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La Banca del Tempo e gli enti locali: il caso lombardo

Che cos’è una Banca del Tempo?

Possiamo definire la Banca del Tempo come una forma di associazione di mutuo aiuto dove gli associati mettono a disposizione il loro tempo per compiere determinate attività e si aspettano al contempo, di riceverne altre. L'uguaglianza è uno dei principi alla base dello scambio: il tempo è prezioso allo stesso modo per tutti e ha il medesimo valore a prescindere da chi lo offre, da chi lo riceve e da quale sia il servizio o la prestazione in oggetto. Lo scambio è possibile tra qualsiasi soggetto, indipendentemente dal sesso, dall'età, dalla posizione lavorativa e da quella sociale.Questo principio rende le persone contemporaneamente portatrici di bisogni e risorse e contribuisce a conferire loro la medesima dignità. Non conta la professione esercitata e neppure la condizione economica o sociale. Chi fa il manager, il medico o il commerciante è sullo stesso piano dell'impiegato, dello studente e dell'operaio oppure di chi è in pensione. È inoltre possibile anche pensare ad uno scambio fra singole persone da un lato e un'istituzione dall'altro, come un Comune ad esempio, o un servizio pubblico, per cui la fornitura di apparecchi elettronici quali fax, PC o telefono possono essere valutati in termini di ore di servizio da rendere in cambio.

Fondamentale è poi la reciprocità indiretta: ciascuno sia dona sia riceve, sapendo che il momento in cui offre la sua prestazione ad un altro socio è diverso da quello in cui riceverà ciò di cui ha bisogno; le ore si scambiano quando si ha tempo: la Banca non è un vincolo, ma un beneficio. Nessuno si deve sentire obbligato, se non si ha tempo, si rifiuta senza esitazioni e sarà chiamata la persona successiva nell'elenco. Inoltre, se il socio A offre la propria disponibilità al socio B, non è detto che quest'ultimo sia chiamato a soddisfare in futuro una richiesta di prestazione dello stesso socio A. Si tratta cioè di un sistema circolare e non bidirezionale in cui vi è un differimento temporale tra il momento in cui si dà e quello in cui si riceve e anche il socio con cui si effettua lo scambio può non essere lo stesso: ciò significa che colui che offre o riceve una prestazione ha un debito o un credito imputabile non ad un individuo specifico ma all'intero gruppo di soci della Banca del Tempo.

La reciprocità agisce in una sfera sociale a dir poco sconosciuta, che si situa tra l'economia e l'altruismo puro. Una delle difficoltà iniziali riscontrate durante la fondazione di una Banca del Tempo è stata, infatti, quella di fare comprendere questa sua specificità e diversità rispetto al puro volontariato e di chiarire ai suoi soci l'importanza del ricevere oltre che del dare. Gabriella Colosso, una delle pioniere, a Ivrea, delle prime Banche del Tempo in Italia racconta per esempio in un'intervista che “anche per noi la maggiore difficoltà non è stata che cosa offrire, ma cosa chiedere”. All'inizio non riuscivamo a superare la cultura dell'autosufficienza e del fare tutto da sé, atteggiamento naturale e normale per il lavoro di cura e familiare. Per riuscire abbiamo dovuto sforzarci e ci sono volute due riunioni per l'esame collettivo dei bisogni”. Per tradizione e per l'influenza della religione cattolica, la nostra è una cultura della solidarietà del dono senza ritorno. Invece, la reciprocità che si attua nel mutuo aiuto favorisce la creazione di legami sociali.

Non c'è dubbio che decidere di far parte di una Banca del Tempo sia un atto volontario, e ancora di più prendere l'iniziativa per promuoverne e farne nascere una. Tuttavia il “volontario” è definito come colui che dà a chi non ha e a chi non può e la propria partecipazione ad un'associazione di volontariato è direttamente conseguente al tempo che egli può spendere per dedicarsi agli altri in una direzione univoca. Anche se è evidente che le attività della Banca del Tempo si collochino al di fuori del circuito economico, tuttavia le azioni circolano in un'ottica di scambio paritario tra dare e avere.
Un'altra difficoltà iniziale nella costituzione di una Banca del Tempo è proprio riconoscere le proprie capacità, per cui spesso si pensa subito alla propria professione. Al contrario, tra gli altri principi fondanti emerge la promozione di sé attraverso la libera manifestazione delle attività, dei talenti e dei saperi personali, nell'ottica di un miglioramento del benessere globale e della qualità della vita. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Banca del Tempo e gli enti locali: il caso lombardo

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Informazioni tesi

  Autore: Linda Pagani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Sociologia
  Corso: servizio sociale
  Relatore: Paolo Rossi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

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