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La gestione finanziaria delle istituzioni museali e le assicurazioni di opere d’arte

Confronto con l’estero

E’ opinione diffusa che all’estero la gestione dei beni artistici sia più efficace e riesca a garantire una maggior tutela rispetto a quella italiana. Nella realtà dei fatti, come si cercherà di evidenziare attraverso i prossimi esempi, la normativa e la cultura italiana si sono dimostrati ottimi custodi del patrimonio culturale nel corso degli anni. In Germania la protezione del patrimonio è inesistente a livello federale e spetta invece ai singoli Lande; accade, infatti, che una stessa opera sia protetta in modo diverso, o non lo sia affatto, a seconda del Land in cui si trovi, vista la mancanza di una normativa unitaria a carattere federale. Un altro esempio riguarda le celebri “country houses” inglesi. Ebbene, da un indagine effettuata è emerso che circa settecento di queste ville dal 1945 al 1954 furono demolite per decisione dei proprietari in difficoltà economiche: questo è stato possibile perché in Gran Bretagna non esisteva alcuna legge di tutela ed il proprietario era libero di fare quello che voleva senza alcun controllo dello stato. Solo a partire dal 1980 comincio ad imporsi una più avanzata cultura della conservazione. In Italia un disastro del genere non sarebbe mai potuto avvenire perché la normativa, pur salvaguardando la proprietà privata, non dà ai proprietari diritto di disporre a proprio piacimento dei beni culturali posseduti.
Un altro confronto interessante è quello con gli Stati Uniti: se in Italia viene ritrovata una statua greca nel giardino di un qualsiasi privato si ha l’obbligo di avvertire la soprintendenza, poiché la statua è di proprietà pubblica; negli USA qualora si scoprano resti di un villaggio indiano in giardino, questi si possono distruggere senza che nessuna autorità possa dire nulla.
Secondo Settis: «Il modello Italia di gestione e tutela del patrimonio ha messo a punto nel corso dei secoli alcune caratteristiche essenziali:
1) la concezione del patrimonio culturale come un insieme organico strettamente legato al territorio che lo ha generato;
2) l’idea che questo patrimonio, nel suo complesso, costituisce un elemento portante, irrinunciabile, della società civile e dell’identità civica;
3) la centralità del patrimonio artistico, nella strategie di gestione dello Stato, e l’impegno dello Stato a proteggerlo o assicurandosene la proprietà o stabilendo norme di tutela applicabili anche a quanto resta in mani private».
Passando ora ad analizzare più specificatamente la gestione delle istituzioni museali, il confronto, a parere di chi scrive, maggiormente significativo si ha con il modello statunitense. Storicamente la creazione dei musei negli USA, stimolata dagli eredi dell’illuminismo europeo, è databile attorno alla fine del 1700, tuttavia è intorno al 1870 che vengono fondati i primi musei assimilabili a quelli europei: l’American Museum of Natural History, il Metropolitan Museum of Art di New York ed il Museum of Fine-Art di Boston. La maggior parte di queste istituti nasce per iniziativa non dello Stato ma dei privati; nella stessa epoca, infatti, si vanno formando le grandi collezioni dei miliardari americani (famosa quella di J.P. Morgan) che raccolgono opere in Europa e le esportano negli States. La maggior parte di queste vengono, in un secondo momento, musealizzate dal proprietario stesso o dai suoi successori. Dal momento che le opere provengono tutte dall’estero e sono aperte alla fruizione pubblica, lo stato decide di intervenire a sostegno di tali iniziative, con strumenti che portano all’eliminazione delle tasse d’importazione sulle opere d’arte e che prevedono deduzioni fiscali per le donazioni di pubblica utilità. I musei americani, dunque, fin dall’inizio sono essenzialmente privati e una vera e propria politica nazionale per i musei si ha solo dalla seconda metà di questo secolo con l’accrescersi del peso dello Smithsonian Institution di New York, che si pone come punto di riferimento del sistema museale e come produttore di servizi ad ampio raggio: sostegno ai centri di ricerca, effettuazione di convegni, seminari, corsi di formazioni e di restauro. La maggior parte dei musei, pur ricevendo contributi pubblici, ancora oggi sono di proprietà privata, organizzati come no-profit corporation e regolati da un punto di vista gestionale sul modello del “Trust”, che realizza un equilibrio tra proprietà privata e proprietà pubblica.
[…]
I musei americani tendono a valorizzare al massimo le attività di fund-rising, uno dei principali obiettivi del quale è la diversificazione delle fonti di finanziamento in modo da diminuire la dipendenza da singoli enti o soggetti e di mantenere l’autonomia del museo. Le istituzioni museali americane, essendo organizzazioni no-profit, la cui attività genera perdite e non guadagni, non riescono a reggersi solo sulle donazioni e sui contributi privati per sopravvivere, ma hanno l’assoluta necessità di reinvestire il capitale d’apporto iniziale soprattutto attraverso speculazioni borsistiche: i musei americani sono dinamici, ricchi di iniziative e visitatori, ma non potrebbero sopravvivere se dovessero contare solo sui proventi della biglietteria, dei gadgets o dei ristoranti o sulle donazioni; il patrimonio di Musei come il Getty o il MET, infatti, se bene investito riesce annualmente a produrre le risorse necessarie a coprire tutti i fabbisogni. A questo punto è normale interrogarsi sulla possibilità di applicare il modello americano al contesto italiano.
[…]
In conclusione risulta piuttosto evidente che al momento attuale l’ingresso dei privati nella realtà museale italiana non può riguardare l’intera gestione: i musei italiani non hanno infatti alcun capitale investito o investibile sul mercato e, come già affermato, con le attività culturali non si genera reddito, quindi lo spazio dedicato alla gestione privata si limita alla fornitura di servizi aggiuntivi.

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La gestione finanziaria delle istituzioni museali e le assicurazioni di opere d’arte

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Informazioni tesi

  Autore: Daniele Mancini
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Ancona
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia
  Relatore: Alberto Manelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 173

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Parole chiave

arte
assicurazioni
finanza musei
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musei

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