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Dal manager al coach: breve viaggio nell'ita'ngliano di oggi

Anglicismi sintattici

A parere di molti linguisti, gli anglicismi che riguardano la sintassi sono quelli che comportano le conseguenze più gravi, poiché, passando quasi sempre inosservati, finiscono per modificare lo spirito profondo o genio della lingua.
Nell’italiano di oggi, le influenze della sintassi inglese si sono moltiplicate, soprattutto a causa delle traduzioni effettuate in modo frettoloso o superficiale che popolano i giornali, il televideo e Internet. Infatti, gran parte degli anglicismi sintattici presenti ogni giorno nel linguaggio dei mezzi di comunicazione di massa compaiono in testi tradotti dall’inglese, e danno luogo ad espressioni che generalmente “suonano strane” ai buoni conoscitori della lingua, ma che, se utilizzate con una certa frequenza, possono attecchire nell’italiano e diventare generative, funzionando da modello per la costruzione di nuove frasi. Il fenomeno più rilevante, nell’ambito della sintassi, consiste nelle strutture che non violano alcuna norma sintattica dell’italiano, ma che sono utilizzate con una tale frequenza ed esclusività da accantonare altre possibilità espressive di cui dispone la lingua. Questo comporta ripercussioni evidenti sulla lingua, estremamente libera e flessibile nelle strutture sintattiche, se paragonata alla rigidità della sintassi inglese in cui ciascuna parola deve occupare una posizione prestabilita nella frase. Il risultato è un impoverimento espressivo della lingua italiana, un appiattimento delle sue diverse sfumature.
Il costrutto sintattico consistente nella perifrasi progressiva, costituita dalle voci del verbo stare seguite dal gerundio, è un costrutto che viene stimato in espansione nell’italiano contemporaneo. Questa espansione viene attribuita a un influsso del corrispondente costrutto della lingua inglese. Se così fosse, si tratterebbe del più cospicuo influsso sintattico di una lingua straniera sull’italiano d’oggi.
Cenni all’argomento li hanno dedicati, prima di tutto, due dei maggiori studiosi del ‘movimento’ dell’italiano contemporaneo, Monica Berretta e Gaetano Berruto. La prima, nel bel profilo di morfologia dell’italiano contemporaneo contenuto nell’Introduzione all’italiano contemporaneo curata da A. Sobrero, nota non solo la diffusione quantitativa, ma soprattutto quella qualitativa del fenomeno, sottolineando che l’estensione della presenza della perifrasi progressiva in italiano si concretizza non solo nell’aumento dell’uso, ma anche nell’estensione del costrutto a verbi prima non toccati dalla perifrasi (ed è fondamentale il richiamo alla categoria dell’azione verbale).
Per le perifrasi aspettuali la più diffusa e grammaticalizzata è la forma con stare + gerundio, che esprime aspetto progressivo. Nell’italiano contemporaneo il suo uso sembra in diffusione, in particolare per quanto riguarda il carattere dell’azione dei verbi cui si applica (ess.: io adesso sto vedendo mia sorellina, che è in seconda media [conv. inf.]; sai che non mi sto ricordando se io al lavoro ho lasciato i miei zoccoli [conv. inf., p. semicolta]).
Berruto ci dà qualche altro elemento: il rinvio al modello inglese e l’apertura della prospettiva storica dell’espansione della perifrasi in italiano, con il riferimento al Settecento come momento di sviluppo del costrutto anche in inglese.
In conclusione, nell’italiano neo-standard paiono in netta estensione sia la frequenza che l’ambito di impiego della perifrasi progressiva. Fra le ragioni del fenomeno, vi sarà sicuramente, come nota Durante, l’influenza dell’inglese, la cui forma progressiva com’è noto ha un raggio d’impiego e una frequenza di occorrenza assai maggiore che in italiano; anche in inglese del resto la forma progressiva risulta molto in espansione a partire dal Settecento.
Inoltre, cita due esempi di uso non canonico (l’uso con il passivo, forma di solito incompatibile con la perifrasi progressiva), che mostrano davvero una forte estensione dell’uso della perifrasi: in un contesto di parlato spontaneo, sta essendo compreso, subito autocorretto in stanno comprendendo anche loro; in un contesto giornalistico («Repubblica», 19 maggio 1987), La nave […] sta venendo evacuata.
Alla base delle osservazioni di Gaetano Berruto ci sono le pagine dedicate alla perifrasi progressiva da Marcello Durante nel libro, che gli storici della lingua utilizzano meno di quanto potrebbero, Dal latino all’italiano moderno. Durante si occupa più volte del costrutto; cito la parte focalizzata sulla sua diffusione nel Novecento (pp. 268- 69), quella a cui più propriamente fa riferimento Berruto:
«L’innovazione più importante nell’ambito della sintassi concerne la costruzione perifrastica stare + gerundio. Il fenomeno è stato inspiegabilmente ignorato. È da notare anzitutto il rapido incremento della costruzione. […] Ma non è questo il fatto nuovo. Nei secoli precedenti stare + gerundio enunciava la duratività di uno stato (cfr. § 17.2) e non un processo trasformativo: si diceva insomma sto aspettando, sto scrivendo, ma non sta accadendo, sto andando. Non so se questa situazione abbia cominciato a modificarsi nel primo Novecento, ma è certo che la spinta decisiva si è prodotta dopo la seconda guerra mondiale. […] Nell’ampliamento della funzione di questo modulo sintattico ha agito indubbiamente la progressive form inglese, che enuncia tanto lo stato quanto il processo. I canali di contatto vanno individuati nelle traduzioni dall’inglese, specialmente nelle detective- e spystories, cioè nei gialli e nei «segretissimi», nei film e nella narrativa per adulti e ragazzi.
Durante, che in un’altra parte del libro si occupa della storia precedente del costrutto, definisce in termini, sostanzialmente, di Aktionsart l’estensione dell’uso della perifrasi progressiva, la colloca, sia pure con qualche dubbio, alla metà del Novecento, vede nell’influsso dell’inglese la causa dell’allargamento d’uso e individua nelle traduzioni di testi di consumo la via di penetrazione del modello inglese.
[…]
La mia impressione di parlante è che ormai per esprimere l’aspetto progressivo all’imperfetto la perifrasi progressiva abbia soppiantato la forma semplice. Al mio orecchio la frase «ieri passeggiavo nei dintorni dell’Università, quando ho incontrato un vecchio amico» risulta, sia pure leggermente, connotata in diafasia in direzione del livello aulico rispetto a «ieri stavo passeggiando nei dintorni dell’Università, quando ho incontrato un vecchio amico». È difficile, tuttavia, trovare prove di questa impressione. Però, Marcello Durante, nel libro più volte citato, ha documentato il fenomeno, confrontando la versione ufficiale del Vangelo a cura della CEI del 1976 con la versione precedente. In più di un punto compaiono forme di perifrasi progressiva in contesti nei quali la versione precedente aveva forme verbali semplici. Ecco gli esempi: mentre però stava pensando (Matth. I 20) vs mentre egli meditava; di che cosa stavate discutendo lungo la via? (Marc. IX 33) vs di che cosa discutevate per via?; sto rendendomi conto (Acta X 34) vs mi convinco. Come si vede, le modifiche riguardano anche il lessico, a proposito del quale la versione del 1976 è caratterizzata da maggiore quotidianità e semplicità. Nello slittamento verso un livello linguistico medio, dunque, la perifrasi progressiva si è sostituita alla forma semplice.

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Daniele Lillocci
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi della Tuscia
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere Moderne
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: angelo cavallo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 102

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