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La nuova frontiera dell'insolvenza del consumatore

L'accordo di ristrutturazione dei debiti

L'accordo di ristrutturazione dei debiti è disciplinato dall'art.7 comma 1 della legge n. 3/2012. Invero prima della riforma l'accordo di ristrutturazione non è stato visto di buon occhio dalla dottrina. Infatti c'è chi l'ha definita un'opera ancora incompiuta, chi, ancora, una timida emancipazione dalla più tradizionale visione del rapporto obbligatorio. La dottrina aveva la sensazione che la strada intrapresa dal legislatore fosse quella giusta ma si poteva e doveva fare di più. L'accordo di ristrutturazione, fino a quel momento era previsto solo dall'art. 182 della l. fallimentare. Quindi, con la sua previsione, nella legge sul sovraindebitamento, si spoglia della sua settorialità che lo aveva contraddistinto, per entrare a pieno titolo fra gli strumenti giuridici cui debitore e creditore dispongono nella gestione dei loro rapporti; divenendo rimedio di diritto comune, col quale si generalizzano meccanismi di gestione flessibile del debito, fino a quel momento riservati a nicchie di debitori speciali. Rispetto all'art. 182 della legge fallimentare, il testo originario dell'art 7 l. 3/2012 era carente di un elemento fondamentale che rendesse appetibile l'istituto, vale a dire : la esenzione da revocatoria degli atti, pagamenti e garanzie posti in essere dal debitore in esecuzione dell'accordo. Inoltre, un altro limite, rispetto all'art. 182 l. fall., era costituito dall'assenza di consistenti agevolazioni fiscali. Con il d.l. n. 179/2012, questa empasse è stata superata. Nel dettaglio, l'art. 7 al comma primo, prevede che il debitore in stato di sovraindebitamento possa proporre ai creditori un accordo di ristrutturazione dei debiti e di soddisfazione dei crediti sulla base di un piano. Questo piano deve rispettare alcuni requisiti. In primo luogo, deve assicurare il regolare pagamento dei crediti impignorabili ai sensi dell'art. 545 c.pc.124. In secondo luogo, il piano deve prevedere il pagamento integrale, seppur dilazionabile dei tributi costituenti risorse proprie dell'Unione Europea, dell’imposta sul valore aggiunto e delle ritenute operate e non versate. Con tale previsione, il legislatore si è ispirato alla disciplina del concordato preventivo, e degli accordi di ristrutturazione, infatti il piano può avere solamente carattere dilatorio. In terzo luogo, il piano deve prevedere le scadenze e le modalità di pagamento dei creditori, che possono essere anche suddivisi in classi. Già dalla elencazione della strutturazione del piano che deve proporre il debitore, si evince che con la novella del 2012, si è inteso sostituire la vocazione privatistica, del testo originario dell'art.7, con una logica concordataria. Infatti, con l'assistenza dell'organismo di composizione della crisi, il debitore propone ai propri creditori un accordo teso alla ristrutturazione dei debiti e alla soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma. L’accordo, come su indicato, deve fondarsi su un piano dall' ossatura ben specifica. Inoltre, il fatto che la ristrutturazione dei debiti e il soddisfacimento dei crediti possa avvenire con qualsiasi forma, risponde alla logica della legge di liberare definitivamente il debitore, di permettergli un fresh start . L'organismo di composizione della crisi è un organo che deve avere determinati requisiti di indipendenza e professionalità, inoltre dev'essere iscritto nell'apposito registro tenuto presso il ministero della giustizia. Il suo ruolo principale è quello di concedere un ausilio professionale concreto nella risoluzione del sovraindebitamento, cercando di assumere una posizione di equidistanza tra le parti, anche se assomma in se competenze eterogenee che, nelle procedure disciplinate dalla legge fallimentare, sono affidate a più professionisti distinti. Il ruolo degli organismi di composizione della crisi, assume tutta la sua importanza soprattutto quando deve esprimersi sulla fattibilità del piano. Di conseguenza, il debitore, deve predisporre il piano cercando, sia di convincere i creditori, sia e, prima ancora, l'organismo in questione. Il debitore, quindi, nel rispetto dei limiti imposti dagli artt.7 e 8, può predisporre il piano come meglio crede, con un obiettivo: renderlo appetibile e quindi condivisibile da creditori e OCC. Dalle osservazioni fatte fino a questo momento, appare chiaro che il legislatore ha voluto sancire il principio di atipicità della proposta. Il dettato normativo dell'art.8 comma 1, richiama inequivocabilmente la disciplina dettata dagli artt. 124, comma 2, lettera c) e 160, comma 1, lettera a) in materia rispettivamente di concordato fallimentare e di concordato preventivo. Se si confrontano le disposizioni, non si può far a meno di notare una differenza sostanziale tra l'accordo nel sovraindebitamento e l'accordo previsto nel concordato preventivo e fallimentare : l'art. 8 non presenta la tipizzazione delle opzioni attuabili come invece nelle altre procedure. Tutto questo pone in evidenza l'importanza acquisita dall'autonomia privata nella composizione dell'insolvenza. L'art. 8 comma primo parla esplicitamente di ristrutturazione dei debiti ma questo concetto, mutuato dalla tradizione aziendalistica, non designa, solamente, la riduzione del debito potendo riguardare anche la posizione del soggetto obbligato, quella del soggetto attivo del credito nonché il tempo dell'adempimento. La soddisfazione dei crediti evoca, invece, qualsiasi mezzo, anche diverso dal denaro mediante il quale può essere adempiuta l'obbligazione. La norma non impone al debitore le modalità con cui suddividere, eventualmente, i creditori in classi. Tuttavia, per parte della dottrina, il richiamo alla concorsualità della procedura induce a ritenere applicabile la par conditio creditorum. Inoltre, pur avendo prevista la possibilità della divisione dei creditori in classi, il legislatore non ha previsto il raggruppamento dei crediti con natura giuridca e interessi economici omogenei, tuttavia è evidente che per favorire il consenso dei creditori è opportuno prevedere un paritario trattamento economico.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La nuova frontiera dell'insolvenza del consumatore

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Informazioni tesi

  Autore: Carmine D'amico
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Angelina Principe
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 213

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