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L'affidamento in Prova al Servizio Sociale: Profili Partecipativi e Giuridici

Aspetti patologici della misura: il giudizio di revoca

I requisiti di meritevolezza del condannato, oltre a rappresentare il punto di partenza per l'accesso alla misura in esame, integrano il presupposto indefettibile richiesto per la prosecuzione della probation. In ragione di ciò, come emerge dalla legislazione penitenziaria, la concessione di tale beneficio non avviene per il tramite di un provvedimento definitivo ed irrevocabile, essendo difatti prevista la possibilità di interrompere o sospendere il trattamento allorquando la condotta del reo non appaia più compatibile con la prosecuzione dell'alternativa penitenziaria. A tal fine, l'attuale versione della legge sull'ordinamento penitenziario, in virtù delle plurime interpolazioni normative susseguitesi nel tempo, prevede meccanismi sia di sospensione sia di revoca dell'affidamento in prova al servizio sociale e, in generale, delle misure alternative alla detenzione.

Nello specifico, l'affidamento in prova al servizio sociale è revocato quando il comportamento del condannato, contrario alla legge o alle prescrizioni dettate in sede di concessione della misura, appaia incompatibile con la prosecuzione della prova in misura tanto grave da non rendere sufficiente altro tipo di sanzione trattamentale, come ad esempio la modifica di obblighi o di divieti.
Sul punto giova chiarire che la condotta posta in violazione delle prescrizioni impartite ai fini dell'esecuzione della misura non integra di per sé reato, comportando, piuttosto, sic et simpliciter, la revoca della probation.

Il provvedimento di revoca è rimesso all'apprezzamento del Tribunale di sorveglianza, il quale, da come emerge dalla lettura dell'art. 47 Ord.pen., in sede di giudizio dovrà valutare il caso concreto soffermandosi sulla gravità oggettiva e soggettiva della condotta serbata dal reo; ed invero la revoca della misura non rappresenta una conseguenza automatica della violazione posta in essere: il condannato deve rivelare un atteggiamento globalmente negativo e costituire dunque una smentita della prognosi di rieducabilità formulata con l'ordinanza applicativa della misura. L'organo giurisdizionale competente a decidere sulla revoca della misura alternativa è il Tribunale di sorveglianza nella cui giurisdizione si svolge la prova e atteso che, a norma dell'art. 97, comma 7°, Reg.esec., l'esperimento può essere eseguito in località situata in una giurisdizione diversa da quella del giudice che ha applicato il beneficio. Non vi è sempre coincidenza tra organo giudicante che ha concesso la probation e quello deputato a disporne la revoca.

In base a quanto affermato dalla giurisprudenza dominante, al collegio giudicante può prendere parte anche il magistrato di sorveglianza che ha proposto la revoca stessa o emesso decreto di sospensione ai sensi dell'art. 51-ter Ord.pen.
Si precisa che il Tribunale di sorveglianza deve analizzare anche le prescrizioni adempiute dall'affidato, la qualità delle limitazioni imposte ed il grado di risocializzazione raggiunto. In tutti i casi, la decisione di revoca non può essere giustificata da fatti posti in essere nel periodo antecedente alla concessione della misura e, generalmente, non può essere motivata facendo riferimento esclusivamente ad un singolo episodio riconducibile al condannato salvo che si tratti di un'informazione particolarmente grave e sintomatica di una risposta negativa al trattamento rieducativo; inoltre può giustificare il provvedimento in discorso anche il possesso di sostanze stupefacenti da parte del condannato o di persone a cui questi si accompagna.

Qualora il fatto che ha determinato l'insaturazione del procedimento di revoca costituisca reato, il Tribunale di sorveglianza non è tenuto ad attendere la definizione del relativo procedimento penale, posto che in tale sede, ciò che rileva è la valutazione della condotta del condannato al fine di stabilire se lo stesso, prescindendo dall'accertamento giudiziale della sua responsabilità sia meritevole dei benefici penitenziari.
Similmente si è ritenuto che, anche la presentazione di denunce o querele nei confronti del soggetto affidato in prova può legittimare la revoca della misura ove si riscontri un'incompatibilità tra affidamento-affidato.

In ogni caso giova precisarlo, l'esercizio del potere di revoca deve essere giustificato tramite una motivazione logica, adeguata e non viziata, la quale, insieme al contraddittorio tra le parti che si esplica durante l'udienza, rappresenta una fondamentale garanzia per il condannato.
Il provvedimento di revoca dell'affidamento in prova al servizio sociale comporta il ripristino dell'esecuzione della pena in regime carcerario. Se è pacifico che per effetto della revoca, l'esecuzione in regime di affidamento in prova si interrompe e l'espiazione della pena prosegue in regime carcerario, è apparso dubbio se la parte di prova già scontata debba essere automaticamente messa nel nulla dalla causa di revoca o se, invece, possa tenersene conto laddove il giudice ritenga la condotta che ha determinato il venir meno della misura non sia così grave da rivelare l'inadeguatezza del processo di rieducazione e necessaria la revoca ex tunc.

Forte dell'orientamento alla luce della sentenza n. 343 del 1987, il periodo trascorso in affidamento in prova non può essere considerato privo di rilevanza per il solo fatto che la misura alternativa venga revocata. La Suprema Corte smentisce le conclusioni del Tribunale, annullando l'ordinanza impugnata ed imponendo al giudice del rinvio una compiuta spiegazione della gravità oggettiva e soggettiva del comportamento che ha dato luogo alla revoca e delle ragioni per cui esso impedisce di tenere conto della prova già svolta nel computo complessivo della pena.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'affidamento in Prova al Servizio Sociale: Profili Partecipativi e Giuridici

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Informazioni tesi

  Autore: Federico Floris
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze dei servizi giuridici
  Relatore: Maria Francesca Cortesi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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