizione del pensiero filosofico di Pareyson, si può constatare che il nostro autore sia stato il primo ad introdurre nel clima culturale italiano l’esistenzialismo, su cui ha forgiato il suo personalismo ontologico. Poi ha pensato per primo, anche rispetto ad altri filosofi europei, l’ermeneutica, una filosofia particolarmente adatta a comprendere i problemi dei rapporti tra l’unica verità e le molteplici interpretazioni. Infine ha proposto un’ontologia della libertà, in cui la realtà viene appesa alla libertà abissale. È quest’ultima una visione profondamente tragica, perché l’essere è libertà. Ma se la libertà è scelta tra essere e non essere questo significa che il cuore del reale è ambivalente. Questi tre momenti etichettati dallo stesso Pareyson non sono assolutamente distinti ma, al contrario, ogni approdo speculativo del nostro autore ingloba e conserva la posizione precedente, non perché questa sia insufficiente ed incompleta, ma perché ogni posizione contiene le istanze delle altre. Il problema ontologico che rappresenta l’orizzonte dell’ultima produzione di Pareyson, è, infatti, ben presente sin dall’elaborazione della stessa filosofia della persona, così come il problema ermeneutico si ritrova in ogni aspetto del suo filosofare. Nella sua ultima stagione filosofica, più che un radicale cambiamento di pensiero, si ha, quindi, l’approfondimento ed il consolidamento del personalismo ontologico e della sua ermeneutica, poiché la libertà, mentre si attesta come concetto fondamentale del personalismo, funge da polo ermeneutico nel rapporto ontologico con la verità, nel senso che l’unico possibile accesso alla verità è la libertà la quale si manifesta con un atto o di negazione o di assenso. Pareyson pone, infine, la libertà come scelta fra bene e male al centro del reale portando, così, nella realtà l’ambiguità e il dramma. La riflessione di Pareyson ci pone di fronte all’insecuritas della libertà. Dire che l’essere è libertà, che Dio è bene scelto di fronte alla possibilità del male, scelto invece dall’uomo, significa richiamare alla responsabilità.
Quello di Pareyson è un pensiero duro, tragico, ma che riesce a dare un senso al negativo, lo scruta e lo trova nel cuore stesso della realtà. Questa impostazione, che ha il merito di prendere sul serio il male presente nel mondo, rischia però di affondare ogni criterio nell’abisso originario. È attraverso l’ermeneutica religiosa che il nostro autore ritiene di poter evitare il nichilismo e lo gnosticismo, prospettando una vittoria del bene ab aeterno. Dio ha fatto spazio alla libertà umana che liberamente ha, però, scelto di ribellarsi. Tuttavia questo non ha impedito a Dio di intervenire a favore dell’uomo. Lo scandalo del negativo viene, dunque, superato volgendo l’attenzione al Dio sofferente e redentore e riconoscendo nel dolore l’unica forza in grado di debellare l’energia dirompente e distruttrice del male.