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Reddito e felicità: alcuni paradossi

I beni pseudo-gratificatori

Secondo Bruni (2007), il mancato aumento della felicità all’interno dei paesi industrializzati potrebbe essere imputabile all’ampia diffusione dei beni pseudo-gratificatori: i beni la cui l’utilità effettiva è inferiore rispetto all’utilità decisionale, denotando un basso potenziale gratificatorio. Occorre soffermarsi su una sottocategoria di questi, ovvero i beni pseudo-posizionali e i beni pseudorelazionali, definiti come “beni a fornitura sociale”.

I beni posizionali sono una categoria di beni privati, soggetti al vincolo di scarsità sociale, inerente la natura sociale delle interazioni economiche (Sacco 1999). L’utilità degli individui derivante dal consumo di tali beni dipenderà dalla posizione relativa nella società. Si tratta quindi di beni simbolici, atti a dare al possessore una certa immagine sociale, certificatrice dello status sociale.

Nel 1700, Smith (1984) si pronunciò su tali beni di lusso. Secondo costui, il lusso a livello sociale determina benefici, in quanto opera la ‘mano invisibile’. Difatti, l’emulazione del ricco comporta uno sforzo da parte del povero al fine di ottenere, mediante il lavoro, risorse economiche atte a soddisfare le proprie esigenze emulative. Questo meccanismo consente al sistema economico di crescere e produrre ricchezza.

Alla base vi è però secondo Smith un inganno: l’idea che il ricco possa esser più felice del povero. Infatti, il ricco, possedendo più beni avrà anche più preoccupazioni rispetto al povero. Quindi la felicità dei due individui di diverso status socio-economico in realtà non è diversa tra loro. Ai giorni d’oggi, si sta assistendo ad un’ampia diffusione di beni posizionali, ad opera dei soggetti di offerta. Difatti, questi soggetti, attraverso indagini di mercato cercano di individuarli e alimentarli.

Si parla allora di beni posizionali di massa, o ancora meglio, beni pseudo-posizionali: sono apparenti beni posizionali, perché l’acquisizione di una posizione all’interno della società si rivelerà illusoria a causa dell’ampia diffusione di questi beni. Viene meno il loro valore simbolico: la diffusione di massa li rende incapaci di differenziare coloro che ne godono dagli altri. Viene quindi meno il vincolo della scarsità sociale di questi beni, nonché anche la capacità di differenziazione del consumatore rispetto gli altri soggetti della società.

I beni relazionali sono entità immateriali, corrispondenti alle relazioni sociali, che implicano la produzione e il consumo da parte di due o più individui della società. Donati definisce il bene relazionale “un bene che può essere prodotto e fruito soltanto insieme da coloro i quali ne sono gli stessi produttori e fruitori, tramite le relazioni che connettono i soggetti coinvolti” (Donati 1993, pp. 122-123). Quindi si tratta di una tipologia di bene che deve essere sia prodotto sia consumato simultaneamente. Numerose sono le definizioni riscontrabili, ma tutte si basano sul concetto di reciprocità.

Ai giorni d’oggi stiamo fondamentalmente assistendo alla diffusione di beni pseudorelazionali: si tratta di beni illusoriamente relazionali, che garantiscono una bassa utilità effettiva. Bruni (2007) riporta un esempio rappresentativo: la televisione e internet. La televisione difatti tende a sostituire le relazioni sociali degli individui con ‘relazioni simulate’. Soprattutto i reality svolgono un ruolo importante in tutto ciò, per quanto riguarda la diffusione sia di beni pseudo-relazionali, sia di beni pseudo-posizionali. Infatti, il telespettatore, consuma delle vere e proprie relazioni simulate, e la ragione principale per la quale segue il programma è che i concorrenti possiedono la caratteristica della notorietà (considerato un bene posizionale).

Quindi, in definitiva, il telespettatore, consuma entrambi i beni pseudo-gratificatori. Per capire l’importanza del problema, dobbiamo tener presente che la maggior attività di occupazione del tempo libero è la televisione o internet. Perché allora le persone consumano questi beni pseudo-gratificatori e non beni genuini? Scitovsky (1976), ha distinto due tipi di beni: beni di comfort, tali da garantire benessere nel breve periodo ma non nel lungo; beni di creatività, capaci di generare benessere nel medio-lungo periodo, presentando quindi una funzione di utilità marginale crescente.

Secondo Bruni (2007) è possibile associare i beni genuini (come i relazionali e posizionali) ai beni di creatività, mentre i beni di comfort ai beni pseudogratificatori. Scitovsky ha sostenuto che le economie moderne tendono a rendere estremamente cari i beni genuini, sostituendo questi con beni pseudo-gratificatori. Andiamo quindi a consumare un bene a basso potenziale gratificatorio perché tende a presentarsi come un bene genuino ed a un costo molto più basso rispetto a questo, con la conseguenza che il nostro benessere finale sarà minore.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Reddito e felicità: alcuni paradossi

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Informazioni tesi

  Autore: Leandro Borghini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia e della gestione aziendale
  Relatore: Mauro Caminati
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 33

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