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Il gioco libero dei bambini: tempo perso o educazione all'aperto?

Studi sul gioco

Sebbene i bambini siano sempre esistiti, non vale la medesima affermazione per “l’infanzia”, intesa da un punto di vista sociale. Una volta questa era solamente un’età precaria, in cui il bambino non era importante e si attendeva che diventasse grande.
Nell’età moderna, ovvero tra il XV e XVI secolo, con la prima rivoluzione industriale, se ne scoprì il valore sociale da cui conseguentemente dipende il valore conferito al gioco, poiché durante questa attività il bambino s’impegna tantissimo.

Nel 1423, Vittorio da Feltre, aprì a Mantova la “Ca’ Zocosa”, una scuola fondata sul valore del gioco e delle attività all’aperto; questa istituzione educativa durò pochi anni, ma lanciò un seme con fertilità futura.
Nel 1898, infatti, Carl Gros scrisse “The play of Animals” e, due anni dopo, “The play of man”. Gros fu il primo a studiare sistematicamente il comportamento animale dal punto di vista ludico: per lui il gioco era un comportamento naturale. Configurò nove categorie di giochi, quali:

1. Giochi di sperimentazione: sperimentare per capire gli errori;
2. Giochi di movimento: movimenti finalizzati per il piacere;
3. Giochi di caccia: per la sopravvivenza;
4. Giochi di lotta: anch’essi per la sopravvivenza;
5. Giochi d’amore: nel mondo animale si lotta per amore;
6. Giochi di costruzione: costruire per il piacere;
7. Giochi per curare: prendersi cura dei più piccoli;
8. Giochi d’imitazione: imitare i più grandi;
9. Giochi di curiosità: in natura la curiosità t’insegna a difenderti.

Oltre alla divisione dei giochi in categorie, egli scrisse un libro in difesa dell’aggressività, sostenendone l’essenzialità, imponendo però al contempo la capacità di gestione. Secondo Gros se l’uomo non avesse coltivato l’aggressività, non sarebbe, infatti, sopravvissuto a specie animali più forti.

Un’altra importante considerazione sul gioco viene esposta da J. Huizinga, autore del libro “Homo Ludens”, scritto nel 1939, il quale dimostra come la nostra civiltà si regga sugli stessi principi/regole che animano il gioco.

Huizinga descrive il gioco come attività normale e biologica dell’essere umano: i bambini giocano in quanto predisposti a farlo. Ogni attività ludica è un atto di libera scelta: si è liberi di giocare, ma non si è liberi nel giocare.

Questa differenza di libertà spiega come il bambino è si libero di giocare quando vuole, ma a patto che siano rispettate delle regole, poiché se si trasgredisce, l’attività crollerebbe e non esisterebbe più. Affinché questo possa esistere, occorre rispettare i suoi principi basati sulla condivisione.
Le norme del gioco sono elementi che caratterizzano la vita sociale.

Roger Caillois, autore del libro “I giochi e gli uomini”, definisce il gioco un’attività:
• Libera: nessuno ci obbliga;
• Incerta: non si può determinare in anticipo il risultato finale;
• Improduttiva: non crea né beni né ricchezza;
• Regolata: sottoposta a convenzioni (parola meno rigida di regole) più o meno vincolanti;
• Separata: il gioco è definito entro limiti di tempo e spazio;
• Fittizia: sinonimo di “Separata”, solamente che è un termine più soggettivo; il bambino ha la consapevolezza di entrare in una diversa realtà rispetto alla vita quotidiana.

PAIDIA: esuberanza irrequieta, divertimento libero, disordine e fantasia. Tale categoria si pone in contrasto rispetto alla teoria di Huizinga per il contesto delle regole. Secondo Caillois questa macro categoria è universale per tutti i bambini del mondo
e talvolta si presenta anche per gli adulti.

LUDUS: ordine, disciplina e regole. Nella concezione di Huizinga esisteva solo questa macro categoria.

All’interno di questi due poli antagonisti, Caillois distinse anche quattro tendenze che determinano le categorie del gioco: “Agon”, dal greco “spazio alla lotta”, in cui vince il migliore; “Alea”, dal latino “dado”, che si basa sulla scommessa e pertanto si vince o si perde per fortuna; “Mimicry”, che si basa sul concetto di credere e far credere qualcosa che non è vero agli altri, ed attinge dal mimetismo degli animali; infine “Ilinx”, che significa “vertigine”: è il desiderio di sprofondare nell’incoscienza, di provare piacere nel perdere il controllo del proprio rapporto con lo spazio, qui la dimensione del rischio è fondamentale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il gioco libero dei bambini: tempo perso o educazione all'aperto?

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Spada
  Tipo: Diploma di Laurea
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Motorie
  Corso: Scienze Motorie
  Relatore: Alessandro Bortolotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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Parole chiave

outdoor education
gioco libero
tempo libero
natura
adulti protettivi

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