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Profilo storico del matrimonio concordatario: dai Patti Lateranensi agli Accordi di Villa Madama

I Patti Lateranensi - Le trattative

La conclusione della Grande Guerra e la successiva Conferenza di Pace offrirono l’occasione per il primo incontro informale tra S. Sede e Governo italiano in merito alla Questione romana. Il 17 dicembre 191825 papa Benedetto XV e il Segretario di Stato, card. Gasparri, chiesero al card. Maffi di intercedere presso il card. Mercier in Francia al fine di individuare un canale diplomatico, tra le delegazioni che erano a Versailles, così da prendere contatto con il rappresentante italiano . Il primo maggio 1919, a Parigi, in un confronto tra il delegato dei vescovi messicani, Mons. Kelley, e il Consigliere della delegazione italiana Brambilla ci si accordò per un successivo colloquio informale da tenersi il 18 seguente con il Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Orlando, durante il quale si discusse poi prevalentemente di questioni territoriali.

[…] “Monsignor Kelley … arrivò a Roma il 22 maggio. Lo stesso giorno andò in Vaticano da monsignor Cerretti, allora segretario degli Affari ecclesiastici straordinari, che lo accompagnò subito dal cardinale Gasparri, al quale espose tutto colla massima precisione. Il cardinale e monsignor Cerretti andarono subito dal Papa e tornarono, dopo un’ora, dicendo che lo stesso monsignor Cerretti il giorno 24 sarebbe partito per Parigi per incontrarsi con Orlando, e che monsignor Kelley lo avrebbe accompagnato, senza però più occuparsi della Questione romana. II 10 giugno, previi accordi con Brambilla, monsignor Cerretti si incontrò con l’onorevole Orlando nella camera 135 dell’hótel Ritz. Orlando confermò tutta la conversazione avuta con monsignor Kelley, e Monsignor Cerretti gli sottopose un breve esposto della Questione e della sua possibile soluzione, scritto di propria mano dal cardinale segretario di Stato. Finita la lettura del documento, Orlando disse che, in massima, accettava, e si passò alla discussione dei punti principali.”

Il dialogo tra Vaticano e Stato italiano subì, tuttavia, una battuta d’arresto a causa della caduta del Governo presieduto dall’on. Orlando. Nello stesso periodo la Chiesa stava gradualmente riallacciando relazioni con tutti i principali Paesi, non ultima la Francia. In Italia invece fu il Messaggero, quotidiano della Capitale, a riaprire il dibattito sulla Questione Romana. Ciò produsse effetti anche all’interno delle aule parlamentari tanto che nella seduta del 21 giugno 1921 l’allora on. Mussolini così intervenne:”

[…]Ma vi è un problema, che trascende questi problemi contingenti e sul quale io richiamo l'attenzione dei rappresentanti del partito popolare, ed è il problema storico dei rapporti che possono intercedere, non solo fra noi fascisti e il partito popolare, ma tra l'Italia e il Vaticano. Tutti noi, che dai 15 ai 25 anni, ci siamo abbeverati di letteratura carducciana, abbiamo odiato una ‘vecchia vaticana lupa cruenta’ -, di cui parlava Carducci, mi pare, nell'ode ‘A Ferrara’; abbiamo sentito parlare di «un pontefice fosco del mistero» al quale faceva contrapposto un poeta Vate dell'augusto vero e dell'avvenire; abbiamo sentito parlare di una tiberina «sazia di nere chiome» che avrebbe insegnato le macerie di una ruina senza nome al pellegrino avventuratosi verso San Pietro. Ma tutto ciò che, relegato nel campo della letteratura , può essere brillantissimo, oggi a noi fascisti, spiriti eminentemente spregiudicati, sembra alquanto anacronistico. Affermo qui che la tradizione latina e imperiale di Roma oggi è rappresentata dal cattolicismo. (Approvazioni). Se, come diceva Mommsen, 25 o 30 anni i a , non si resta a Roma senza una idea universale, io penso e affermo che l'unica idea universale, che oggi esista a Roma, è quella che s'irradia dal Vaticano.
Sono molto inquieto, quando vedo che si formano delle Chiese nazionali, perché penso che sono milioni e milioni di uomini, che non guardano più all'Italia e a Roma. Ragione per cui io avanzo questa ipotesi; penso anzi che, se il Vaticano rinunzia definitivamente ai suoi sogni temporalistici - e credo che sia già su questa strada - l ' Italia , profana o laica, dovrebbe fornire al Vaticano gli aiuti materiali, le agevolazioni materiali per scuole, chiese, ospedali o altro, che una potenza profana ha a sua disposizione. Perché lo sviluppo del cattolicesimo nel mondo, l'aumento dei 400 milioni di uomini, che in tutte le parti della terra guardano a Roma, è di un interesse e di un orgoglio anche, per noi che siamo italiani”.


Il Segretario di Stato Vaticano card. Gasparri ricordò così quei momenti nel suo memoriale “La Storia documentata della Conciliazione tra la Santa Sede ed il Governo d’Italia” scritta alcuni anni dopo la firma dei Patti:

Queste parole pronunziate nel Parlamento, ostile nella sua grande maggioranza ad ogni idea religiosa–cattolica, da un uomo ritenuto energico nelle sue idee, furono da me, come da altri, lette con un sentimento di curiosità, misto ad un sospiro di speranza. Il 28 ottobre 1922 avvenne la marcia su Roma; e alcune settimane dopo il mio compianto amico, Conte Avv. Carlo Santucci, Senatore del Regno, mi disse che l’On. Benito Mussolini desiderava avere un colloquio con me.

E’ necessario notare che nello stesso documento l’incontro viene riportato con intestazione denominata “CAPO I Colloquio privato coll’On. Benito Mussolini nel luglio 1921” : la diversità di data, come pure altre incongruenze nel testo, è sicuramente legata al fatto che la stesura delle memorie avvenne alcuni anni dopo gli eventi descritti. Sembra invece accertato che l’incontro si tenne il 19 o 20 gennaio 1923 con la mediazione del senatore avv. Santucci. Così il card. Gasparri riporta:

”[…] Allora io gli esposi il mio pensiero o piuttosto il pensiero di tutti i Romani Pontefici dopo il 1870, compreso Pio IX: i quali avevano auspicato una composizione della questione romana, ma una giusta composizione; ora una giusta composizione esige una base territoriale, perciò i Romani Pontefici hanno sempre respinto la soluzione data dalla così detta legge delle guarentigie. […]L’On. Mussolini ascoltava ciò senza dare alcun segno di contraddizione“.

Proseguendo nella cronistoria prospettataci dal card. Gasparri, successivamente a questo incontro incominciarono quelli che egli chiamò ‘Trattative segrete non autorizzate tra “Domenico Barone, Consigliere di Stato del Regno d’Italia e il Sig. Commendatore Francesco Pacelli, Avvocato Concistoriale, Giureconsulto della Santa Sede”.

Il Segretario di Stato Vaticano ritenne tuttavia
“[…] che senza una formale autorizzazione, a queste riunioni sia preceduto un tacito consenso o almeno una tolleranza con qualche opportuno consiglio di S.E. Mussolini per il Comm. Barone e del Santo Padre per il Signor Pacelli.”

I rapporti tra Mussolini e la Chiesa subirono un radicale cambiamento dopo il discorso pronunciato dal medesimo il 3 gennaio 1925, che attestò la trasformazione del fascismo in senso autoritario. La bocciatura da parte del Pontefice della riforma della legislazione ecclesiastica, ultimata nello stesso anno dalla commissione istituita dal ministro di Grazia e Giustizia Alfredo Rocco, va inserita in questo mutato contesto di relazioni tra lo Stato fascista e il Vaticano. Benché infatti durante i lavori preparatori fossero stati accolti molti suggerimenti avanzati da parte ecclesiastica, la riforma appariva nel complesso ancora legata alla concezione liberale in base alla quale è lo Stato che decide unilateralmente gli spazi di autonomia da concedere, mentre il Vaticano mirava invece a un accordo bilaterale, ben conscio che ciò avrebbe modificato la natura stessa dei rapporti con lo Stato italiano. Il giorno 30 agosto il comm. Barone, dopo gli ultimi incontri avuti con l’avv. Pacelli, comunicava a Mussolini tramite lettera che le parole rilasciate dal S. Padre lasciavano sperare in un consenso per un possibile avvio ufficioso delle trattative sulla base di vincoli che vennero così esposti:”

[…]V.E. ha segnato una sola pregiudiziale, quella cioè che, giungendosi ad un accordo, la Santa Sede riconosca con esso la definitiva sistemazione della Questione Romana e accetti quindi lo stato di cose segnato nel 1870, quando venne formato il Regno d’Italia con Roma capitale. Richiede perciò l’E.V. una rinunzia esplicita da parte della S. Sede a qualunque rivendicazione temporale nei confronti del Regno d’Italia. Il Pontefice, informato di queste sue premesse, si è dimostrato disposto ad accettarne senz’altro la sostanza nella speranza che si addivenga ad una definitiva disposizione dei rapporti coll’Italia e non già alla stipulazione di un modus vivendi solo temporaneo.

Questa informativa impresse una accelerazione al corso degli eventi, come dimostra anche il tono con cui il Capo del Governo, nel suo discorso del 13 maggio 1929 alla Camera, richiamò quei momenti:
”[…] Il 4 ottobre 1926, Mussolini consegna al consigliere Barone un autografo col quale lo incarica di chiedere alla Santa Sede a quali condizioni sia disposto ad addivenire ad una amichevole, generale, definitiva sistemazione dei suoi rapporti con lo Stato italiano. Il 6 ottobre, il cardinale Gasparri scrive a Pacelli rispondendo, in massima, in modo affermativo alla richiesta. Trattative in ottobre, novembre, dicembre. Il 10 dicembre 1926, Sua Maestà il re autorizza l’apertura delle trattative ufficiali.”

Il 24 ottobre l’avv. Pacelli ricevette quindi formalmente dal Pontefice l’incarico di avviare le trattative con la controparte rappresentata dal comm. Barone sulla base di sei punti essenziali, il quinto dei quali richiedeva che venissero elaborati due documenti, un Trattato, per disciplinare gli aspetti riguardanti la sovranità e i limiti territoriali da riconoscere al Vaticano, e un Concordato, che regolasse i rapporti reciproci tra Stato italiano e Chiesa in ambito religioso. Per la loro redazione si resero necessari due schemi, strutturati in articoli, su ognuno dei quali si svolse a inizio 1927 la discussione. Ben presto, tuttavia, le trattative subirono una battuta d’arresto.
L’origine di questo stallo va rinvenuta nell’ambizione del regime, a partire dal 1925, di monopolizzare l’educazione dei ragazzi e ciò implicava la marginalizzazione delle associazioni cattoliche. Sul finire dell’anno 1926 Barone avvisò Mussolini della delicatezza e della pericolosità di uno scontro con la S. Sede relativamente al tema della istruzione giovanile; il Capo del Governo, però, non intendeva retrocedere su di un punto basico per la costruzione del nuovo Stato fascista. [...]

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Profilo storico del matrimonio concordatario: dai Patti Lateranensi agli Accordi di Villa Madama

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Gandolfi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2016-17
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Lucia Scalera
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 122

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Parole chiave

matrimonio
concordato
patti lateranensi
diritto canonico
1984
1929
relazioni stato-chiesa
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storia del diritto ecclesiastico

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