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La Materiality: Concetti fondamentali e analisi empirica nell’Integrated Report

Gli sviluppi della Stakeholder theory

Sebbene all’inizio non si potesse parlare di una vera e propria teoria, ma di un approccio per manager con scopi e caratteristiche proprie, gli sviluppi e la letteratura successiva hanno affinato i primi tentativi di Freeman di dare una sua organicità al tema, dandogli la consistenza concettuale di una teoria vera e propria. Il lavoro di Donaldson e Preston (1995) contribuisce a dare una sistematicità all’argomento suddividendo la letteratura successiva al 1984 in tre filoni:
* Descrittivo: tenta di descrivere specifiche caratteristiche dell’azienda e alcuni suoi comportamenti, a volte cercando di dare una spiegazione. Per esempio usa la Stakeholder theory per descrivere la natura dell’impresa, il modo in cui i manager vedono il proprio ruolo, il modo con cui il Board vede gli interessi dell’azienda
* Strumentale: La teoria è usata per identificare le connessioni, o la mancanza di connessioni, tra stakeholders e management. Studia inoltre come queste connessioni influenzano l’azienda e il modo con cui essa raggiunge i suoi obiettivi.
* Normativa: La teoria ê usata per interpretare la funzione dell’impresa, includendo linee guida morali o filosofiche o etiche per il management

L’approccio normativo alla Stakeholder theory
Questo approccio mira a chiedersi quali sono le responsabilità dell’impresa e quali interessi devono essere presi in considerazione oltre a quelli degli shareholder. Secondo Freeman il rapporto tra stakeholders e azienda porta la seconda a incorporare alcune considerazioni morali che condizionano la sua attività. L’attività dell’azienda deve essere quindi improntata a valori “etici”, perchè le decisioni prese all’interno devono essere prese tenendo conto delle conseguenze che portano.

Secondo Ewan e Freeman (1990) l’azienda deve tenere conto di questo per ridefinire il suo ruolo nell’ambiente, partendo da una definizione degli stakeholders come “quei gruppi che sono vitali per il successo e la sopravvivenza dell’azienda”. L’azienda deve quindi essere un mezzo con cui coordinare i vari tipi di interessi degli stakeholders che convergono in essa.

Propongono quindi due principi:
* Il principio di legittimità: l’impresa dovrebbe essere condotta seguendo gli interessi degli stakeholders. Per questo dovrebbero partecipare alle decisioni che li riguardano.
* Il principio fiduciario degli stakeholder: i manager devono agire nell’interesse degli stakeholders. Allo stesso modo gli agenti devono agire nell’interesse dell’azienda per assicurare la sua sopravvivenza.

Delimitando le responsabilità del management Ewan e Freeman affermano che il management ha gli stessi doveri degli altri impiegati, più quello di mantenere il benessere dell’azienda. Per quanto riguarda lo stakeholder engagement arrivano a proporre una soluzione radicale: un vero e proprio board che rappresenti i cinque gruppi di stakeholders principali, con un direttore votato all’unanimità che li rappresenti.

Quattro anni più tardi Freeman scrive “Doctrine of fair contracts” (Freeman, 1994), in cui vengono analizzati più nel dettaglio i contratti e le relazioni che intercorrono tra azienda e stakeholders. Tali relazioni devono seguire sei regole:
* Il principio dell’entrata e dell’uscita: Il contratto deve definire il processo che chiarisce l’entrata l’uscita e la rinegoziazione delle condizioni per gli stakeholders, per decidere quando un accordo può essere raggiunto.
* Il principio della governance: le procedure per raggiungere un accordo devono essere sottoscritte all’unanimità. In questo ambito si può arrivare al board degli stakeholders
* Il principio delle esternalità: Se c’ê un contratto tra A e B che coinvolge anche C, C deve essere invitato dalle parti in contratto
* Il principio della contrattazione dei costi: Il costo della contrattazione deve essere suddiviso fra le parti
* Il principio di agenzia: Ogni parte deve servire gli interessi di tutti gli stakeholders
* Il principio dell’immortalità illimitata: Le aziende dovrebbero essere gestite come se dovessero continuare a servire l’interesse degli stakeholders nel tempo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Materiality: Concetti fondamentali e analisi empirica nell’Integrated Report

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Informazioni tesi

  Autore: Guido Zani
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Economia
  Corso: Direzione e Controllo aziendale (DeCa)
  Relatore: Federico Barnabè
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 89

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