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Il ruolo dell'educatore ed il disturbo da deficit di attenzione/iperattività

Ricerche empiriche su ADHD e attaccamento

Una delle prime ricerche fra stili di attaccamento e bambini con ADHD è di Haddad e Garralda nel 1992, i quali delinearono che le relazioni di attaccamento potevano essere ostacolate in bambini con disturbo da deficit di attenzione/iperattvità, senza possedere segnali di tipo neurobiologico.
Tre anni dopo, Carlson et al. scoprirono che grazie alla presenza assidua della madre con il bambino, in 6 mesi, lei riusciva a prevedere la disattenzione e l’iperattività.
Invece, Stiefel concentrò il suo studio su alcuni bambini con ADHD che non possedevano l’attenzione della cura del caregiver, e ciò provocava loro la nascita dei sintomi propri del disturbo e creava un legame g/b primario.

Un’altra ricerca empirica fu fatta da Clarke et al. nel 2002 per osservare i modelli operativi interni riguardo l’attaccamento, sia dei bambini con ADHD che senza, utilizzando il SAT (Separation Anxiety Test), la Self Interview e Family Drawing, arrivarono alla conclusione che i bambini con il disturbo da deficit di attenzione/iperattività hanno un attaccamento insicuro. L’iperattività e l’impulsività sono comportamenti propri dei bambini con ADHD, ma in questo contesto il bambino se ne serve per ricevere maggiore attenzione da parte del caregiver, che a poca responsività nei suoi confronti.

Clarke et al. consigliano di osservare la qualità di attaccamento come componente per fare una diagnosi di ADHD ed intervenire attraverso un trattamento per migliorarla, qualora non ci sia un attaccamento sicuro (Cena, Imbasciati, Baldoni, 2012).
Carmen Pinto et al. (2006), hanno concentrato il loro studio su un gruppo di bambini che nell’infanzia aveva un attaccamento di tipo disorganizzato, poi all’età di 7 anni,
rilevarono che questi manifestavano sintomi di ADHD, come impulsività e disattenzione, ma riconosciuti solo dagli insegnanti e non dagli specialisti. I bambini con ADHD erano invece legate alle madri che soffrivano per un lutto non ancora accettato e irrisolto, in altri invece i sintomi erano provocati dalle madri che avevano un basso funzionamento psicosociale.

Altra ricerca sull’attaccamento e ADHD è stata realizzata da Green et al. (2007), in bambini di 7 anni utilizzando l’MCAST (Manchester Child Attachment Story Task), strumento di valutazione dell’attaccamento. La diagnosi del disturbo da deficit di attenzione/iperattività ha rilevato maggiormente un attaccamento di tipo disorganizzato.
Nel 2009 Kissgen et al. attraverso l’AAI (Adult Attachment Interview), ha focalizzato la sua ricerca sullo stato mentale delle madri di bambini con ADHD, per scoprire le esperienze di attaccamento nella loro infanzia, rilevando che una maggiore insicurezza nell’attaccamento aumentava con la rigorosità del disturbo.

Le rappresentazioni insicure sono maggiori nelle madri di bambini con ADHD che sono in trattamento clinico; poco più bassa nelle madri di bambini con ADHD senza nessun trattamento; ed infine è molto bassa in un gruppo di controllo di madre di bambini che non hanno il disturbo. Anche questi atteggiamenti hanno invitato i clinici ad intervenire sulla mancanza di sensibilità delle madri nei confronti dei bambini (Cena, Imbasciati, Baldoni, 2012).

La neurobiologia evolutiva ci permette di comprendere come il cervello progredisce con le esperienze di sviluppo, pianificandosi in risposta alle esperienze di affettività, senso, percezione. Un altro fattore che definisce lo sviluppo del cervello è la qualità di attaccamento, definendo la crescita di aspetti intrapsichici e interpersonali del bambino nel suo funzionamento sociale ed emotivo. Quindi l’attaccamento nella fase primaria del bambino è descritto come “capo architetto”, nella quale le disposizioni genetiche variano il loro risultato a secondo della sua esperienza.

In questo prospetto, alcuni ricercatori sottolinearono come le aree del cervello riguardo l’autoregolazione e un possibile sviluppo del disturbo da deficit di attenzione/iperattività, possano essere influenzate dalle esperienze primarie di attaccamento.
Per concludere, una madre sufficientemente buona e con attaccamento di tipo sicuro è molto incisivo su bambini che presentano dei sintomi. Moltissimi studi infatti ci definiscono come un genitore responsivo può influenzare il bambino più di altri aspetti, ad esempio quello neurobiologico. Tutto ciò, perché un caregiver con una sicurezza nello stato mentale, ha un’ampia scelta di risposta nei confronti del comportamento del bambino che possiede dei deficit (Cena, Imbasciati, Baldoni, 2012).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il ruolo dell'educatore ed il disturbo da deficit di attenzione/iperattività

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Giulia Schinoppi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2016-17
  Università: Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della Formazione Primaria
  Relatore: Marco Cacioppo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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