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Storia della Turchia tra laicismo e islamizzazione

L'Islam al potere, Erbakan e la notte di Gerusalemme

Dopo la vittoria elettorale di Turgut Özal e del suo Partito della madrepatria, i militari decisero lentamente di farsi da parte, continuando comunque a vegliare sulla situazione politica. Tale scelta derivò dalla constatazione che il golpe del 1980 aveva provocato una insanabile frattura tra gli ambienti laici e quelli della società civile, la quale era sostanzialmente stufa dell’intervento militare nelle questioni politiche del paese. In questa frattura, gli ambienti religiosi videro per la prima volta la concreta possibilità di inserirsi, presentando la vecchia classe politica come incapace di mantenere i militari a loro posto, e per tanto di aver contribuito a creare una perenne situazione d’instabilità per il paese, nel quale si avvertiva sempre più forte la decadenza morale e valoriale, per la quale ovviamente le confraternite religiose avevano già una soluzione: l’Islam politico.

Anche Turgut Özal si inserì perfettamente in quest’ottica di rivalutazione dell’Islam, dando nuova linfa alle diverse correnti islamiche nate in politica, consentendo l’aumento del numero delle moschee, la reintroduzione dell’Islam come materia di studio anche negli ambienti laici, furono inoltre costruite nuove scuole di preghiera i cui diplomati per la prima volta poterono accedere al percorso universitario, come se avessero effettuato dei normali studi civili, infine anche le pubblicazioni religiose e le librerie dichiaratamente islamiche aumentarono a dismisura. Gli intellettuali, gli studenti, i giornalisti e gli individui appartenenti ai ceti alti, di natura laica, dovettero prendere atto che il loro monopolio intellettuale era andato perduto, ora infatti gli imam e i predicatori, erano usciti dal conservatorismo che li aveva da sempre contraddistinti, iniziando ad interagire e a dibattere con l’élite laica, utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione, come la televisione, la radio, i quotidiani, le riviste, i nastri audio.

È a partire da questo contesto storico, nato dal fallimento della sintesi turco-islamica, che la società civile tornò ad abbracciare pubblicamente l’Islam più conservatore, un esempio pratico furono le violenze durante il Ramadan del 1984, quando centinaia di fedeli ad Ankara e Istanbul si resero protagonisti di autentiche aggressioni nei confronti di chi, non rispettando il mese del digiuno, fumava e beveva pubblicamente.

Questa scelta politica di Özal diede i suoi frutti anche a livello economico, infatti gli investimenti dell’Arabia Saudita aumentarono drasticamente, al contrario di quelli provenienti dal Fmi, il quale a causa delle costanti interferenze militari, sottoponeva al governo turco dei prestiti con dei tassi d’interesse improponibili, che non fecero altro che scatenare l’antipatia del paese per l’occidente. Anche riuscire a fare informazione sui rapporti economici tra Turchia e Arabia Saudita era divenuto difficile, celebre fu l’episodio che nel gennaio del 1993 portò alla morte di uno dei giornalisti più famosi della Turchia, Uğur Mumcu, reo di aver svelato nel dettaglio come molti movimenti legati al fondamentalismo islamico, fossero finanziati da Iran e Arabia Saudita, per seppellire definitivamente quell’élite laica che aveva ostacolato l’ascesa al potere dell’Islam puro.

Quando lo scontro tra queste due élite, laica e progressista la prima, islamica e conservatrice la seconda, si risolse con l’ascesa politica di Erbakan nel 1991 - il quale ottenne il 16,9% dei consensi con il suo nuovo Partito del benessere – apparve evidente che le forze laiche stavano perdendo, e che bisognava intervenire per tutelare ciò che rimaneva del kemalismo. Tuttavia altrettanto evidente era che un nuovo colpo di Stato non fosse possibile, a causa del rischio di una guerra civile, ed è in quest’ottica che la morte di Özal nell’aprile del 1993 risulta ancora oggi particolarmente sospetta, tanto da spingere ad una sua riesumazione nel 2012, la quale accerterà l’effettiva presenza di veleno nel corpo del leader dell’Anap, non potendo tuttavia confermare la tesi dell’avvelenamento.

Con la dipartita di Özal e l’Anap allo sbando, i vertici militari credettero che il flusso islamico potesse pian piano esaurirsi, senza la necessità di intervenire sul Partito del Benessere di Erbakan, fu un grave errore di calcolo. Infatti alle elezioni del 1995, il Partito del benessere ottenne il 21,3% dei consensi, divenendo la prima forza politica del paese, nonché la prima ad essere dichiaratamente islamico-conservatrice, e dopo mesi di dibattiti il 28 giugno 1996, il suo leader Erbakan, divenne il primo ministro dell’intera storia della Turchia ad essere dichiaratamente filo-islamico.

L’incubo di Atatürk e dei sostenitori del kemalismo si era avverato, il processo di secolarizzazione della Turchia stava per finire nel peggiore dei modi, l’élite militare non solo non era stata in grado di tutelare la laicità della Costituzione, ma con le sue continue interferenze aveva spinto la società turca tra le braccia dei movimenti islamici, antilaici, e anti-kemalisti.

La prima battaglia condotta dal nuovo primo ministro rispecchiava a pieno l’ideologia islamica del partito, infatti fu reintrodotta la possibilità per le studentesse di recarsi all’università con il turban, ossia quello che abbiamo definito essere il tipico velo islamico della tradizione turca. Questa decisione fu ferocemente contestata dai militari, i quali non solo dichiararono guerra al velo, ma addirittura anche agli insegnanti che accettano nelle loro classi studentesse con il velo.

Nelle settimane successive tutti i leader delle confraternite furono invitati nella residenza ufficiale di Erbakan ad Ankara, nella quale propose la costruzione di una grande moschea in piazza Taksim a Istanbul, la scelta non fu casuale, poiché quella piazza rappresentava il cuore della vita in stile occidentale della Turchia. Gli stessi esponenti del Partito del benessere non mancarono di attaccare pubblicamente Atatürk, un lusso che a suo tempo non si permise neanche a Menderes.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Storia della Turchia tra laicismo e islamizzazione

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Informazioni tesi

  Autore: Gino Piacentini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma
  Facoltà: Scienze umane - Comunicazione, Formazione, Psicologia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Matthew Fforde
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 166

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