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La subcultura dello yaoi/Boys’ Love in Italia: Omoerotismo, creatività e interazioni sociali nel fandom femminile

Comunicazione sociale: moebanashi

La ricerca del moe è la chiave per comprendere come interagiscono le fujoshi tra loro. Nei lavori amatoriali, le fan enfatizzano accuratamente gli aspetti che le fanno entusiasmare dei propri personaggi e le loro relazioni, del disegno, delle scene, e lo fanno con l’intenzione di condividere questo sentimento con altre potenziali interessate. La condivisione può avvenire in maniera diretta, ad esempio vendendo i propri dōjinshi alle fiere dedicate. Solo nel momento in cui la potenziale lettrice decide di comprare il prodotto, dopo averlo sfogliato in piedi di fronte alla sua creatrice, si instaura la comunicazione, dapprima confermando il contenuto del dōjinshi per poi arrivare a condividere i propri interessi. Inoltre, generalmente è buona norma includere all’interno del dōjinshi l’indirizzo del sito web dell’autrice/artista, in modo da poter mantenere i contatti con i propri lettori anche dopo gli eventi.

In rete le interazioni che avvengono nei siti web privati delle fujoshi sono molteplici. Un esempio è l’oekaki chattoお絵描きチャット (chat sui disegni, fig. 2.15), spesso abbreviato in echa, che indica la pratica di riunirsi in un sito web dedicato per disegnare in tempo reale oppure fare l’upload di un’immagine a tema, e discuterle insieme: in questo contesto la propria immaginazione è soggetta all’influenza altrui in tempo reale attraverso lo scambio di disegni. Un altro esempio è il narikiri chattoなりきりチャッ ト (chat di ruolo), abbreviato in naricha, in cui i partecipanti interpretano dati personaggi seguendo un racconto o una traccia yaoi, che può includere anche del sesso virtuale tra i personaggi: questo processo permette alle sue fruitrici di identificarsi o di sentirsi fisicamente più vicine ai loro personaggi maschili, in un processo che Uli Meyer ha descritto come “travestitismo creativo”.

Le informatrici di Galbraith hanno affermato che si tratta di una sorta di fan fiction interattiva in cui si racconta la relazione tra due personaggi maschili descrivendone le azioni, e che questa pratica non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale di chi è coinvolto: le partecipanti si “caratterizzano” in base al personaggio scelto, per poter esplorarne la sessualità giocando tra di loro.
In ogni caso, quando le fujoshi si riuniscono tra loro, si dedicano attivamente al moebanashi萌え話 (chiacchiere moe, denominato anche moegatari), che come suggerisce il termine, è incentrato sulla discussione di ciò che il parlante considera moe, generalmente una coppia di personaggi, ma può vertere potenzialmente su qualsiasi cosa. Se da un lato le chiacchiere moe riguardano i propri gusti personali, dall’altro sono rivolte ad elementi esterni a sé: l’oggetto (del desiderio) al centro della conversazione, che può essere un certo personaggio, relazione o situazione, è distante ma allo stesso tempo strettamente personale.

Si veda per esempio l’argomento più discusso dalle fujoshi riguardo a qualsiasi pairing: chi è il seme, e chi l’uke tra i due? Così come ci sono tanti elementi per reinterpretare una relazione come romantica o sessuale, ce ne sono altrettanti che possono essere individuati dalle fujoshi per distinguere la parte attiva e passiva della stessa coppia, ritrovandosi talvolta in disaccordo. Il moe è una reazione interna a ciò che si osserva all’esterno, in modo quasi distaccato, perciò risulta strettamente soggettivo: la comunicazione risulterà stimolante per i partecipanti che condividono le stesse preferenze, al contrario verrà rovinata nel caso in cui uno o più partecipanti si trovino in disaccordo. Potremmo definire le chiacchiere moe come un «piacevole incontro concreto, una forma intensa di comunicazione tra le fan con gusti simili» in merito alle loro passioni.

Generalmente nelle chiacchiere moe ogni partecipante esplora uno o più punti moe (moe tsubo萌えツボ) di un dato personaggio, coppia o situazione in una sorta di gioco. La discussione si sviluppa cercando di comprendere i desideri di chi parla, oppure esplorando i propri desideri immergendosi in quelli degli altri verso gli stessi o simili oggetti. Azuma Sonoko afferma che le relazioni dei personaggi vengono scoperte e sviluppate in un “gioco interpretativo” (kaishaku no gēmū) nel quale l’intimità e il piacere sono prodotti dalle interazioni delle stesse donne. Spesso infatti, le chiacchiere moe non avvengono in forma di botta e risposta, ma seguono implicazioni e deduzioni. Quando una fujoshi afferma che un personaggio, una coppia o una situazione sono moe, sta indirettamente chiedendo agli ascoltatori di provare un sentimento di empatia verso di lei e di interpretare ciò che è intenzionalmente vago. Grazie al moe si possono esprimere profonde emozioni intime, addirittura trasgressive, all’interno di una o più reti sociali, nelle quali ci si espone reciprocamente e ci si rende emotivamente vulnerabili. La condivisione di questa reazione affettiva con altre persone, dà origine ad un “senso di unità” (ittaikan) o di intimità, che spinge le fujoshi a ricercare questa sensazione anche in forma fisica, scambiando materiale e opinioni agli eventi dedicati.

Per accedere all’intimità trasgressiva è richiesto un’immaginazione molto flessibile, alla quale spesso contribuiscono gli stessi interlocutori, condividendo il proprio immaginario e facendolo convergere in un unico spazio condiviso a cui i partecipanti possono accedere e aggiungere nuove informazioni, in una sorta di coscienza collettiva. Uno dei piaceri delle chiacchiere moe è riuscire ad imbattersi in idee, sviluppi imprevisti che scombussolano i partecipanti; infatti i momenti in cui si viene colti di sorpresa sono quelli più intensi: urla, risatine, sospiri, battiti di mani, braccia che si dimenano, tutto ciò rispecchia ciò che Alan Williams ha definito come «menti e corpi in comunicazione».

Per chiarire il concetto con un esempio concreto, Galbraith scrive che le sue informatrici, imbattendosi per caso nella famosa immagine della Grande Onda di Kanagawa神奈川沖浪裏 (Kanagawa oki nami ura, fig. 2.16) di Katsushika Hokusai durante una sessione di navigazione online, associarono l’immagine al concetto di osoi uke (uke attaccante), nel quale l’uke (il barcaiolo) stuzzica e provoca il seme (l’onda), istigandolo ad una reazione sessuale: il barcaiolo, troppo sicuro di sé, è andato troppo oltre e sta per essere travolto dalla forza dell’onda. Mediante questo gioco senza apparente senso, le fujoshi condividono tra loro fantasie e comportamenti rafforzando i propri legami, poiché non possono rivelare le proprie passioni alle “persone normali” in quanto verrebbero discriminate sia dall’interno che dall’esterno della comunità.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La subcultura dello yaoi/Boys’ Love in Italia: Omoerotismo, creatività e interazioni sociali nel fandom femminile

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Informazioni tesi

  Autore: Simone Benedetti
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e Civiltà Orientali
  Relatore: Toshio Miyake
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 167

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