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Riforme pro concorrenziali e crescita della produttività nell'Unione Europea

L’evidenza empirica

Diversi studi, a livello d'impresa, di settore, o di Paesi, hanno esaminato le correlazioni sia a livello micro sia macroeconomico, tra riforme del mercato dei prodotti, produttività e innovazioni, misurandone i tassi e i livelli di crescita.
La nostra ricerca interessa però nello specifico i Paesi aderenti all'UE, verranno perciò considerati solo due recenti studi che han tentato di analizzare l'efficacia delle riforme relative al Mercato Unico Europeo, cercando di individuare e valutare le performance
macroeconomiche in termini di rafforzamento della concorrenza e incremento di produttività e innovazioni, esclusivamente ad esse attribuibili.

Problemi di misurazione
Nello svolgimento di questo tipo di analisi sono molteplici le difficoltà che gli autori incontrano. In primis la misurazione stessa del grado di concorrenza e di regolamentazione può risultare complicata, specialmente se, come nei casi a riferimento, non si prende in considerazione solo un singolo settore bensì una macroregione costituita da numerosi Paesi; inoltre le riforme pro-concorrenziali non hanno una relazione diretta con la produttività, ma fungono da strumenti attraverso i quali ottenere delle condizione necessarie ad aumentarne i livelli ed (eventualmente) i tassi, ecco che la valutazione degli effetti può esser imprecisa ed incerta.

Variazioni nella produttività possono poi verificarsi a prescindere dalla modifiche nella regolamentazione del mercato, anche solo per il semplice fatto che il grado di concorrenza può migliorare senza un intervento normativo.
Generalmente per valutare il grado di concorrenza e dunque il potere di mercato, si utilizzano indicatori quali l'indice di concentrazione di Herfindahl e/o, ancor meglio, il margine di profitto (mark-up). È chiaro che in presenza di elevato potere di mercato i suddetti indicatori risultano moto alti, viceversa in caso di buona concorrenzialità.

Le misure in questione possono fornire però, in situazioni particolari, indicazioni fuorvianti: in caso di assenza di barriere all'entrata ad esempio, la forte minaccia di nuovi concorrenti fa sì che anche in mercati apparentemente oligopolistici il prezzo tenda comunque ad avvicinarsi al costo marginale (“mercati contendibili”), perciò un alto indice di concentrazione fornisce in questo caso un'informazione non veritiera del potere di mercato. Inoltre calcolare le quote di mercato di ciascun impresa richiede di possedere appunto i dati per ogni impresa, e di esser in grado di definire e misurare l'estensione dei mercati rilevanti sia in termini di prodotti che in termini geografici, cosa non affatto elementare e facilmente suscettibile ad errori di valutazione.

A seconda poi del momento in cui questi indici vengono misurati, essi possono mostrare risultati divergenti dovuti al “processo di selezione naturale”, infatti una maggior concentrazione e maggiori livelli di mark-up possono esser conseguenza di un ottimo grado di concorrenza del mercato che ha garantito l'efficienza allocativa e premiato le imprese più produttive (Aghion et al 2001).

Infine le alterazioni dei margini di profitto potrebbero verificarsi indipendentemente dal grado di concorrenzialità del mercato, ad esempio perché determinate da variazione del ciclo economico oppure soprattutto da variazioni del costo dei fattori produttivi (forza lavoro, materie prime, energia, capitale ecc).

Per quanto riguarda la misurazione del progresso tecnico, essendo incompleti i dati sulle innovazioni, si guarda all'intensità di Ricerca&Sviluppo (misurata dalla percentuale di spesa in R&S in rapporto al valore aggiunto) e al numero di Brevetti depositati, rispettivamente determinanti fondamentali e indicatori principali delle innovazioni tecniche. Entrambe però risultano essere delle misure imprecise, dato che la spesa in R&S delle imprese è solo uno degli svariati impulsi all'innovazione (istruzione, invenzioni, ricerca pubblica ecc.), mentre i brevetti rappresentano solo in parte il frutto dell'attività innovativa.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Riforme pro concorrenziali e crescita della produttività nell'Unione Europea

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Informazioni tesi

  Autore: Dario Cibin
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Trieste
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Elena Podrecca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 37

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Parole chiave

aiuti di stato
concorrenza
efficienza allocativa
abuso di posizione dominante
produttività
concentrazioni
efficienza produttiva
efficienza dinamica
intese e accordi tra imprese

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