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Psiche e delitto: Risvolti criminologici dei processi mentali devianti

Disturbi mentali e crimini

Ci si pone la domanda se via sia una correlazione diretta tra malattia mentale e crimine.
Per poter anche solo cercare di trovare una risposta veritiera, è necessario avere ben chiare le patologie mentali che statisticamente si ritrovano maggiormente nei soggetti che compiono un crimine.
È, però, necessario sin da ora precisare che la commissione di un delitto non si deve ritenere come risultante di un unico fattore. In caso contrario, poco ci distanzieremo da visioni lombrosiane o ancora più antecedenti.
Bisogna sempre tener ben presente che la commissione di un crimine è la risultante di vari fattori.

I rapporti tra disturbi mentali (intesi questi nel senso loro dato dal Mental Health Act 1959, art.4) e criminalità sono ben lontani dall’essere stati definitivamente chiariti.
Nonostante ciò, recentemente si è cercato di trovare la relazione che intercorre tra disturbo mentale e crimine e vari sono stati gli studiosi, italiani e stranieri, che hanno sottolineato che il disturbo mentale, pur ostacolando un proficuo adattamento all’ambiente da parte del paziente, non può ritenersi tout court fattore causale di criminalità.

Detto questo, “fra in numerosi contributi in questa materia ricordiamo gli interessanti studi effettuati da Citterio e Della Rovere e Della Rovere e Matarazzo. I primi, in una ricerca condotta su 16.193 soggetti in osservazione giudiziaria riscontrano soltanto 76 schizofrenici, ovvero lo 0,46%, i secondi su 9.973 soggetti, immessi nel carcere di “Regina Coeli” nel biennio 1960-61 osservarono 188 psicotici, cioè 1,88%. A conclusioni sostanzialmente analoghe sono giunti Hafner e Boker. Secondo questi autori la percentuale dei reati di violenza commessi da soggetti psicotici e ritardati mentali è piuttosto bassa e sostanzialmente non diversa da quella riscontrata nella popolazione in generale; 0,05% nel caso degli schizofrenici e 0,006% nel caso dei soggetti affetti da psicosi affettive e ritardo mentale.”

Per ritardo mentale deve intendersi un raggiungimento insufficiente dello sviluppo dell’intelligenza rispetto alla media, mancato sviluppo che porta ad una impossibilità di adattamento alla società.
Và da sé che a seconda del livello di intelligenza raggiunto, ci sarà un conseguente grado di adattamento alla società da parte del soggetto portatore del disturbo.
Le cause del ritardo mentale assurgono a fattori biologici che l’individuo porta con sé dalla nascita.

Avendo chiara la definizione di cosa debba intendersi per ritardo mentale, non dovrebbero sorgere difficoltà nel comprendere come, per quanto concerne il legame intercorrente tra criminalità ed intelligenza, il rapporto sia nullo nei casi più gravi di ritardo mentale.
Contrariamente, esiste una correlazione tra la commissione di determinati reati e la presenza nel soggetto agente di una patologia mentale attinente o alla sfera delle psicosi, o a quella delle nevrosi.
A lungo si è discorso circa quale sia la definizione che possa racchiudere al meglio la presenza delle suddette patologie mentali. Il termine utilizzato all’interno di questo elaborato è quello di malattia mentale, prescindendo da qualsiasi accezione negativa ed al solo scopo di sostenere che, così come esistono delle malattie talvolta curabili e talvolta no del corpo, lo stesso si può dire della psiche.

Per poter affrontare l’ostica domanda circa il grado di relazione esistente tra la malattia mentale e la commissione del delitto è necessario avere ben chiara la materia di cui si discorre.
Con il termine psicosi, dunque, è possibile definire qualsiasi malattia mentale che ponga il soggetto nell’incapacità di comprendere adeguatamente la realtà in cui vive.
Le principali manifestazioni della psicosi sono il delirio e l’allucinazione.

Per quanto concerne il primo, esso consiste nella formulazione mentale di idee e convincimenti in netto contrasto con la realtà. A sua volta il delirio si può distinguere in:
Delirio di persecuzione -> si attua nel momento in cui il soggetto psicotico è convinto che altri stiano tramando contro di lui, contro ogni evidenza.
Delirio di influenzamento -> nel quale vi è la convinzione che altri influenzino il suo pensiero
Delirio di riferimento -> dove lo psicotico crede che le altre persone si riferiscano a lui in maniera negativa, parlando sottovoce e alludendo.

Al contrario l’allucinazione prevede la convinzione, da parte del soggetto psicotico, di vedere, udire, toccare o annusare qualcosa o qualcuno senza che realmente esista nella realtà ciò che viene percepito come reale.
Per quanto riguarda la schizofrenia, essa assurge quale malattia mentale grave che prevede solitamente un decorso cronico o comunque una recidivante e che per sua stessa natura porta ad una metamorfosi della personalità del soggetto schizofrenico facendo, così, in modo da alterare profondamente l’opinione che l’individuo ha di sé e del mondo che lo circonda.

Per fini prettamente criminologici, data anche l’enorme vastità di questa particolare patologia mentale, possono essere distinte due principali fasi: la fase attiva e quella cronica. La prima è caratterizzata da deliri e allucinazioni e le probabilità che si verifichi la commissione di azioni violente da parte del soggetto in questa fase, è molto alta. Per azioni violente in questo caso bisogna tener conto sia di quelle perpetrate ai danni di persone che di quelle commesse ai danni di oggetti. In entrambi i casi i reati commessi saranno di poco conto, come esibizionismo, ingiurie o disturbi della quiete pubblica.

Per quanto concerne la paranoia, essa è definita come sindrome delirante caratterizzata da una sorprendente coerenza, intelligenza, schematizzazione e rigidità nel delirio stesso. Non si accompagna mai ad allucinazioni e ne esistono di svariati tipi a seconda dei diversi tipi di deliri: di persecuzione, di querela, quello mistico-religioso, di grandezza e di gelosia. Il soggetto paranoico appare all’esterno come persona “normale” anche data la frequente aderenza alla realtà del delirio. Tuttavia, sotto il profilo criminologico, i comportamenti che una persona affetta da paranoia può mettere in atto, possono sfociare in una vasta gamma di reati, dalla querulomania all’omicidio.

In estrema sintesi “le personalità psicopatiche, quelle nevrotiche ed anche le personalità borderline sono generalmente riconosciute imputabili; infatti i soggetti con tali semplici disturbi mentali sono ritenuti, sotto il profilo peritale, capaci di intendere e di volere. È necessario comunque accertare caso per caso […] la condotta criminogenetica degli individui ‘nevrotici’ ed anche ‘borderline’, è spesso rappresentata da condotte etero distruttive che si verificano in reazioni a stimoli reali, conflittuali o patologici. […] Alcune infermità psichiatriche danno o dovrebbero dar luogo quasi sempre ad uno stato di non imputabilità; è questo il caso delle psicosi […], delle demenze, delle malattie organiche esogene, ecc. Sempre più spesso l’indagine peritale psichiatrica concerne portatori di anomali di personalità, piuttosto che veri e propri malati di mente. È possibile quindi un’estensione delle cause di non imputabilità anche ai quadri psicopatologici non classificabili tra le vere e proprie malattie mentali, purché si possa dimostrare che essi influenzano il comportamento criminoso espresso dall’imputato.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Psiche e delitto: Risvolti criminologici dei processi mentali devianti

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Informazioni tesi

  Autore: Monique Iandolo
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in corso specialistico di Criminologia Clinica e Psicopatologia Forense
Anno: 2012
Docente/Relatore: Marco Luongo
Istituito da: ISPPREF
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

FAQ

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Parole chiave

psicologia
psiche
imputabilità
criminologia
processi mentali
la valenza dell’utilizzo dei test proiettivi in am
le neuroscienze all’interno dei tribunali italiani
capacità di intendere e volere del minore
pazzia e malattia mentale
la menzogna ed il linguaggio non verbale

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