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Fattori di Rischio Materni e Fetali nel Disturbo dello Spettro Autistico a Confronto con Altri Disturbi di Sviluppo

Caratteristiche Cliniche dei Disturbi di Linguaggio

Il linguaggio, come descritto precedentemente, si articola mediante processi cognitivi e relazionali complessi, Levi e colleghi hanno definito uno schema patogenetico per i disturbi di linguaggio, considerati in maniera complessiva, che tiene conto dei fattori di rischio a monte e a valle; è stato sintetizzato in Tavola 2.2 ( Levi et al. , 1977).
Il modello patogenetico di seguito presentato è stato definito sulla base di analisi neurolinguistica e epidemiologica della patologia in età evolutiva.

La trattazione seguente si focalizzerà sui Disturbi Specifici di Linguaggio (DSL) caratterizzati da una diminuita competenza linguistica, in assenza di danni e alterazioni organiche (sordità o ipoacusia, danni cerebrali o epilessia). L’unico disturbo presentato dal soggetto è il significativo ritardo nell’acquisizione delle tappe di sviluppo della funzionalità linguistica. La storia naturale non è univoca, la diagnosi si effettua generalmente intorno ai tre anni di età, sebbene forme più lievi del disturbo possano non diventare evidenti fino alla prima adolescenza, quando il linguaggio diviene di solito più complesso e le richieste scolastiche maggiori.

Nei primi tre anni d’età il disturbo interessa i livelli fonologici e inficia l’ambito lessicale influenzando la corretta organizzazione delle semplici strutture sintattiche. Precedentemente alla fase di scolarizzazione il bambino può presentare deficit che riguardano l’area sintattica, la costruzione della frase e la mancanza di coordinazione degli elementi descritti precedentemente. Diventano rilevanti le difficoltà sintattico-pragmatiche nel periodo di scolarizzazione durante il quale tendono a scomparire le alterazioni fonologiche.
I disturbi fonologici sono la prima manifestazione del disturbo di linguaggio e si estrinsecano in una lallazione poco variata e nelle difficoltà nell’organizzazione dei suoni all’interno della parola. Il linguaggio può risultare intellegibile per le alterazioni fonologiche della parola.

Successivamente, nella fase di scolarizzazione, i disturbi fonologici che inizialmente impediscono la corretta acquisizione della letto-scrittura tendono a diminuire. I disturbi dello sviluppo lessicale emergono in questa fase e si caratterizzano per errori dell’organizzazione semantica e anomie, non alternano la capacità comunicativa ma creano difficoltà nell’espletamento delle attività scolastiche.

I disturbi dello sviluppo sintattico si concretizzano nella difficoltà dell’uso di informazioni grammaticali, il bambino con DSL tende ad esempio ad omettere i morfemi liberi; questo di traduce in un’incapacità ad esprimersi adeguatamente nel gruppo di pari comportando quindi la tendenza all’isolamento. I disturbi pragmatici riguardano la difficoltà nell’interpretazione del contesto e l’incapacità di adeguare il linguaggio a questo. Concorrono nel creare disturbi nella sfera relazionale e sociale.
E’ necessario dunque identificare le specifiche aree di inabilità per consentire un corretto approccio terapeutico. Una terapia tempestiva, adeguata e specifica permette di raggiungere una padronanza linguistica maggiore di quella dovuta a sola maturazione. I progressi ottenuti nella maggior parte dei casi tendono a mantenersi e generalizzarsi ma l'esito è variabile, frequentemente i bambini acquisiscono capacità di linguaggio più o meno comparabili con la rispettiva fascia d’età entro la tarda adolescenza.

Secondo le interpretazioni più attuali, il DSL sembra essere un disturbo che tende a persistere nel tempo anche se con intensità diversa ed in ambiti linguistici differenti; come descritto in precedenza in un bambino prescolare con DSL si osservano prevalentemente alterazioni della struttura fonetico-fonologica della parola, mentre in un bambino più grande questo tipo di deficit risulta diminuito e le maggiori difficoltà si evidenziano nella costruzione degli enunciati e nella decodifica degli stessi, questo accade soprattutto nei casi si disturbi di tipo misto recettivo-espressivi (Vicari e Caselli, 2002).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Fattori di Rischio Materni e Fetali nel Disturbo dello Spettro Autistico a Confronto con Altri Disturbi di Sviluppo

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Santini
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2013-14
  Università: La sapienza Roma
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Medicina e Chirurgia
  Relatore: Roberta Penge
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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