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Immigrazione islamica tra mass media e opinione pubblica

Figli di immigrati musulmani in Occidente

Quando si parla di nuove generazioni all'interno di famiglie di immigrati, si intendono i figli cresciuti lontano dai luoghi di origine dei loro antenati. Malgrado in Italia l'immigrazione sia ancora un fenomeno di prima generazione, secondo i dati dell'Istat sono nati 700.000 figli di migranti, numero in costante incremento negli ultimi anni: passando dal 4,8% del 2000 al 14,9% del 2012. Un censimento del 2016 rivela che in Italia su 5.026.153 cittadini stranieri residenti, sono nati 971.000 bambini tra il 1993 e il 2014. Il ministero dell'Istruzione e dell'Ismu (Indagini e Studi sulla Multietnicità), durante l'anno scolastico 2014/2015, ha rilevato che gli iscritti di origine straniera alle scuole sono 814.187, il 9,2% del totale. Dunque, i mussulmani che vivono in Europa e condividono gli stessi spazi degli occidentali, come mutano il loro rapporto con la loro religione di appartenenza? L'Institut de Montaigne nel 2016 mostra due facce dell'"Islam occidentale", uno secolarizzato e l'altro ortodosso. Secondo l'inchiesta, il 5,6% dei cittadini over 15 si dichiara musulmano, mentre la percentuale sale al 10% per i giovani sotto i 25 anni. L'indagine mostra che, a differenza dei cristiani, il sentimento religioso è maggiore nelle seconde generazioni. Il rapporto ha rilevato tre categorie di musulmani francesi per quanto riguarda il modo di intendere la propria fede: il primo gruppo è costituito da coloro che riconoscono i valori della Repubblica Francese (46%) ma praticano privatamente il culto islamico; il secondo (25%) rivendica la propria confessione anche nello spazio pubblico, dichiarandosi comunque laici; la terza categoria, sono i musulmani ortodossi (28%), che non seguono i valori francesi e che vedono nell'Islam una possibilità di «affermarsi ai margini della società». I giovani musulmani occupano maggiormente il primo e il terzo gruppo. Mentre gli immigrati di prima generazione vivono un Islam affine a quello dei loro paesi di origine nei codici e nei valori, i ragazzi nati o cresciuti in un contesto europeo tendono a rinegoziare modalità diverse e inedite di rapporti con la loro religione di appartenenza. Mettiamo in relazione le tre tipologie di Islam nelle nuove generazioni di "musulmani occidentali": 1) i musulmani secolarizzati 2) coloro che intendono la fede come valenza identitaria e 3) i giovani della jihād.

1) Negli ultimi vent'anni, in Europa, è emerso un nuovo Islam: quello dei giovani musulmani figli degli immigrati nati nel vecchio continente e socializzati in un contesto differente da quello dei loro paesi d'origine. La scuola, dopo la famiglia, definita come agente di socializzazione secondaria è il luogo in cui il bambino apprende valori, norme, modelli culturali di un determinato contesto sociale. Spesso i giovani scolarizzati in Occidente vivono un progressivo distacco dall'Islam dei loro paesi autoctoni elaborando un rapporto individuale rispetto al culto tramandato dagli ambienti famigliari. Questo processo inedito di rielaborazione delle proprie credenze secondo alcune teorie è favorito dal contesto secolare occidentale, mentre altre ritengono che è il maggiore pluralismo offerto dai luoghi allogeni a spingere i giovani a riaffermarsi a prescindere dalla propria confessione. Per alcuni giovani la ricostruzione dell'identità religiosa avviene in regime di scarsa conoscenza del peso dei simboli sacri e dell'interpretazione della dottrina nei loro paesi d'origine poiché a differenza delle prime generazioni, essi hanno una maggiore conoscenza della cultura e i valori europei rispetto a quelli della patria della famiglia. Questo porta ad un modo inedito di vivere il “proprio Islam”, che per i giovani rimane circoscritta ai soli riti e funzioni. Varie indagini hanno dimostrato, in termini numerici, l'importanza della fede per i musulmani europei. Questo porta l'individuo anche a rivisitare il rapporto tra culto e nazionalità, superando il rigido rapporto di dipendenza con l'appartenenza statale, e quindi anche da ciò che lega il culto di Allah con il codice giuridico, tipica delle società che non sono state coinvolte nella secolarizzazione. Analizzando questi gruppi sociali è possibile notare come Islam e secolarizzazione possono essere compatibili, non nell'accezione classica ma piuttosto come un modo di nuovo di scindere la religione dalla politica, portando il credente a riscoprire un' inedita libertà di interpretare valori, culture e norme sociali, spesso mescolate con ciò che viene appreso in Occidente. Un esempio rappresenta l'emergere in Francia, e recentemente anche in Italia e in altri paesi europei, della musica hip-hop islamica e del genere pop. Questi artisti coniugano la loro appartenenza etnico-religiosa ad una cultura nata nei ghetti americani o mescolano le melodie occidentali della musica popolare con tematiche e testi di cultura araba e/o musulmana, affrontando talvolta anche argomenti che riguardano l'immigrazione e la xenofobia. I giovani immigrati di seconda generazione costituiscono identità ricostruite, interiorizzano una "doppia appartenza". Sono musulmani ma si percepiscono anche europei. Altri studi hanno messo in evidenza che in alcuni ragazzi che appartengono alle nuove generazioni, vi può essere un rifiuto dell'adesione ai valori appresi tramite socializzazione primaria per aderire a ciò che viene acquisito in Occidente tramite la scolarizzazione e il gruppo dei pari, processo che alcune volte non è esente dallo scontro culturale con le vecchie generazioni, spesso la famiglia stessa. Celebre è il caso dell'assassinio di Hina Saleem ventenne pachistana, uccisa a Brescia nel 2006 dalla sua famiglia per questioni d'onore, perché rea di avere una relazione con un uomo di un'altra religione.

2) La socializzazione secondaria degli europei musulmani non equivale sempre ad un rifiuto dei valori sacri o ad una miscelazione con quelli occidentali, ma spesso il legame con la loro religione, a causa di processi di dislocazione territoriale, può venirne perfino rafforzato come rivendicazione della propria origine culturale. In Europa, tra i giovani figli degli immigrati di religione islamica, si assiste ad una re-islamizzazione vissuta come una forma di riappropriazione identitaria. Questo aspetto preoccupa spesso le società occidentali che si interrogano sulla presunta incapacità dei musulmani di integrarsi nella nostra società, integrazione intesa spesso in modo errato, ovvero come rinuncia alla propria fede e ai propri valori. La rivendicazione del velo (hijab e altre varianti) nei paesi occidentali è un esempio di come molte musulmane di nuova generazione vivano il rapporto con la loro fede in un paese culturalmente diverso. Non accettano di scendere ai compromessi richiesti dalle società occidentali e contemporaneamente interpretano i loro dogmi in maniera del tutto inedita, come appartenenza e non più come sottomissione religiosa. Dunque, il processo di ridefinizione della propria fede e la condivisione di uno spazio pubblico di cultura occidentale, non passa per forza, e mai dovrebbe, attraverso la negazione dei propri valori, della propria cultura e delle proprie origini.

3) La crescita dell'integralismo da parte di alcuni giovani è un aspetto che preoccupa il mondo occidentale malgrado i musulmani che aderiscono alla jihād siano una minoranza. L'integralismo che ha reso l'Occidente – in particolare la Francia - teatro di numerosi attentati e azioni da parte di cellule fondamentaliste formate da giovani musulmani di seconda e terza generazione, è percepito soltanto come un rifiuto dei valori laici occidentali. La radicalizzazione dell'Islam è un fenomeno recente che affonda le sue cause in una rottura generazionale con i valori imposti dalle famiglie oltre che nel rifiuto di quelli occidentali. Si tratta principalmente di giovani che aderiscono a ideologie ortodosse e si arruolano a combattere quella che ritengono una guerra santa contro gli infedeli. La domanda a cui rispondere è perché la jihād attira gli europei? Quanto meno si conoscono le dottrine religiose più questo fenomeno diventa legittimo, poiché i movimenti fondamentalisti puntano proprio agli individui che non conoscono a fondo la religione musulmana essendo vissuti in un contesto europeo. Dunque, la causa va ricercata nell'essere europei e nell'essere giovani e ciò sfocia in una ribellione che può essere paragonata al '68 e agli anni di piombo, data la rottura generazionale con le loro famiglie e il rifiuto netto dei valori tramandati. Olivier Roy sostiene che questi ragazzi agiscono contro la comunità musulmana, contro gli imam e contro i propri genitori, considerati dei traditori poiché si ritengono gli unici dispensatori della verità.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Immigrazione islamica tra mass media e opinione pubblica

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Grazia Verderame
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Emiliano Ilardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 68

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