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Il Destination Management: strumento chiave per lo sviluppo turistico. Caso di Studio: Viterbo

Il Turismo in Italia, un primato in lenta ripresa

Nel 2015 le prime 5 destinazioni mondiali per numero di arrivi internazionali sono state Francia, Usa, Spagna, Cina ed Italia.
Il nostro paese, che negli anni ‘50 era in prima posizione nella classifica mondiale e godeva di ottimi risultati in termini di arrivi e spesa da parte dei turisti internazionali, oggi rimane ancora tra le top-ten ma ha rallentato la sua crescita. I turisti in arrivo sono sempre di più, ma i numeri crescono più lentamente che in altri paesi, come la Spagna.

Nel nostro paese il settore turistico rappresenta il 10,2% del PIL nazionale con un impatto economico dell’economia allargata del settore turistico di circa 167,5 miliardi di euro.
Entrando nello specifico, i viaggiatori stranieri che hanno scelto l’Italia come destinazione nel 2015 sono stati circa 55 milioni, circa un 6,6% in più rispetto al 2014, con una permanenza media di 3,6 giorni, una media molto al di sotto rispetto ai paesi primi in classifica, come la Spagna che registra una permanenza media di 5 giorni, e che di anno in anno si sta riducendo, passando dai quasi 4 giorni del 2008 agli attuali 3,6. Il turismo in Italia sembra quindi diventare sempre più rapido e di breve intensità e durata.
La tabella di figura 4 mostra i movimenti turistici registrati nel nostro paese nel 2014, nel 2015 e nei primi mesi del 2016 (gennaio maggio) e le rispettive variazione percentuali. Vengono messi a confronto e separati in due colonne sia gli arrivi che le presenze internazionali e quelli generati dagli stessi italiani che si muovono all’interno del paese.

Si nota come sia gli arrivi da altri paesi sia i movimenti interni siano aumentati dal 2014. I dati riferiti ai primi mesi del 2016 invece segnano tendenze negative, ma sono numeri che rappresentano delle stime e che potranno essere verificati solo al termine dell’anno in corso. Gli arrivi internazionali, poco più di 55 milioni, provengono per la maggior parte da paesi dell’UE; fa eccezione la grossa quota di turisti cinesi,cherisulta in fortecrescitadaun paiodianni.
I mercati esteri del turismo italiano, valutati in termini di presenze turistiche registrate, sono principalmente Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Sono i turisti che arrivano da questi paesi che contribuiscono maggiormente alla spesa turistica in Italia, con datiin crescitarispettoagliannipassatieconbuonirisultati neiprimi mesi del 2016, sebbene ancora inferiori a quelli dei paesi concorrenti. Le entrate del 2015 ammontano a circa 35,5 milioni di euro, con una crescita del 3,8% rispetto al 2014. L’anno in corso è iniziato con dati positivi rispetto ai primi mesi del 2015, con un 3% in più.

Tuttavia, secondo un’indagine effettuata dalla Confcommercio nel 2015 sui dati del 2014, in Italia persiste un problema legato alla spesa effettuata dai turisti. Questa, infatti, non aumenta in maniera proporzionale all’aumentare dei flussi, anzi risulta essere legata alla sempre minore permanenza che viene effettuata dai viaggiatori e alla minore propensione di spesa degli stessi che arrivano e soggiornano nelle nostre regioni. La stima effettuata dalla Confcommercio prevede che se i giorni medi di permanenza nel nostro paese si avvicinassero agli standard medi spagnoli, le entrate valutarie aumenterebbero di circa 14 miliardi di euro. Sostanzialmente il problema in Italia non sono i turisti che non arrivano, ma il fatto che non rimangono abbastanza per spendere quanto invece tendono a spendere nelle destinazioni concorrenti.

In figura 5 è riportato un confronto delle entrate valutarie generate dal comparto turistico straniero dal 2008 al 2014 tra l’Italia, da un lato, e la Francia e la Spagna, ossia i principali paesi concorrenti nell’attrazione dei flussi turistici del continente europeo. Nel 2014 la Spagna ha incassato circa 49 miliardi di euro da turismo internazionale, la Francia circa 42 miliardi, mentre l’Italia solamente 34 miliardi.
Nonostante le forti potenzialità della destinazione Italia, non siamo ancora in grado di attrarre, o meglio trattenere, i turisti nelle nostre regioni in maniera tale da ottenere maggiori risultati in termini di introiti economici.
Guardando alle singole regioni, in termini di arrivi e presenze, le principali destinazioni risultano essere il Veneto, la Lombardia, la Toscana, il Lazio e il Trentino Alto Adige con le località del Sud Italia che invece registrano dati ancora molto bassi rispetto alla totalità di turisti che arrivano in Italia.

Nella figura 6 sono riportati i dati relativi alle regioni con riferimento agli anni 2013 e 2014.
Come si vede, il 59% degli arrivi stranieri si riversa nel Nord Italia, il 29% nel centro e il restante 12% nel Sud. I dati sono simili anche con riferimento alle presenze registrate: il 61% al Nord, 26% al centro e il 13% nel Sud. Le regioni del mezzogiorno che mostrano miglioramenti considerevoli tra il 2013 e il 2014, sia in termini di arrivi che di presenze, sono Sardegna e Puglia. La prima ha registrato una variazione positiva del 9,3% degli arrivi e dell’8,3% delle presenze, mentre la Puglia del 9,2% e del 4,1%. Aspetti ancora più positivi per la Puglia arrivano dalla lettura dei dati del 2015, con un aumentato sia degli arrivi e dei pernottamenti dall’estero (+9% e +3,7%), sia sul fronte del turismo interno, che ha segnato un +2,5%, con 2,6 milioni di Italiani che si sono recati in vacanza nella regione.

Nonostante il turismo balneare ricopra un ruolo di primo piano nel panorama turistico italiano, sono le località di interesse storico-artistico a rappresentare, con un 44%, le destinazioni preferite dai turisti stranieri, sia in termini di arrivi che di presenze. Seguono poi le località di mare, lacuali e montane. Sono però proprio le località sulla costa al Nord-Est e nel Sud Italia a registrare i valori maggiori in termini di permanenza media dei turisti. Sempre secondo l’indagine della Confcommercio del 2013, è nelle città costiere e di lago che si registrano medie di soggiorno che sfiorano i 5 giorni. Nel grafico di figura 7 sono riportati i giorni medi di permanenza per tipologie di destinazione. Le località che segnano il dato più basso sono le città d’arte, le quali sono quelle maggiormente caratterizzate da soggiorni di breve durata, in particolare week-end.

Se l’Italia negli anni ‘50 era la regina delle destinazioni turistiche ed ora si trova ad affrontare una concorrenza sempre più forte a livello internazionale, fanno ben sperare gli ultimi dati sul 2015 e le previsioni per il 2016. Questo, in particolare per quanto riguarda il turismo interno, che segna dopo diversi anni di tendenze negative dei risultati in ripresa con un’inversione di tendenza. Sono più di 200 milioni le presenze registrate nel 2015, corrispondenti a un +4,8% rispetto al 2014. Dunque sono sempre di più gli italiani che decidono di trascorrere le proprie vacanze nelle regioni del bel paese.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il Destination Management: strumento chiave per lo sviluppo turistico. Caso di Studio: Viterbo

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Informazioni tesi

  Autore: Guglielmo Fassio
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi della Tuscia
  Facoltà: Economia
  Corso: Marketing e Qualità
  Relatore: Silvio Franco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 119

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