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La traviata: ''Un sogeto dell'epoca''. Quattro regie recenti de La traviata di Giuseppe Verdi

Esempi di regie critiche de La traviata

È interessante notare come la complessa trafila che dovette affrontare Verdi per l’accettazione da parte del pubblico della sua opera sia piuttosto simile a quella che hanno dovuto e devono ancora affrontare i registi nell’avvicinarsi a Traviata oggi. Compilare uno storico degli allestimenti di quest’opera è pressoché impossibile, perciò le regie che mi accingo a riportare sono frutto di due operazioni di scrematura: la prima che esclude gli spettacoli cosiddetti “tradizionali” e considera solo quelli con regie critiche o decostruttive e la seconda, in conseguenza della prima, che ne estrapola i più conosciuti e famosi.

La storia degli allestimenti critici della Traviata ha inizio, almeno in Italia, con due spettacoli andati in scena alla Scala di Milano nel 1947 e 1955: il primo di Giorgio Strehler (con la direzione di Tullio Serafin e Margherita Carosio nel ruolo di Violetta) e il secondo di Luchino Visconti (con la direzione di Carlo Maria Giulini e Maria Callas nel ruolo di Violetta). Strehler porta in scena una Traviata priva di fronzoli, epurata dagli elementi tradizionali, come scrisse a proposito su “L’Unità” Rubens Tedeschi […]

Vediamo allora le due scene di festa assumere un carattere piuttosto kitsch, con scene dimesse e non già d’epoca, e cantanti recitare in modo naturalistico, con pochi gesti enfatici e tramite l’ausilio di oggetti comuni, come il sigaro di Germont del secondo atto. [Elvio Giudici]
[…]

La Traviata realizzata da Visconti è però quella che segna il turning point del modo di intendere Traviata, nonché la regia d’opera stessa. Questa fa parte di un ciclo di tre spettacoli realizzati dal regista per la Scala con il soprano Maria Callas, La Vestale di Spontini nel 1954 e La sonnambula e La traviata di Bellini e Verdi l’anno successivo, tutti e tre allestimenti rimasti nella storia per il livello di novità registiche. Come prima cosa Visconti traspone l’opera alla fine dell’800, eliminando cosu i tradizionali abiti in crinolina che, a causa della rigidità della stoffa, non permettevano quasi per nulla i movimenti dei cantanti, e sostituendovi gli elegantissimi costumi di Lila de Nobili. La scenografia, al contrario di quanto visto con Strehler, diviene ricchissima di particolari, che inquadrano la vicenda in uno sfarzoso decadentismo d’epoca dannunziana.

La più grande novità però è il modo di recitare dei cantanti, così simile a quello del teatro di prosa, ma soprattutto al cinema, tanto da scandalizzare il pubblico; Violetta che lancia in aria le scarpe durante l’aria, che punta il dito in platea mentre canta “l’uomo implacabile per lei sarà”, che muore con il cappello in testa, pronta ad uscire ma frenata dalla malattia, sono solo alcune, le più emblematiche, tra le innovative scelte registiche.

Per quanto riguarda i registi esteri, di grandissima rilevanza è l’allestimento del regista Henning Brockhaus e dello scenografo Josef Svoboda, andato in scena per la prima volta allo sferisterio di Macerata nel 1992 e divenuto celebre come “La traviata degli specchi”. La vicenda è ambientata nella Parigi tra la fine dell’‘800 e i primi anni del ‘900, in un contesto decisamente meno altolocato di quello dell’opera originale. Il riferimento del regista, più che essere l’opera verdiana è, come dice lui stesso, La Dame aux camélias di Dumas; lo si vede nella figura di Violetta, un’esperta prostituta che, come molte altre, popola una casa d’appuntamenti che conquisterà un Alfredo giovane e alle prime armi, timido e impacciato. I temi della sensualità e del decadimento dei costumi morali dell’epoca che si ritrovano nel primo atto, con il dichiarato riferimento al pittore Giovanni Boldini, vengono amplificati dalla particolare struttura della scenografia. Questa si compone di una parete di specchi concava, che riflette ciò che avviene sul palco, generando un suggestivo effetto di rimandi nel quale i pavimenti diventano soffitti e viceversa, decostruendo e ricostruendo continuamente lo spazio.

Un’altra importante regia è quella di Ruth Berghaus del 1993, riproposta fino al 2014 alla Staatsoper di Stoccarda. L’azione è spostata negli anni ’30 del ‘900 e in scena non vediamo l’alta borghesia parigina, ma piuttosto la classe medio-bassa. Le scenografie non identificano un luogo reale e contribuiscono a infondere cupezza a tutto l’allestimento. Violetta viene identificata come una donna, per quei tempi, emancipata, che indossa un tailleur bianco e, per la prima volta, si osserva un Alfredo succube della protagonista. La freddezza e lo squallore sono gli elementi cardine di questa regia, dove tutti i personaggi sono mossi solo da interesse e ogni cosa ha letteralmente un prezzo attaccato su di essa, come si vede nel secondo atto, ambientato in una specie di magazzino abbandonato, nel quale nevica.

Un ultimo esempio che riporto è quello della Traviata realizzata da Graham Vick, in scena per la prima volta all’Arena di Verona nel 2004. Il regista trasporta l’azione nella modernità, tra gli anni ’60 e ’90 del ‘900, e in un luogo non realistico, costituito da oggetti puramente simbolici. Il primo atto si svolge su un declivio interamente ricoperto di mazzi di fiori, sopra i quali passeggiano cantanti e comparse. Tale declivio si aprirà poi durante il duettino Violetta-Alfredo mostrando la figura di un cuore; sulla destra si vede una gigantesca bambola bionda, nuda, attorno alla quale gira una scala a chiocciola. Se i fiori sono allusivi della morte di Violetta e la bambola della passività del personaggio, usata e abusata dagli uomini, i paparazzi onnipresenti e il denaro stampato a caratteri cubitali sul pavimento scenico del secondo atto fanno invece riferimento ai disvalori dilaganti nella moderna società, dove “sappiamo il prezzo di tutto e il valore di niente”, come dice lo stesso regista. Le tematiche verdiane vengono colte e ampliate in un contesto decisamente lontano da quello dell’opera originaria.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La traviata: ''Un sogeto dell'epoca''. Quattro regie recenti de La traviata di Giuseppe Verdi

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Informazioni tesi

  Autore: Flavia Forestieri
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Spettacolo, Moda e Arti digitali
  Relatore: Emanuele Senici
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 261

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