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La libertà di stampa tra repressione e tutela

Profili problematici nell'era di Internet

La libertà di stampa oggi è rafforzata dalla presenza di un nuovo mezzo di diffusione del pensiero: Internet. Ma che cosa sia Internet, come vada regolato e se è possibile trasferire sic et simpliciter le regole del contesto materiale, quali quelle per la stampa cartacea o l'emittenza radiotelevisiva, sono e, per alcuni versi, rimangono questioni aperte. Negli Stati Uniti la Corte Suprema Federale si è interessata di tale strumento e ha cercato di rispondere a tali interrogativi in occasione della sentenza Reno v. American Civil Liberties Union (Aclu). Già a partire dal 1949 (Kovacs v. Cooper) la Corte, però, per il tramite del giudice Jackson, affermò che "la radio, lo schermo cinematografico, il quotidiano, il volantino, il furgone con l'altoparlante, l'oratore all'angolo della strada, hanno nature diverse e presentano valori, abusi e pericoli diversi. Ciascuno ha regole proprie". Con tale decisione si affermava che il diverso trattamento dei mezzi di comunicazione non contrastava con la Costituzione, ed anzi, a partire da questa decisione, l'interpretazione consolidata della Corte sul Primo Emendamento muoverà proprio da queste premesse non potendo, quindi, pronunciarsi a favore di un'omogeneizzazione della disciplina per mezzi di comunicazioni diversi. Nella sentenza Reno v. Aclu quello che è messo in discussione è una legge approvata, durante la Presidenza Clinton, nota come Communication Decency Act (o più semplicemente CDA), che modificando alcuni paragrafi dell' United States Code (parr. 223-a e 223-d) ha determinato la criminalizzazione di alcune fattispecie. Nel paragrafo 223-a si punisce chiunque in comunicazioni interstatali o internazionali "tramite un apparecchio consapevolmente realizza, sollecita o crea, ovvero attiva la trasmissione di qualsiasi commento, richiesta, suggerimento, proposta, immagine o altra comunicazione che è oscena o indecente, sapendo che chi riceve la comunicazione è minore degli anni 18" mentre nel paragrafo 223-d si eleva a reato utilizzare "un servizio telematico interattivo per inviare o mostrare in modo accessibile ad un minore degli anni 18 qualsiasi commento, richiesta, suggerimento, proposta, immagine o altra comunicazione che, nel suo contesto, raffigura o descrive in termini patentemente offensivi, valutati secondo i criteri della comunità contemporanea, attività o organi sessuali o escretori, indipendentemente dal fatto che l'utilizzatore di tale servizio abbia fatto la chiamata o iniziato la comunicazione". Ebbene, dinanzi a tale intervento normativo, reagisce l'American Civil Liberties Union, sostenuta dall'American Library Association, insieme ad una serie di ulteriori associazioni che ne condividevano le preoccupazioni. Resiste l'Attorney General Janet Reno sostenuta tra l'altro da un'ampia fetta di Parlamentari tra cui il padre della riforma, il senatore democratico del Nebraska James Exon. Tutte le parti in causa ritengono necessario un approfondimento sulla nuova natura del mezzo, ed infatti sono chiamati a rendere informazioni dinanzi alla Corte informatici ed esperti che dovranno delucidare le parti su come è nato il web e sulla crescente presenza di software che una volta terminatone la progettazione consentirà ai genitori di bloccare l'accesso dei figli a contenuti indesiderati (il progetto Pics, il Cyber Patrol, ed altri). Gli esperti confuteranno le tesi del Governo sulla possibilità di controllo indiretto della maggiore età attraverso l'utilizzo delle carte di credito, perché, a quel tempo, i due maggiori circuiti elettronici quali Visa e Mastercard riterranno Internet ancora troppo insicuro, ma uno degli aspetti più critici, a noi oggi più noto, è la questione per cui Internet non è una rete statale ma una rete internazionale. I contenuti, anche quelli pornografici, possono essere ospitati su server esteri e pertanto difficilmente controllabili dalla legislazione nazionale nonché la possibilità di arrivare direttamente, attraverso la rete, a siti esteri. Inoltre, siccome tutte le cause di giustificazione fornite dal Governo, sono direttamente collegati a siti che esercitano la loro attività esclusivamente per fini di lucro (ad esempio la necessità di fornire il numero di carta di credito) non esiste nessuna giustificazione per siti che non esercenti l'attività di lucro sarebbero costretti a scegliere tra un'auto-censura e il rischio di incriminazione. In sintesi, l'unicità della rete rivendica una regolazione indipendente dalla disciplina vigente per i mezzi classici, come quello televisivo; non una torta da tagliare a fette e discriminare tra diverse fasce d'orario. Se tale divieto, fosse traslato dal mondo televisivo e portato nel mondo di Internet si sarebbe avuto per gli adulti una compressione illegittima del proprio diritto ad accedere a contenuti hard. Il giudice Dalzell nelle sue conclusioni affermava che Internet in quanto è la forma di comunicazione di massa più partecipativa che sia stata finora realizzata, merita la più alta protezione da qualsiasi forma di ingerenza governativa. E seppur è vero che in assenza di regolamentazione governativa sui contenuti questo ha prodotto una sorta di caos, come ha detto un consulente questa è la forza di Internet, la forza è quel caos. Così come la forza di Internet è quel caos così la forza della nostra libertà dipende dal caos e dalla cacofonia delle manifestazioni del pensiero che il I emendamento protegge. La Corte Suprema, quindi, si pronuncerà per l'incostituzionalità dei due paragrafi del CDA. [...]

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La libertà di stampa tra repressione e tutela

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Pio Coppola
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Fulvia Abbondante
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 221

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