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Il requisito dell'attualità nelle nuove misure cautelari: l'importanza della legge 16 aprile 2015 n. 47

Il tempo dalla commissione del fatto come fattore "decodificato"

Nel mutato contesto normativo, ciò che assume particolare rilevanza in relazione al pericolo concreto ed attuale da scongiurare ex art. 274 c.p.p., è l'art. 292, comma 2 del codice di rito. Come prescritto nella sua lettera c) dall'intervento legislativo in commento, infatti, il giudice, nell'ordinanza che dispone l'applicazione della misura cautelare, a pena di nullità rilevabile anche d'ufficio deve esporre «l'autonoma valutazione delle specifiche esigenze cautelari e degli indizi che giustificano in concreto la misura disposta, con l'indicazione degli elementi di fatto da cui sono desunti e dei motivi per i quali essi assumono rilevanza, tenuto conto anche del tempo trascorso dalla commissione del reato».

In verità, la Cassazione osserva come il riferimento al tempus commissi delicti nella valutazione contenuta nel provvedimento cautelare, fosse già richiesto dall'art. 292, co. 2, lett. c), c.p.p., ancor prima della riforma del 2015. Difatti l'art. 9 della legge 8 agosto 1995, n. 332, modificava l'articolo in oggetto prevedendo che «l'esposizione nell'ordinanza impositiva di una misura cautelare personale dei motivi per i quali gli elementi di fatto "assumono rilevanza" non può non "tenere conto anche del tempo intercorso dalla commissione del reato"». In effetti, le «specificazioni introdotte con la l. n. 332 del 1995 all'art. 292 c.p.p. mirano ad evitare che si applichi la misura custodiale per reati prossimi alla prescrizione e riguarda un periodo di tempo notevole trascorso dal fatto, tale da costituire di per sé indizio di diminuzione delle esigenze cautelari». Il decorso del tempo dalla commissione del reato, in materia di misure cautelari personali, così, già subito dopo la modifica apportata dall'art. 9 della l. 332/1995 assumeva «una rilevanza primaria nella individuazione delle esigenze cautelari che giustificano l'adozione della misura e dunque anche il mantenimento di essa».

Ciò stava a significare che, già nella disciplina precedente, la sussistenza delle esigenze cautelari doveva essere valutata in rapporto al fattore «tempo»: il giudice de libertate, nell'adottare una determinata misura cautelare, doveva tener «conto anche del tempo trascorso dalla commissione del reato» in una prospettiva giustificativa secondo cui ad una maggiore distanza temporale intercorrente tra l'ordinanza cautelare e il momento in cui l'illecito era stato commesso corrispondeva una valutazione più pregnante dei rischi in corso. Ciò perché «ad una maggiore distanza temporale dai fatti corrisponde un affievolimento delle esigenze cautelari». La disposizione dell'art. 292 c.p.p., dunque, già mirava a delineare che il percorso motivazionale del giudice sarebbe stato più agevole in caso di fatti recenti, viceversa, ostico per fatti intervenuti a distanza di tempo dalla valutazione, vale a dire quando gli elementi di fatto sintomatici della pericolosità di un soggetto non potessero essere desunti immediatamente dall'illecito commesso. [...]

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Informazioni tesi

  Autore: Teresa Gallicchio
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2016-17
  Università: Pontificia Università Lateranense
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Mario Trapani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 162

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