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Interventi formativi rivolti agli infermieri per la prevenzione dei comportamenti aggressivi della persona assistita in pronto soccorso

Le aggressioni e le conseguenze sugli infermieri

Attraverso lo studio di Alemedinne et al. (2015) si esaminano la prevalenza, le caratteristiche, le conseguenze e i fattori associati all’esposizione degli infermieri alla violenza sul posto di lavoro in Libano. A tal fine è stato effettuato uno studio quantitativo cross-sectional su un campione randomizzato stratificato di 915 infermieri laureati di cui 593 effettivi hanno risposto. Come strumento di indagine è stato utilizzato un questionario strutturato che raccoglieva dati su quattro sezioni principali: background demografico e professionale, esposizione e conseguenze dell’abuso verbale e violenza fisica negli ultimi 12 mesi, intenzione di licenziarsi e livello di burnout utilizzando l'indagine Maslach Burnout Inventory (M.B.I.).

Gli infermieri sono stati contattati telefonicamente e coloro che hanno accettato di partecipare, hanno ricevuto il questionario via mail. Gli è stato chiesto di compilarlo in un luogo appartato, inserirlo in buste sigillate fornitegli precedentemente e da spedire poi all’indirizzo datogli dal team di ricercatori. I risultati della ricerca rivelano che l'esposizione all'abuso verbale è un fattore predittivo significativo dell'esposizione alla violenza fisica, al burnout professionale, nonché ad una maggiore intenzione di licenziarsi. In particolare l’alto livello di burnout è legato significativamente all’esposizione alla violenza verbale nelle sue tre sottoscale: esaurimento emotivo elevato per il 54,1% del campione (p-value, ossia livello di significatività, <0,001); depersonalizzazione elevata per il 28,8% del campione (p-value <0,001); realizzazione personale elevata per il 24,1% del campione (p-value=0,014). Inoltre, infermieri che hanno espresso l'intenzione di licenziarsi è più probabile che siano stati sottoposti a abusi verbali (p-value<0,001) in tutti i livelli di frequenza di esposizione.

Emerge anche che i più giovani infermieri in questo studio (di età pari o inferiore a 34 anni) risultano i più suscettibili ad essere stati sottoposti a forme di violenza. Ciò potrebbe essere attribuito all’inesperienza e alla mancanza di formazione dei giovani nella gestione delle situazioni violente. Tra i limiti dello studio si nota che, anche se ha avuto un tasso di risposta soddisfacente ed il campione è abbondate, non è stato possibile accertare se gli infermieri non rispondenti avessero un'esperienza diversa di violenza rispetto agli intervistati. Infine, in accordo con gli autori, la natura trasversale dello studio non favorisce l'instaurazione di relazioni causali ma piuttosto la presenza di associazioni significative con le variabili di esito, la creazione della causalità richiede studi di natura longitudinale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Interventi formativi rivolti agli infermieri per la prevenzione dei comportamenti aggressivi della persona assistita in pronto soccorso

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara De Bortoli
  Tipo: Diploma di Laurea
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi dell'Insubria
  Facoltà: Scienze Infermieristiche
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Giovanni Vaghini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 22

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Parole chiave

interventi formativi
pronto soccorso
aggressioni infermieri
percezione dell'infermiere
conseguenze sugli infermieri

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