Skip to content

Il gioco d'azzardo. Quando scommettere diventa una dipendenza

Chi sono i giocatori d'azzardo in Italia

In Italia, ci informa Fioroni, giocano uomini e donne di tutte le fasce di età: bambini, giovani e anziani. “Giocano il 47% degli indigenti; il 56% delle persone appartenenti al ceto medio-basso; l'80,2% dei lavoratori saltuari e l'86,7% dei cassintegrati (a fronte del 70,8% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato).

Chi frequenta le scuole professionali gioca di più e con più soldi; giocano il 61% dei laureati, il 70,4% di chi ha il diploma superiore e l'80,3% di chi ha la licenza media” (Fioroni, 2013, pp. 78). Fioroni continua sostenendo che il gioco d'azzardo è diventato un'emergenza sociale da affrontare con l'impegno di tutti e preoccupa soprattutto il fatto che, nonostante la legge imponga il divieto di gioco per i minorenni, molti bambini e adolescenti caschino in questa trappola. “Secondo gli studi di diversi istituti di ricerca si stima che giochi il 47,1% degli studenti tra 15 e 19 anni ( il 58,1% dei ragazzi e il 36,8% delle ragazze); e giocano a soldi online l'8% dei bambini tra 7 e 11 anni, il 15,3 % di loro scommette soldi nei giochi offline.

Giocano molti ragazzi tra 12 e 17 anni, spendendo circa 30-50 euro al mese, eludendo quindi i divieti imposti ai minorenni. I posti preferiti per giocare sono i bar, tabaccherie (32%), case private (20%) e sale scommesse (12%). I ragazzi giocano al Gratta e vinci, alle lotterie, la bingo, ai videopoker, alle slot machine. Il 25,2% di loro sente spesso l'esigenza di giocare, il 16,4% tende a giocare tutti i soldi a disposizione, il 15,1% ha l'abitudine di sottrarre soldi in casa o dove capita, il 13,7% chiede denaro in prestito a parenti e amici.(...)

Gli adolescenti sono molto più inclini degli adulti a sviluppare un rapporto problematico con il gioco” (Fioroni, 2013, pp. 8-9). A legare i ragazzi alle scommesse è soprattutto l'eccitazione del momento, la necessità di ricercare novità ed emozioni, ma anche il desiderio di mettere in atto un comportamento “da grandi” ed essere accettati nel gruppo (Fioroni, 2013). Tutto ciò ha conseguenze pesanti per questi giovani a causa di continue assenze a scuola e di comportamenti violenti quando mancano i soldi per giocare, soprattutto quando il gioco diventa per loro l'unico interesse (Guerreschi, 2012).

“Adottare un punto di vista “di genere” significa considerare tanto le differenze biologiche degli individui, quanto il vissuto, la situazione e i bisogni di uomini e donne affinché sia possibile elaborare strategie preventive e/o terapeutiche mirate” (Dipartimento Politiche Antidroga, 2013, p. 32).

“Principalmente parliamo di uomini, anche se le donne tengono testa (ma tendono a iniziare a giocare d'azzardo più tardi rispetto al genere maschile): 53% di maschi contro il 47% di femmine, ma con le slot siamo praticamente alla pari. Vent'anni fa le donne che giocavano erano solo il 10%, un dato impressionante. Questo aumento è dovuto sicuramente a un fatto culturale, a una maggiore emancipazione: le donne escono di più e giustamente hanno una disponibilità e un'indipendenza economica che prima non avevano.

Poi conta un bel po' anche la maggiore incentivazione al gioco che raggiunge tutti tramite la tv, le radio e la cartellonistica. Le donne, generalmente, preferiscono buttarsi nei cosiddetti giochi “di fuga”: slot machine, Lotto, Gratta e Vinci e Bingo, perché rappresentano una sorta di rifugio, un'evasione dalla monotonia quotidiana (…). Cercano uno spazio dove sentirsi padrone, dove essere a proprio agio, dove comandare” (Toffa, 2014, pp. 62-63). Nella donna però la malattia si sviluppa prima per la facilità con la quale spesso la giocatrice si ritrova sola davanti alla sua macchina preferita e per la rapidità di giocata. Per i maschi, invece, il gioco d'azzardo viene spesso usato per provare sensazioni ed emozioni forti, come sottolineato in precedenza. Inoltre per ricollegarci al discorsi iniziato nel primo paragrafo e per poter continuare il confronto tra i due generi, le donne spesso non fanno l'esperienza della fase “vincente” della scala di Custer (Guerreschi, 2012).

Oltre a descrivere quali sono i cittadini maggiormente coinvolti, possiamo verificare i costi sociali della crescita del gioco su più versanti:
1) Il declino di altre tipologie di economia e servizi travolti dalla perdita dalla mancanza di risorse economiche che vanno tutte in favore del gioco;
2) L'incentivo alla criminalità comune e organizzata con l'aumento della devianza giovanile;
3) La disperazione che si abbatte sulle persone e sulle famiglie quando si rendono conto che un famigliare è diventato dipendente dal gioco (Fioroni, 2013).

Il problema iniziale è la difficoltà ad accettare che una persona, che si pensa di conoscere bene, possa avere un comportamento così contraddittorio e confuso. Pochissimi (tra parenti, amici e conoscenti) comprendono il lato patologico del problema e quasi nessuno accetta di aiutare chi ha “buttato” i propri soldi nel gioco (Toffa, 2014). Anche perché all'inizio si chiedono spiegazioni al parente dedito al gioco e le ragioni che vengono date in risposta sembrano logiche, anche se non chiariscono del tutto i numerosi dubbi.

Per cercare di mantenere un rapporto familiare sano e sereno, si tende a pensare che sia solo un momento di crisi, che passerà, provando possibilmente ad instaurare meccanismi per coprire “l'errore” del giocatore e sperando che quest'ultimo abbia imparato la lezione. Si cerca anche di mantenere la situazione alla conoscenza di un cerchio ristretto di persone per non dover subire la “vergogna” del giudizio degli altri.

Il giocatore chiederà che gli venga ridata la fiducia, pensa infatti di aver imparato a non mettersi più nella condizione di permettere che il gioco controlli lui e in maniera prevedibile la malattia colpirà ancora, ma questa volta i danni saranno molto più estesi. Inizia così la spirale della disintegrazione dei legami in famiglia (De Lellis, 2009).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il gioco d'azzardo. Quando scommettere diventa una dipendenza

CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI

La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF

Acquista

Informazioni tesi

  Autore: Gilda Bagnoli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Sociali
  Corso: Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali
  Relatore: Alessandro Balestrino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 124

FAQ

Per consultare la tesi è necessario essere registrati e acquistare la consultazione integrale del file, al costo di 29,89€.
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Ingiustamente snobbata durante le ricerche bibliografiche, una tesi di laurea si rivela decisamente utile:
  • perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
  • perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
  • perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
  • L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
  • Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
  • L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
L'obiettivo di Tesionline è quello di rendere accessibile a una platea il più possibile vasta il patrimonio di cultura e conoscenza contenuto nelle tesi.
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »

DUBBI? Contattaci

Contatta la redazione a
[email protected]

Ci trovi su Skype (redazione_tesi)
dalle 9:00 alle 13:00

Oppure vieni a trovarci su

Parole chiave

dipendenze
gioco azzardo

Tesi correlate


Non hai trovato quello che cercavi?


Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database

Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione

Ottimizza la tua ricerca:

  • individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
  • elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
  • se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
  • utilizza la ricerca avanzata
  • utilizza gli operatori booleani (and, or, "")

Idee per la tesi?

Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti


Come si scrive una tesi di laurea?


A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?

Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.


La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?


La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.

Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:

È ora di pubblicare la tesi