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Modificazioni corporee: una questione transculturale. Strategie di prevenzione e di educazione per la promozione del benessere e della salute nei giovani

Le modificazioni corporee come archetipo dell’esistere e dell’appartenere

Uno spunto interessante è offerto da Carl Gustav Jung (1875-1961). Le immagini dei tatuaggi sembrano avere una pregnanza archetipica e avere un contenuto collettivo tramandato dalle culture primitive. Sin dall’antichità il tatuaggio veniva utilizzato come simbolo dell’identificazione. In molte culture esso era parte di un cerimoniale, che rappresentava il passaggio alla vita adulta, quindi conferiva al soggetto le virtù e le forze dell’essere-oggetto e allo stesso tempo lo immunizzava dalle forze maligne. Le pratiche di modificazione corporea sembrano dare forma all’inconscio. È come se questo venisse portato alla coscienza mediante i processi di alterazione, che sono lo strumento per procedere nel processo dell’individuazione, della realizzazione del Sé: il segno dell’esserci con il proprio corpo, quindi dell’individualità e allo stesso tempo dell’appartenere ad un gruppo sociale, culturale, politico, ideologico o religioso.

Nel momento in cui una persona si tatua un serpente o un leone sembra acquisirne alcune caratteristiche a livello psicologico: l’immagine di questi animali suscita interesse ed evoca esperienze emotive e vissuti arcaici (Erlebnis), ma anche credenze e miti, che si vogliono rimembrare attraverso il corpo, così prendono forma nella sua pelle ed egli si identifica nelle virtù che questi rappresentano (la forza o la pericolosità). Nell’antica Cina, ad esempio, veniva usato il termine wen, che significa linee che si incrociano, rughe, vene, disegni, per riferirsi al significato simbolico del tatuaggio. Quando era raffigurato un uomo esso designava un’identificazione con le potenze celesti e costituiva il marchio del passaggio.

È importante ricordare che ogni individuo di fronte ad uno stimolo, come l’immagine di un soggetto o di un oggetto che desidera farsi tatuare (uno scorpione, una araba fenice, un tribale etc.), percepisce e reagisce a questo in modo personale, cioè proporzionato alla sua posizione di crescita e alla sua esperienza. Quindi ogni scelta è da considerarsi nel particolare o nello specifico del singolo individuo. Poi è ragionevole leggerla anche a livello generale, cioè alla luce dei miti e delle credenze che vengono tramandati di generazione in generazione, di cui le fiabe ne sono un esempio. Queste operazioni permettono di cogliere il senso di una modificazione corporea. In questo modo il tatuaggio diventa il ponte tra presente e passato: si desidera dare vita a un qualcosa che è passato.

Mentre la pelle diventa uno specchio su cui proiettare il proprio mondo oggettuale interno. Come ogni forma archetipica, tra cui ad esempio Anima (componente femminile presente nell’uomo) e Animus (componente maschile presente nella donna), vive nello strato filogenetico denominato inconscio collettivo, che è il sostrato comune che la psiche possiede, così le alterazioni del proprio corpo, in particolare il tatuaggio, assumono forme archetipiche vivificate, incarnate, quindi si può pensare ad esso come all’archetipo dell’identità o dell’Io e anche dell’appartenenza. Questi strati arcaici comunicano lo spirito dei nostri ignoti antenati, il loro modo di pensare e di sentire, il loro modo di sperimentare la vita e il loro mondo. Come il corpo umano rappresenta un museo della sua storia filogenetica così avviene per la psiche. Dunque il motivo o il genere del tatuaggio che viene scelto dal ragazzo diventa il simbolo, che è l’unione tra conscio e inconscio; diventa un modo per rappresentare se stessi. A riguardo Carla Xodo e colleghi hanno chiesto ai ragazzi di rappresentarsi attraverso un disegno o una metafora.

In questo modo si è indagato il rapporto che c'è tra le immagini e le parole utilizzate dagli adolescenti per comunicare la propria identità e le pratiche di tatuaggio e di piercing come forme a sostegno della costituzione del sé. È stato osservato che il simbolo si presentifica nella metafora. Essa è l'unico modo per accedervi. Dice Paul Ricoeur (1913-2005):

la metafora [...] simbolizzando una situazione per mezzo di un'altra, trasferisce nel cuore della situazione simboleggiata, i sentimenti legati alla situazione che simboleggia. [...] La somiglianza tra sentimenti è indotta dalla somiglianza tra situazioni; nella funzione poetica la metafora estende quindi il potere del doppio senso dal cognitivo all'affettivo.

Come specifica Paul Watzlawick (1921-2007) nell'album comunicazione umana si hanno due possibilità diverse di far riferimento agli oggetti: rappresentarli con un immagine (ad esempio il disegno) oppure dare loro un nome (uso della parola): questi modi di comunicare equivalgono ai concetti di analogico e numerico. Questo concetto si può ben adattare alla pratica del tatuaggio e del piercing. Queste attività diventano degli indicatori di una realtà che va oltre la visibilità del loro stesso manifestarsi, in quanto il linguaggio cessa di essere espressivo per diventare indicativo di quel significante di cui i corpi recitano il nome.

Esse sono riconducibili a un sistema di segni. Quindi immagini e metafore diventano i correlati linguistici del processo di identificazione e di riconoscimento dell'adolescente in qualcosa o qualcuno che egli nomina a rappresentante del sé. In questo caso il professionista è chiamato a cercare le emozioni che le immagini nascondono. Si tratta di un procedimento inverso a quello sviluppato da Carl Gustav Jung nel processo analitico: egli tramite il metodo dell’immaginazione attiva cercava di scoprire le immagini che si celavano dietro le emozioni.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Modificazioni corporee: una questione transculturale. Strategie di prevenzione e di educazione per la promozione del benessere e della salute nei giovani

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Stella Paladin
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2016-17
  Università: Pontificia Università Salesiana
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Salvatore Capodieci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 155

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Parole chiave

psicologia
educazione
adolescenza
piercing
identità
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tatuaggi
studio longitudinale
ricerca del rischio
modifcazioni/tasformazioni corporee

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