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Il binomio inscindibile tra il Convento dei Domenicani di Taggia e Ludovico Brea. Considerazioni per la valorizzazione.

La realtà culturale e urbana nella quale gli artisti del tempo e, nel nostro caso, Ludovico Brea si trovavano ad operare

La predicazione dei padri domenicani avveniva oralmente rivolgendosi alle persone più dotte e attraverso dipinti di vario genere per poter coinvolgere ed erudire tutta la popolazione, anche quella analfabeta, che era allora in maggioranza.

Le città italiane del Basso Medioevo, e tra queste la stessa città di Tabia, oggetto del nostro studio, erano il fulcro della storia italiana. Esse con le loro mura proteggevano gli abitanti da eventuali attacchi nemici ed erano abbastanza sicure. Qui la vita trascorreva con gran vivacità e con numerose attività di vario genere, come ad esempio quelle di maniscalco, di fabbro, di fabbricante di carrozze, di albergatore ed erano presenti persone istruite che svolgevano attività di notai, medici, banchieri ed altre mansioni, indispensabili ad una vita attiva e in piena espansione. Un'altra caratteristica delle città italiane era la ricchezza di chiese sia in grandi che in piccoli centri come il nostro.

Nel Basso Medioevo si cominciarono a costruire le prime case in mattoni sostituendole a quelle in legno che erano molto più pericolose per il grave e frequente pericolo di incendi difficili da domare in quanto l'acqua era in certi luoghi scarsa e poco fruibile.

La città necessitava di regole in vari settori, che i cittadini dovevano rispettare e per questo vennero redatti degli Statuti, che affrontavano argomenti e problemi diversi come la regolamentazione dei lavatoi situati vicino ai corsi d'acqua, dove le donne andavano a lavare i loro indumenti e quelli della propria famiglia; la pulizia delle strade, in quanto a quell'epoca i cittadini potevano gettare rifiuti dalle finestre ad eccezione degli escrementi e questo rendeva le strade delle vere e proprie discariche a cielo aperto; circolazione stradale costituta allora da mezzi di trasporto quali cavalli con carri o carrozze; la vita durante la notte ed infine l'edilizia urbana.

A quell'epoca un altro problema da affrontare era la circolazione per le vie della città di animali di vario genere come cavalli, cani, maiali, polli e molti altri che svolgevano attività di spazzini ma lasciavano, in compenso, uno sgradevole odore lungo di esse.

Le case non erano ancora fornite di servizi igienici e disponevano di un'unica camera da letto dove dormiva tutta la famiglia molto spesso assai numerosa. La città medioevale era anche fornita di ospedali quasi sempre gestiti da religiosi e finanziati da offerte di famiglie benestanti. Lo scopo fondamentale di queste strutture non era solo quello di guarire le persone dalle malattie, ma di dare loro un vero e proprio ricovero.

Solo i lebbrosi non potevano essere ricoverati, perché per loro esistevano case speciali, situate al di fuori delle mura delle città per evitare contagi. Ciò che univa tutti gli abitanti di una città era la chiesa maggiore, alla cui costruzione tutti partecipavano con offerte di ogni genere o lavoro fisico. Si trattava di una vera e propria opera corale che rappresentava il Comune, la diocesi e il santo protettore.

Non distanti dalle città sorgevano i villaggi, per lungo tempo sottoposti al dominio di un signore, dove si svolgeva una vita rurale consistente nella coltivazione della terra, nell'allevamento del pascolo e nella cura dei boschi. Questi terreni venivano lavorati non dai proprietari, ma da persone che vivevano in condizioni semi-servili chiamati “rustici” (Viscardi A., Barni G., 1973: p. 501). Il rustico prendeva in locazione il terreno con un contratto che gli conferiva il diritto di lavorare le terre e di allevare gli animali, ma di contro doveva versare una cifra in denaro al proprietario e una parte di raccolto e di bestiame.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il binomio inscindibile tra il Convento dei Domenicani di Taggia e Ludovico Brea. Considerazioni per la valorizzazione.

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Informazioni tesi

  Autore: Ottavia Grenna
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Scienze del Turismo: impresa, cultura e territorio.
  Corso: Scienze del turismo
  Relatore: Sara Rulli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 38

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