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Jihad Online: Come l'ISIS usa i media per combattere la guerra

La Jihad Propagandistica

L’altro binario interattivo seguito dal Califfato per portare avanti la propria Jihad è quello dei social network, utilizzati come mezzi per raggiungere il maggior numero di persone e comunicare. Questi canali sono usati in diverse maniere e con diversi scopi, cercano infatti di diffondere sia video di decapitazioni e uccisioni, per mostrare la loro potenza e cosa succede a chi vi si oppone e sia video che mostrino le “gioie” della vita di un guerriero, diffondendo foto, video, scritti che raccontano come si vive bene nel Califfato, per attirare adepti.

L’attività è cominciata attraverso i social network più noti come Facebook e Twitter, proprio attraverso l’ultimo sono stati trasmessi diversi video, di pochi secondi chiamati Mujatweet, di cui parleremo in seguito, che raccontano scene di vita quotidiana. Successivamente si sono aperti all’utilizzo di altri network come Ask.fm, Paltalk, Instagram, Tumblr. Hanno cominciato anche ad utilizzare siti che permettono di creare pagine flash in cui è possibile integrare elementi audio, video e testi con estrema facilità, e poi salvarli in un unico indirizzo URL che rimane fisso nel tempo, come per esempio archive.org, manbar.me e justpaste.it.

Tra il 2014 e il 2015 l’attività del califfato si è addirittura concretizzata nella creazione di un vero e proprio sito web, “Asrar al Ghurabaa project”, che dava la possibilità di comunicare in maniera sicura, attraverso l’impiego della crittografia ma è stato oscurato.
L’obiettivo principale in questo caso è il proselitismo. «La quantità di predicatori autonomi e piattaforme non istituzionalizzate è aumentata a dismisura» [M. Maggioni e P. Magri (a cura di) , Il Marketing del terrore, Mondadori Libri, Milano, 2016] , vengono dati continuamente anche aggiornamenti dai campi di battaglia o comunicazioni su come è la vita al fronte. Ormai il numero delle persone letteralmente conquistate attraverso il web è in costante crescita e va ad abbracciare diversi tipi di persone, le più disparate personalità sono colpite dalla propaganda jihadista e decidono di mettersi in gioco in prima persona.

Uno studio del Centro di prevenzione contro le derive settarie dell’Islam [CPDSI, novembre 2014 ] ha evidenziato come individui sofferenti di ansia o depressione siano particolarmente sensibili ai messaggi dottrinali dell’ISIS, perché li ritengono messaggi in grado di dar loro quella sicurezza sul futuro che tanto cercano, presentando uno stile di vita ben chiaro e definito. Similarmente anche le persone cresciute in famiglie atee o troppo tolleranti che mancano di regole e le cercano sono obiettivi sensibili per la campagna di proselitismo dell’ISIS. I più giovani invece ,spesso, vengono attratti dalla dimensione ludica della Jihad e i più piccoli sono proprio i più colpiti, perché i video-trailer in stile hollywoodiano sono creati appositamente per incuriosire e “divertire” la nuova generazione.

I nuovi moderni jihadisti dispongono di attrezzature sofisticate in alta definizione, hanno accesso a moderni software di editing. Hanno completamente superato i vecchi video sgranati di Al Qaeda e soprattutto si sono innovati nei contenuti, non più video che inquadrano personaggi singoli che parlano, come era al tempo di Bin Laden, ma tweet, trailer, film e addirittura anche applicazioni scaricabili da internet.
Dietro la cyber jihad c’è una vera e propria strategia di guerra, tutto viene studiato e pensato per raggiungere degli obiettivi e per espandere il loro credo il più lontano possibile.

L’anonimato online consente veri e propri addestramenti teorici e militari senza rischi e a distanza, ad esempio la condivisione di archivi “bozze” di comuni indirizzi email con altri membri dell’organizzazione garantiscono lo scambio di messaggi senza l’invio di una sola e-mail.
L’importanza del web per questa guerra intrapresa dall’ISIS è talmente imprescindibile che li ha portati a creare una facoltà per le “Scienze della Jihad”, per aspiranti hacker presso l’Università di Al Qaeda e ad istituire in Pakistan una cyberuniversità specializzata in sistemi che tramite internet controllano acquedotti, dighe, gasdotti, centrali petrolifere e nucleari.

Ovviamente tutti i loro account parlano in diverse lingue, non solamente arabo perché si sono internazionalizzati per poter raggiungere i loro scopi. Le persone più istruite sono scelte per tradurre e scrivere i tweet o i sottotitoli dei loro video, il loro modo di comunicare è diventato modernissimo.

Tutto questo tipo di lavoro sul web non può che comportare la censura da parte delle autorità e dei direttori dei vari social network utilizzati, ma i loro esperti sono molto furbi e trovano sempre diversi modi per aggirare questi blocchi. Proprio per nascondersi ancora meglio hanno deciso negli ultimi anni di passare su un altro social nato nel 2010, Diaspora, che come particolarità prevede che non si possano rimuovere o censurare i contenuti degli utenti, anche se sconvenienti o pericolosi. Inoltre l’applicazione maggiormente usata per comunicare in gruppi è Telegram, molto più sicura rispetto al più comune Whatsapp ma un approfondimento sui mezzi utilizzati lo faremo nel seguente capitolo.

Suscita stupore vedere come i cyber miliziani siano così moderni e informati sulle nuove tecnologie e probabilmente la forza propulsiva che manda avanti la loro cyber jihad è proprio questa: il cercare di sfuggire ai controlli degli occidentali, che li porta ad una continua ricerca e ad un continuo innovarsi rendendo difficile star dietro a tutti i loro cambiamenti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Jihad Online: Come l'ISIS usa i media per combattere la guerra

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Di Gregorio
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Spettacolo, moda e arti digitali
  Relatore: Luigi Avantaggiato
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 111

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