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Aurel Milloss - La sublimazione della danza ad arte totale

Il rinnovamento della danza in Italia

Come mai Milloss approdò in Italia? C’era, all’epoca, un culto dell’Italia che era un aspetto dell’esotismo fin-de-siècle diffuso in Ungheria e in altri Stati, ma che lì, più che altrove, alimentava anche l’idea di un paese dove l’arte in generale fosse capace di elevare il pittoresco e il fenomenico a valori umani universali. E poi l’Italia rappresentava per un danzatore la patria di Angiolini e Blasis, di Viganò e Cecchetti. C’è però da sottolineare che il nostro paese, per chi allora lo guardasse dall’esterno, non presentava più una cultura ballettistica ben impostata, una tradizione solida e vitale, ma aveva bisogno di essere risvegliata alle sue antiche glorie coreografiche.

Milloss non era un italiano, certo, era un ungherese, ma era innamorato dell’Italia di cui aveva bisogno per trovarvi danzatori formati accademicamente, al fine di realizzare la sua poetica carica di musicalità e di espressività, in cui voleva far trasparire la classicità anche quando le sue figurazioni tradivano (con distorsioni, angolazioni, disarmonie) le regole accademiche. Milloss, che aveva già esordito come coreografo in Germania e subito dopo anche in Ungheria, arrivò nel nostro Paese senza essere particolarmente conosciuto, ma in breve tempo il suo modo di lavorare, il suo professionismo, il suo europeismo culturale parlarono da soli. Cominciò da zero e l’Italia divenne in un certo qual modo la sua fortuna. Non senza perplessità fu però la decisione di venire in Italia. Infatti, mentre era a Parigi ricevette una lettera dal Teatro San Carlo di Napoli dove gli si offriva di mettere in scena Aeneas.

Milloss ne fu assai tentato, ma esitava ad accettare, perché temeva che la grande tradizione ballettistica italiana fosse ancora molto forte e radicata nei teatri e nelle predilezioni del pubblico, e che quindi sarebbe stato assai arduo far accettare la sua visione multiforme della danza. Cosi, avendo saputo che il grande regista italiano Guido Salvini era a Parigi, fece in modo di essergli presentato e gli esternò i suoi dubbi chiedendogli un consiglio. Salvini fece cadere tutte le sue perplessità, spiegandogli che ormai si poteva parlare a stento di tradizione ballettistica italiana. Perfino le numerose tournées dei Ballets Russes, che tanto entusiasmo avevano suscitato in tutto il mondo, in Italia avevano provocato solo una breve ventata di interesse, che non era bastata ad arginare il generale processo di decadenza della cultura accademica italiana. Dal suo arrivo, Milloss decise di condurre nel nostro paese una battaglia infervorata in teatro, nei salotti, sui giornali, nei cenacoli dove gli artisti allora si incontravano, per la dignità della danza come arte autonoma dalla musica, e per la figura del coreografo, da considerarsi finalmente quindi il creatore del balletto. Con le sue argomentazioni seppe conquistare coloro che contavano.
[…]
Non a caso risposero al richiamo della sua personalità uomini come Cesare Brandi, Giovanni Carandente, un pittore intellettuale come Scialoja, musicologi come Rognoni, Mila, e soprattutto Fedele d’Amico. Milloss promosse la coscienza della dignità della danza come arte nobile, creò un pubblico che prima di lui non c’era per la danza, convinse i giovani, gli intellettuali, i melomani che il balletto è un’arte, e un’arte della modernità. Milloss, in quegli anni fu molto apprezzato, non solo come coreografo, ma anche come ballerino, nonostante quella scarsa formazione che aveva avuto. Infatti due anni di classi con Nicola Guerra, esperienze varie con maestri di diversa impronta didattica, poche settimane con Cecchetti, da cui si recò a vent’anni, un anno o forse più di frequentazioni della scuola berlinese di Gsovskij, pure in età matura, non possono creare certo un ballerino completo dal punto di vista accademico.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Aurel Milloss - La sublimazione della danza ad arte totale

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Informazioni tesi

  Autore: Ines Curzio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2004-05
  Università: Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Eugenia Casini Ropa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 81

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