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L'educazione sessuale degli adolescenti. Modelli, politiche e culture a confronto

Programmi di educazione sessuale per la prevenzione dell’abuso e per le vittime di molestie o violenze sessuali (Pellai, 2004; Pace e Veglia 2004)

L’abuso è un fenomeno largamente diffuso, per molto tempo misconosciuto e sottostimato. Ha concorso in questo nascondimento la difficoltà di una definizione condivisa, la carenza di modelli di intervento e l’assenza di formazione specifica. In Italia c’è un ritardo nello sviluppo dei modelli di prevenzione e di attenzione politica e culturale. Eppure secondo studi di revisione epidemiologici (Finkelhor, 1994) si tratta di un fenomeno che può colpire almeno una donna su quindici. L’abuso sessuale su minori viene perpetrato da familiari o persone vicine al nucleo familiare, comporta per la maggior parte atti di libidine e registra il suo picco nella fascia 9-12 anni.

Accanto all’abuso la violenza sessuale, soprattutto sulle donne, non cessa di sparire. Nonostante le vicissitudini culturali del dopoguerra con l’affermazione di diritti storici per la donna e la rivoluzione sessuale degli anni 60-70 gli episodi di violenza, spesso domestica, non sono diminuiti e, sovente, sono rimasti coperti per decenni.

Silvia Bonino (Bonino, 2015) ci descrive come la violenza sessuale perpetrata dall’uomo verso la donna abbia una radice arcaica nel cervello (rettiliano) e trovi nell’influenza culturale ambientale dei rinforzi. Ma la mente di ognuno di noi emerge dall’attività del cervello con caratteristiche di autoconsapevolezza e autoriflessione, per cui ogni individuo ha uno spazio di azione e di evoluzione personale. Questa lettura supporta non solo la necessità di un compito educativo ma anche la sua fondatezza e speranza, essendo basata sulla biologia umana.

È pertanto evidente la necessità che informazioni specifiche relative all’abuso sessuale debbano entrare a far parte di programmi di intervento a diversi livelli e fasce di età.
Sicuramente l’adolescenza è il momento decisivo per operare dei cambiamenti significativi (e preventivi) nella vita degli esseri umani. Accanto allo sviluppo puberale vi è anche lo sviluppo della neocorteccia, per cui “…diventano possibili il pensiero formale (considerare le varie possibilità fare ipotesi astratte e dedurne gli esiti), le funzioni esecutive (progettare, determinare le priorità, valutare le conseguenze) e l’autoconsapevolezza (Bonino, 2015, pag. 127).” L’accesso a una sessualità inconsapevole e immatura aumenta i rischi, soprattutto per le adolescenti femmine di inserirsi in un arcaico modello di dominanza-sottomissione con il mondo maschile.

La programmazione di tali interventi deve tenere conto della significatività sociale e quella personale dei destinatari, in modo che “ciò che viene insegnato abbia qualche relazione con i problemi […] e allo stesso tempo sia autoricompensante per qualche criterio esistenziale” (Bruner, 1971, p.34).
Nella significatività personale possiamo inscrivere la componente storico-narrativa: ogni bambino rappresenta una storia individuale che non può esistere, se non nella relazione interpersonale con chi condivide e condividerà il suo mondo e la sua vita adulta futura.

I modelli teorici che hanno guidato questa implementazione si possono sintetizzare in:

• Modello di protezione del bambino

È il modello dell’operatore sociale, dove tutti i bambini hanno necessità di protezione da parte degli adulti, e se chi esercita la patria potestà non è grado, lo Stato deve intervenire

• Modello di pubblica sicurezza

Si tratta dell’azione delle Forze dell’Ordine tramite tutti i suoi dispositivi di controllare e tutelare la collettività

• Modello votato all’empowerment

Modello di derivazione femminista incentrato sull’emancipazione dei diritti delle donne a vivere in una comunità sicura

• Modello medico di prevenzione

È il modello della salute pubblica basato sui tre livelli di prevenzione:

o Primaria: prevenire l’abuso prima che avvenga

o Secondaria: riconoscere tempestivamente i casi di abuso

o Terziaria: sostegno terapeutico per limitare i danni

• Modello comportamentali ecologico

I comportamenti degli individui secondo questo approccio sono da inserire in una cornice ampia dove avvengono interazioni tra i riferimenti culturali, legislativi del contesto, le sue agenzie, i comportamenti di autoprotezione dell’individuo e le pressioni sociali e dei pari

• Modello centrato sulla comunità che promuove la salute

Al centro c’è la comunità che deve tutelare un ambiente sicuro agendo su diversi fronti: sull’abusante, sulla vittima e sul contesto.
L’intervento educativo che emerge soprattutto dall’ultimo modello individua la collettività come responsabile della logica preventiva degli interventi, per costruire un clima dove la tutela di una crescita armonica per i minori sia sempre più possibile per tutti.
Pace e Veglia (2004) individuano tre caratteristiche per far incontrare educazione e sessualità con un approccio:

- Interattivo: la comunicazione è bidirezionale con una grande attenzione a far emergere i contenuti dagli allievi e limitare la trasmissione di paure e angosce da parte degli adulti
- Integrato: “la sessualità, come tutte le esperienze, prevede l’attivarsi dei sistemi cognitivo, emozionale e comportamentale, ma con particolare incidenza degli aspetti somatici ed emozionali” (Veglia,1996, p.590)
- Trasformativo: non si tratta di una trasmissione di informazioni, ma di una rivoluzione culturale con al centro la scuola come polo aggregante tra minori, genitori docente territorio

Fenelli e Lorenzini (1998, p.210) riferendosi a un concetto generale di educazione prevedono quattro tappe imprescindibili per la stesura di un piano educativo che possiamo riportare anche per la prevenzione all’abuso:
• Conoscenza degli utenti
• La determinazione degli obiettivi
• La valutazione delle risorse
• La programmazione

Data la peculiarità del tema dell’abuso e della violenza sessuale la conoscenza del target minori riferito a questo ambito deve essere precisa, anche perché spesso gli adulti sono imbarazzati e depotenziati nel riconoscere la problematicità di alcuni comportamenti.
Ryan (2000) e Johnson/Frien (1995) riportano una classificazione per i comportamenti in età scolare e prescolare sui diversi livelli di attenzione e/o intervento da parte degli adulti (Tab.9).
[...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'educazione sessuale degli adolescenti. Modelli, politiche e culture a confronto

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Informazioni tesi

  Autore: Carlo Tognola
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia dello Sviluppo e dell'Educazione
  Relatore: Tatiana Begotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 130

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