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Dalla leva militare all'aborto. Profili teorici e problemi applicativi del diritto l'obiezione di coscienza

Teoria generale dell'obiezione di coscienza

Esaurite le questioni precedenti, possiamo ora occuparci dell'obiezione di coscienza, della sua definizione e dei suoi fondamenti normativi.
Si è detto che le norme giuridiche richiedono osservanza ed obbedienza, tuttavia esse devono regolamentare anche aspetti della vita spesso delicati, quali, ad esempio, la procreazione assistita, la maternità, o i diritti del nascituro. Accade molto spesso che simili tematiche non trovino risposte assolute o universalmente valide nemmeno dalla comunità scientifica, finendo col dividere anche l'opinione pubblica. Viene affidato al legislatore il difficile compito di trovare soluzioni che riflettano “modi di equo contemperamento delle contrapposte ragioni dei soggetti”. Non sempre, però, il potere legislativo riesce nel suo intento conciliatore.

Ora, il soggetto le cui idee si trovino in contrasto con il dettato normativo, può ricorrere allo strumento del dissenso politico: attraverso la partecipazione politica, egli può impegnarsi affinché la norma ritenuta intollerabile venga modificata o abrogata.
Lo stesso individuo che reputi inaccettabile l'osservanza di una determinata norma, a causa delle proprie convinzioni personali, può, tuttavia, decidere di rimanere
fedele a se stesso, praticando quella che viene definita “obiezione di coscienza”.

Con questa locuzione si intende il rifiuto di ottemperare a una norma dell’ordinamento giuridico motivando, a ragione del proprio rifiuto, il contrasto tra la norma stessa e un valore morale, ideologico o religioso percepito come fondamentale dal soggetto inadempiente (obiettore). L’obiezione presenta dunque un doppio contenuto: un momento negativo, di mancata accettazione della norma di diritto, e un momento positivo, di adesione a un determinato sistema di valori. L’ordinamento giuridico italiano riconosce attualmente tre forme di obiezione di coscienza: all'interruzione volontaria di gravidanza, alla procreazione medicalmente assistita e alla sperimentazione sugli animali. Esse si fondano su un assetto “tripartito”: all'obbligo di tenere un determinato comportamento previsto dalla legge, si contrappone l'esistenza di un valore fondamentale violato dalla legge stessa ed infine l'esonero, riconosciuto a livello normativo, di tenere tale comportamento.

Non sarebbe possibile comprendere l'obiezione di coscienza da un punto di vista teorico, senza averne prima individuato il fondamento giuridico: il diritto alla libertà di coscienza. È ammissibile che un soggetto si sottragga alla norma di un ordinamento giuridico solo nella misura in cui l'ordinamento medesimo riconosca la coscienza individuale come bene giuridicamente rilevante e meritevole di tutela.
Il cittadino che invochi l'obiezione di coscienza, fonda la propria pretesa sul rispetto della libertà di coscienza, intesa come “riconoscimento da parte dello Stato, di un limite invalicabile alle proprie competenze; adozione di un criterio di rigorosa neutralità nei riguardi delle convinzioni professate dai cittadini; scrupoloso rispetto di queste, non soltanto nel loro insieme, ma nei singoli, perché i valori morali non sono fra quelli che si possono decidere col metodo della maggioranza, e la coscienza dell'uno è altrettanto 'sacra' di quella di tutti”.

La libertà di coscienza rappresenta uno dei diritti il cui fondamento costituzionale è molto incerto, mancando nella Carta fondamentale un espresso riconoscimento della stessa.
La dottrina ha cercato di individuare il fondamento della libertà di coscienza nell'art. 2 della Costituzione, leggendolo in connessione con gli artt. 19 e/o 21 della stessa. Alcuni l'hanno ricondotta nell'alveo dell'art. 13 del testo costituzionale, inteso come consacrazione della libertà della persona; mentre altri hanno ritenuto di fondarla sull'art. 23 che protegge la libertà individuale intesa come “libertà di autodeterminazione in ordine alle proprie azioni”.

La giurisprudenza costituzionale ha, a sua volta, stabilito alcuni punti fermi in ordine alla questione: il giudice delle leggi ha riconosciuto esplicitamente il rilievo costituzionale della tutela della coscienza individuale. In particolare, nella sentenza 467 del 1991 concernente l'obiezione di coscienza al servizio militare, è stato affermato che: “La protezione della coscienza individuale si ricava dalla tutela delle libertà fondamentali e dei diritti inviolabili riconosciuti e garantiti all'uomo come singolo, ai sensi dell'art. 2 della Costituzione, dal momento che non può darsi una piena ed effettiva garanzia di questi ultimi senza che sia stabilita una correlativa protezione costituzionale di quella relazione intima e privilegiata dell'uomo con se stesso che di quelli costituisce la base spirituale-culturale e il fondamento di valore etico-giuridico”. In una successiva pronuncia (nella sentenza n. 43 del 1997), la Corte ha confermato quanto statuito precedentemente, riconoscendo l'esistenza di un principio costituzionale dei diritti della coscienza e precisando che il fondamento della tutela della coscienza va ricercato, non soltanto nell'art. 2 Cost., ma “nell'univoco convergere degli artt. 2, 3, 19 e 21 co.1 della Costituzione”.

Il concetto fondamentale che affiora da queste pronunce è che, in taluni casi, l'esigenza di tutelare la libertà della coscienza si impone con una tale forza di necessarietà da giustificare la previsione di specifiche esenzioni dall'assolvimento di certi obblighi.
Nel panorama europeo e internazionale numerose disposizioni sanciscono e riconoscono la libertà di coscienza come diritto fondamentale. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, all'art.18, e l'art. 9 della CEDU affermano che: “Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo e la libertà di manifestare la propria religione o credo, individualmente o collettivamente, sia in pubblico che in privato”.
L'obiezione di coscienza si configura, allora, come una manifestazione della libertà di coscienza e diventa strumento per la tutela di questa sfera inviolabile: come tale, anch'essa è un diritto, anzi un diritto fondamentale che trova pieno riconoscimento nelle normative comunitarie. Invero, il Parlamento Europeo “considera l'obiezione di coscienza un vero e proprio diritto soggettivo, riconosciuto dalla risoluzione 59/89 della commissione dei diritti dell'uomo per le Nazioni Unite e intimamente connesso all'esercizio delle libertà individuali”.

Il diritto all'obiezione non si limita semplicemente alla possibilità di non osservare la legge, ma esprime un consenso più profondo e assoluto ad una legge più alta e ineludibile: la legge del foro interiore. L'obiettore è colui “che non vuole perché non può”: egli, vivendo il contrasto tra le leggi e la Legge, non può non obbedire a ciò che la coscienza gli impone.

Tuttavia, come fa notare il Comitato Nazionale per la Bioetica, non basta invocare la libertà di coscienza per potersi sottrarre a un dovere normativo: si rende necessario bilanciare i diversi valori costituzionali in gioco, affinché la libertà di coscienza non diventi la tirannia della coscienza. L'obiezione non può diventare una minaccia per la tutela di altri valori fondamentali: se ammessa senza riserve, essa rischierebbe di negare il carattere di democraticità che caratterizza lo Stato laico e pluralista, il quale non può accettare la pretesa di imporre ex lege un solo punto di vista morale. Le questioni riguardanti i limiti dell'obiezione di coscienza saranno trattati nei prossimi capitoli.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Dalla leva militare all'aborto. Profili teorici e problemi applicativi del diritto l'obiezione di coscienza

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Informazioni tesi

  Autore: Simona Solari
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Francesca Poggi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 173

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Parole chiave

eutanasia
coscienza
bioetica
obiezione di coscienza
aborto
obiezione
interdizione volontaria di gravidanza
obiettori
leva militare

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