Food Care Giver

La cultura contemporanea è sempre più sensibile allo stretto rapporto che lega salute e stili di vita e percepisce l'alimentazione come uno degli anelli più importanti in questa dinamica adattiva tra i modelli sociali e la tensione positiva con cui il singolo individuo cerca di raccogliere la sfida che la società gli propone.
La dieta, intesa come sistema di criteri e di principi con cui l'uomo cerca di autorizzare il suo rapporto personale con il cibo, è diventata nello stesso tempo fattore positivo e promozionale di salute, ma anche causa di disagio e malessere. In tale ottica si colloca tra i paradossi tipici del nostro tempo, perché da un lato svolge un ruolo importante come supplemento irrinunciabile nella terapia di molti stati morbosi, dall'altro è causa di possibili patologie.
Sotto alcuni aspetti sembra modellarsi sempre più strettamente su criteri rigorosamente scientifici e fa riferimento a quei saperi che affondano le loro radici nelle scienze biomediche. Ma sotto altri aspetti il sapere comune intorno alla dieta rievoca una scelta culturale dal sapore etico-antropologico.
Se la soggettività dell'utente rappresenta un ruolo chiave nella decisione del piano dietetico, al team dei curanti - medico, dietista, infermiere – si chiede la massima oggettività possibile nella formulazione delle scelte: oggettività dei dati scientifici e soggettività dell'utente.
Nei soggetti che presentano patologie vi è sempre la necessità di accostare al trattamento farmacologico e al riconoscimento della dieta ottimale, una serie di interventi di tipo educativo.
Il miglioramento o la guarigione effettiva sono subordinati a cambiamenti concreti nello stile di vita, nelle abitudini consolidate, nei modelli comportamentali a cui il paziente è assuefatto e che è difficile modificare nella nuova chiave adattativa. Per cambiarli non basta infatti la prescrizione medica. Occorre agire sull'identità del paziente, sui suoi comportamenti, che vanno più o meno modificati. Inoltre è difficile che al paziente sia sufficiente la prescrizione dietetica per iniziare un processo auto educativo. Occorre una relazione di accompagnamento, che illustri e sostenga, che corregga e incoraggi, che dia sicurezza.
In quest'ottica acquisisce particolare importanza l'attenzione data all'Infermiere come “food care giver”, intesa come attività finalizzata ad aiutare il paziente e la sua famiglia a capire la natura della malattia e dei trattamenti, a collaborare attivamente alla realizzazione di tutto il percorso terapeutico e a prendersi cura del proprio stato di salute per mantenere e migliorare la propria qualità di vita. Rappresenta uno strumento indispensabile nel trattamento delle patologie che hanno nello stile di vita del paziente un importante fattore di rischio e nello stile di alimentazione un fattore di protezione altrettanto importante. Un intervento educativo appropriato, che abbia carattere trasformativo su alcuni pattern comportamentali, tenendo conto anche di criteri psico-pedagogici coerenti con il progetto di cura.
Il food care giver non dovrebbe limitarsi a fornire all'utente istruzioni dettagliate, accontentandosi di monitorare l'andamento del processo, ma deve sostenerne le motivazioni, fornendogli di volta in volta gli strumenti concettuali necessari e supportandolo anche sul piano emotivo nei prevedibili momenti di crisi: il care giver formale identifica l'infermiere. [...]