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Il nazionalismo e la crisi dello Stato moderno: il caso della Catalogna

Il nazionalismo delle nazioni senza Stato nel contesto europeo

Lo scopo del presente lavoro è analizzare i fenomeni nazionalistici di matrice storica-linguistica e culturale, osservarne la nascita e l’evoluzione, comprenderne la natura che li sorregge e scrutare i loro effetti all’esterno e nei confronti di terzi. Un nazionalismo universale, come si è detto, è un concetto che non puz risponde all’ampiezza e alle varie forme del nazionalismo. Sono state sopra indagate le teorie più rilevanti dell’ultimo secolo, ma nel caso qui esposto l’attenzione si concentra su un tipo specifico di nazionalismo, utilizzando un criterio che si basa sul concetto di State-building e Nation-building.

Sono due concetti anch’essi molto frequenti nella letteratura del nazionalismo e probabilmente ancor di più negli studi di geografia politica. Riappaiono qui due soggetti discussi nei primi paragrafi, a volte erroneamente confusi per significato ma in realtà, come si è dettosi tratta due attori che nascono e si formano in momenti differenti. La distinzione è tra gli Stati che si creano prima delle nazioni e le nazioni sprovviste di una loro entità statale, che cercano di conseguire in un momento successivo.

Questa comparazione, in un quadro europeo, è assai rischiosa perché presuppone una generalizzazione, ma quasi indispensabile se si ha l’esigenza di trovare una soluzione sensata al problema. Come sostiene Rokkan:

Ogni tentativo di analisi comparata attraverso storie nazionali così divergenti è esposto a grossi rischi. È facile perdersi nell’abbondanza di particolari affascinanti ed è altrettanto facile soccombere a generalizzazioni banali e astrazioni non suffragate. La prudenza accademica ci induce a procedere caso per caso, ma l’impazienza intellettuale ci spinge ad andare oltre l’analisi dei contrasti concretamente verificabili ed elaborare schemi alternativi di sistematizzazione per tutti i casi conosciuti.

Uno schema alternativo appunto potrebbe essere quello di catalogare gli Stati europei distinguendo quelli nati prima della nazione da quelli che si sono formati attraverso un percorso di politicizzazione di una nazione. I due gruppi sono caratterizzati una vicenda storica e politica diversa. I primi sono figli del feudalesimo e nascono nell’Europa occidentale, come la Francia e la Spagna, i cui confini territoriali si sono stabiliti a prescindere dalle entità nazionali. Si pensi appunto ai due Stati ora citati: il confine territoriale si definì nel 1659 seguendo la catena montuosa dei Pirenei che fisicamente divide le due terre. L’area catalana e quella basca furono perciz divise per la creazione dei due Stati e per cui oggi richiedono l’indipendenza e rivendicano quegli stessi territori.

Per quanto riguarda Francia, Spagna e altri, l’esigenza di una nazione omogenea che rappresentasse lo Stato si presentz solo dopo la sua creazione. E questa era un’esigenza molto importante per la vita stessa dello Stato che, come si è visto, ha racchiuso nei suoi confini più entità nazionali. In questo caso quindi è evidente che lo Stato non nasce dalla nazione o per la nazione, ma per motivi ben diversi: primo, per esigenze di difesa di quelle entità territoriali del feudalesimo, che decidono di unirsi; secondo, giocò un ruolo importante la conformazione geografica territoriale; terzo, per una serie di cause come le ambizioni dinastiche, guerre interne e lo sviluppo di strutture amministrative.

Parallelamente a questa classificazione si articola l’analisi che vede la coincidenza Stato-nazione. Ebbene, tre sono i casi verificabili nel panorama europeo:
1) coincidenza dello Stato con la nazione;
2) lo Stato e la nazione non coincidono e
3) lo Stato ha tentato invano di costruire un’identitâ nazionale ma fallisce, così come la nazione ha tentato di costruire un proprio Stato senza successo. Il punto 2 comprende a sua volta tre situazioni differenti:

a) Lo stato include altre nazionalitâ oltre a quella maggioritaria che mantiene un netto predominio sul territorio (i confini dello stato vanno oltre quelli della nazione principale);
b) Lo stato include varie nazionalitâ, ma conserva una sua stabilitâ grazie a forme di compromesso che prevedono un assetto organizzativo e un processo decisionale capaci di garantire tutte le componenti nazionali (di solito, una struttura federale e/o una democrazia su basi consociative);
c) Lo stato possiede confini che non includono l’intero gruppo nazionale che lo ha costituito: il processo di state-building è incompleto e una cospicua parte della nazione (e del territorio che si considera parte storica dello stato) è rimasta fuori dei confini.

Il punto 3 invece riguarda tutte quelle nazioni che non sono riuscite nel compimento di costruire un proprio Stato. Sono quindi nazioni senza Stato il cui obiettivo può talvolta variare. Non avendo un ordinamento politico indipendente, sono anche chiamate regioni-nazione facenti parte di uno Stato che le ingloba ma che culturalmente e linguisticamente sono omogenee. Tra queste si possono distinguere le nazioni che hanno adottato e adottano un nazionalismo volto alla creazione di un proprio Stato, come la Catalogna, i Paesi Baschi, la Scozia, la Corsica e altre, e quelle che invece hanno lottato per un cambiamento di regime da parte dello Stato centrale, giudicato oppressivo. È importante anche sapere che non tutti i nazionalismi di questo tipo raggiungano gli obiettivi prefigurati.

Ad esempio, sulla base di questo assunto si possono collocare le nazioni che effettivamente riescono a fungere da forze centrifughe consistenti da quelle nazioni le cui lotte si sono fermate a compromessi con l’autoritâ centrale accontentandosi di un certo grado di autonomia. Non solo, in alcuni casi certi nazionalismi sono “in via di raffreddamento” rispetto agli ideali iniziali, come nel caso delle isole Faer Øer e dell’Alto Adige in Italia. A questo punto è inevitabile chiedersi come mai alcune nazioni sono riuscite nella loro impresa e altre no. L’intensitâ della mobilitazione che, attraverso le proteste e le rivendicazioni ripetute nel tempo, porta l’plite a candidarsi alle elezioni politiche per l’indipendenza è un fattore che non puz essere sottovalutato. Si pensi all’Irlanda che raggiunse l’indipendenza dalla Gran Bretagna con l’86% dei voti a favore.

Ma per giustificare un tale appoggio è giusto soffermarsi sulle cause: l’Irlanda non aveva un’identitâ nazionale forte, per esempio il carattere linguistico non era elemento di rivendicazione; invece aveva avuto un certo peso il «processo di periferizzazione economica, politica e culturale», ma anche la frattura religiosa. In quest’ultimo caso la religione spesso ha influito nella resistenza della conservazione delle tradizioni e quindi elemento importante nel nazionalismo. Il fenomeno dell’immigrazione invece puz indebolire un’identitâ nazionale forte, come nel caso dei gallesi che, durante la rivoluzione industriale, dovettero emigrare verso l’Inghilterra per lavorare, ma anche gli inglesi che si spostavano nel Galles.

Finora si è cercato di mostrare le traiettorie che producono i nazionalismi nel contesto europeo, a grandi linee. Sono emerse due tipologie, la prima è quella che vede la sequenza Stato-nazionalismo-nazione: in questo caso il nazionalismo nasce da un’esigenza dello Stato di creare una sola nazione che lo rappresenti. L’altro percorso vede la traiettoria Nazione-nazionalismo-Stato: come si vede la nazione già ben determinata lotta attraverso il nazionalismo per ottenere uno Stato proprio, seguendo i principi dello Stato nazionale e dell’autodeterminazione. Nell’esaminare questi due percorsi differenti fra loro, si è scoperto un dato molto importante ai fini di questo lavoro, e cioq che pur avendo origini diverse, in realtâ un nazionalismo alimenta l’altro.

Il nazionalismo dello Stato, nel suo obiettivo di costruire una nazione sola, in realtà aumenta la forza degli altri gruppi inclusi al suo interno alimentando così il nazionalismo delle nazioni appunto. Quest’ultimo a sua volta rafforza, per istinto di sopravvivenza, il nazionalismo del gruppo maggioritario e cioè la nazione rappresentativa dello Stato stesso. Si può concludere quindi che questo fenomeno, quando realmente attivo nelle mobilitazioni politiche, ha una doppia faccia: da un lato è quel movimento che porta alla costruzione dello Stato, dall’altro invece è nemico dello stesso e puz determinarne il fallimento, la disgregazione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il nazionalismo e la crisi dello Stato moderno: il caso della Catalogna

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Informazioni tesi

  Autore: Mario Denurra
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Sassari
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Scienze del turismo
  Relatore: Maria Veronica Camerada
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 88

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