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Best Practice nell'adozione dei principi delle Cure Palliative nella fase avanzata e terminale di malattia: Benchmarking tra quattro R.S.A. lombarde

Possibilità nel riconoscere le best practices e resistenze nel promuovere il cambiamento culturale

Il presente lavoro, se da un lato non pretende certo di inserirsi a pieno titolo nell’ambito delle più classiche e tradizionali metodologie di benchmarking, in considerazione del fatto che è stato realizzato individualmente da chi scrive – mentre un progetto di benchmarking prevede, come già espresso nel secondo capitolo, la costituzione di una solida rete di collaborazione tra organizzazioni partecipanti ed un team che coordini l’intero processo -, dall'altro lato tuttavia esprime la propria convinzione sulla validità di tale strumento di analisi della gestione che, anche in ambito sanitario, può criticamente indurre e contribuire, sulla base delle evidenze riscontrate, al miglioramento della qualità dei servizi offerti con un conseguente e pratico innalzamento del grado di soddisfazione di utenti e operatori, e ciò anche all'interno di una apparentemente acclarata valutazione osservazionale delle isorisorse, che ha indotto chi scrive a provare un tale confronto, nel tentativo di ovviare alle difficoltà incontrate durante il proprio percorso professionale e durante le fasi del presente studio.

Nel corso dello svolgimento dell’indagine si ha avuto l’impressione e la sensazione che la difficoltà culturale nell'accettare ed implementare le Cure Palliative in ambienti sanitari e sociosanitari (RSA) che non siano gli hospice, è ampiamente surclassata da un deficit di cultura manageriale, organizzativa e gestionale che ancora interpreta il confronto strutturato su indicatori prestabiliti (benchmarking) in termini di giudizio e non di potenziale stimolo al miglioramento.
Nonostante ciò, occorre riconoscere la piena disponibilità di Direttori e/o Responsabili Sanitari delle strutture coinvolte nel reperire le cartelle dei pazienti deceduti nei mesi precedenti al giugno 2015, oltre che, in alcuni casi, nel contattare previamente i parenti degli stessi per verificarne la disponibilità, nel coinvolgere e stimolare costruttivamente medici, personale infermieristico, socio-assistenziale, educativo e/o di riabilitazione nella compilazione dei questionari.

Effettuando una analisi comparativa dei dati raccolti tramite i tre principali strumenti di indagine (cartelle cliniche, questionario agli operatori, questionario ai familiari) pare emergere come detentrice di best practice nell’adozione dei principi delle Cure Palliative nella fase avanzata e terminale di malattia la RSA “Angelina e Angelo Pozzoli” di Legnano.

Tale posizionamento è valutabile da diversi fattori emersi. Innanzitutto si osserva la pressochè unanime alta soddisfazione espressa dai familiari dei pazienti deceduti negli ultimi tre mesi (aprile, maggio, giugno 2015). Inoltre, sebbene tutti gli operatori di ogni RSA coinvolta ritengano soddisfacente la qualità dell’assistenza e delle cure erogate all’ospite e ai suoi familiari negli ultimi mesi o settimane di vita e si dichiarino a conoscenza delle Cure Palliative rivolte alla fase terminale di vita da applicare ed utilizzare anche in ambito geriatrico presso la struttura dove lavorano, nel caso della RSA “Angelina e Angelo Pozzoli” la maggior parte degli operatori (67%) è concorde nell’affermare che sono stati realizzati corsi di aggiornamento, adottate Linee Guida e definiti percorsi operativi di natura assistenziale da attuare nel contesto dei ricoveri, ma soprattutto è largamente diffusa la consapevolezza tra tutti gli operatori sanitari e socio-assistenziali che protocolli e procedure operative relativi ai principi che rimandano alle Cure Palliative sono stati definiti e promossi inizialmente a cura dalla Direzione Sanitaria in quanto riconosciute buone pratiche da adottare e diffondere.

Sussiste una consapevolezza unanime, collettiva e ben ridistribuita che non esiste la necessità di far ricorso ad alcun tipo di consulenza esterna, ma che sono presenti protocolli di riferimento, procedure, iniziative, attività ed interventi finalizzati a consentire un’assistenza orientata all'attenzione della qualità della vita allorquando si manifesti e conclami un decadimento critico e irreversibile del paziente tramite una attenta e puntuale rivalutazione collettiva delle problematiche clinico-assistenziali da parte del team dei curanti. Un’alta percentuale dei rispondenti (89%) considera la comunicazione interna (tra figure professionali e operatori) funzionale e fluida, oltre che ben strutturata e pianificata.
Il fatto che la medesima percentuale di operatori (67%) indichi che la famiglia venga informata e sostenuta nella fase della terminalità ed in quella anticipatoria del lutto imminente tramite il medico e l’intera équipe conferma l'alto coinvolgimento di tutti gli operatori nell’assistenza al paziente e alla sua famiglia (qualcuno specifica che il medico informa e l’équipe sostiene).

Infine, rispetto alle cartelle cliniche, nel diario clinico vengono sempre compilati tutti gli items previsti e soprattutto, con costanza e sistematicamente, viene rilevato il dolore tramite la somministrazione della scala PAINAD; unica eccezione una non sempre ampia completezza nella sintesi dei colloqui con i familiari.
È certamente utile segnalare che non tutti i valori rilevati volgono sempre e solo a favore della RSA individuata come detentrice di best practice, indicando così che in ogni realtà sociosanitaria considerata emergono ambiti di eccellenza e, viceversa, campi di azione all'interno dei quali sarebbe opportuno apportare modifiche e miglioramenti.

E’ il caso dell’adozione all'interno dell'équipe multiprofessionale di cura dell'uso di una rivalutazione con cadenza settimanale del piano di cura e assistenziale del paziente in fase terminale di malattia tramite l'utilizzo e l'applicazione di un audit clinico. Come già visto nelle figure 5 e 6, presso il Pio Albergo Trivulzio, ma anche presso la RSA “La Pelucca” sebbene in misura minore, tali metodologie di lavoro sono ben presenti e consolidate (secondo quanto dichiarato dagli operatori intervistati) ad indicare non solo un’attenzione formale e puntuale di tutte le figure professionali, ma anche il coinvolgimento collettivo nel rivalutare problemi e necessità terapeutico-assistenziali del paziente in fase avanzata di malattia, oltre a quelli della sua famiglia.

Occorre comunque ricordare e considerare che le “tempistiche” lavorative in sanità risultano sempre più compresse all’interno dei servizi, il che rende spesso complesso individuare e mantenere una riunione d’équipe multiprofessionale con una rigorosa cadenza settimanale. In alcuni casi si ovvia (e sembra si possa ovviare) con la presenza di tutte le figure professionali presenti in struttura al momento del passaggio delle consegne, come avviene presso la RSA “Angelina e Angelo Pozzoli”, così come è stato riferito dal Responsabile Sanitario.

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Manuela Trentini
  Tipo: Tesi di Master
Master in Funzioni di Coordinamento delle Professioni Sanitarie
Anno: 2015
Docente/Relatore: Flavio Cruciatti
Istituito da: Università Carlo Cattaneo - LIUC
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 77

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