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La poetica della casualità in Film rosso di Krzysztof Kieslowsi

'Il Decalogo': dieci brevi film, dall'amore alla morte


Durante la lavorazione di Senza fine Kieslowski sta già pensando ad un film estremo, crudo, che parla della condanna a morte di un assassino. Piesiewicz, attratto dalla contraddizione del tema, propone al regista un' idea che lo ossessiona da anni: realizzare un film sul Decalogo, sui dieci comandamenti dell'Antico Testamento su cui anche gran parte della giurisprudenza si fonda. A Kieslowski la proposta piace e pensa di dirigere solo l'episodio Non uccidere, lasciando ad altri giovani registi i restanti episodi. Successivamente, nei diciotto mesi di stesura della sceneggiatura che scrive insieme a Piesiewicz, viene rapito dalla potenzialità delle dieci storie e decide di dirigere tutti e dieci gli episodi. Le sceneggiature vengono proposte alla Televisione Polacca, che le tiene bloccate per un anno prima dell'arrivo dell'approvazione definitiva del progetto da parte dei vertici.

Il finanziamento della Televisione di Stato è però troppo esiguo; Kieslowski allora decide di rivolgersi al Ministero della Cultura per realizzare due lungometraggi da due episodi del 'Decalogo' ('Il Decalogo' è costituito da dieci storie della lunghezza di circa cinquanta minuti l'una). Nascono così Breve film sull'uccidere e Breve film sull'amore. Complessivamente ci vollero cinque anni per realizzare il progetto dei dodici film, uno sforzo produttivo enorme per la Televisione Polacca e per il regista. 

Piesiewicz ebbe l'ispirazione al 'Decalogo' mentre si trovava nel Museo Nazionale di Varsavia, alla vista di un dipinto polacco del XIV secolo che raffigurava le Tavole della Legge. Nel dipinto si “raccontavano” i dieci comandamenti con dieci scene di vita quotidiana. In tutto questo risaltava la libertà espressiva dell'artista, che esprimeva la vita quotidiana del suo tempo, con le sue difficoltà e la crisi dell'uomo di fronte alla legge. Tutto questo senza enfatizzare il rapporto Dio-uomo, proprio come nel condominio dove si svolgono i dieci episodi del 'Decalogo'.

Un luogo per raccontare le vicissitudini dell'uomo, dove la caratteristica divina dei dieci comandamenti è a volte solo allusiva, per introdurci nel mondo tutto umano che  Kieslowski ci vuole raccontare. Dice lo stesso regista: “Non credo che i comandamenti siano la legge fondamentale della religione ebraico-cristiana. Per me sono solo dieci frasi, ben scritte, che cercano di regolare i rapporti fra la gente. E sono interessanti perché nessuna ideologia li ha mai messi in discussione. Quel che mi affascina, dei comandamenti, è che tutti siamo d'accordo sul fatto che siano giusti, ma al tempo stesso li violiamo, tutti i giorni. M'interessano perché consentono di indagare sulla doppiezza dell'uomo”.

Ciò che muove tutto il film è la volontà di capire il mondo è l'impossibilità di capirlo. Il dualismo tra l'osservazione esterna degli eventi della vita, la loro “casualità” e l'indecifrabilità dei rapporti umani che si muovono a volte irrazionali spinti dalla forza delle emozioni. È qui che assume significato “l'uomo del mistero”, il personaggio interpretato da Artur Barcis, che è presente in tutti gli episodi tranne che in uno, in quanto in fase di montaggio il regista polacco si rese conto che in quel contesto risultava fuori luogo. Un personaggio silenzioso che osserva; è presente, ma non interviene, testimone degli eventi drammatici dei personaggi. È l'incarnazione del mondo, degli altri, che si sfiorano senza fermarsi e che pure avrebbero potuto cambiare gli eventi. Il suo sguardo è a volte compassionevole a volte indifferente: presente ma assente. Non una presenza divina-terrena, ma semmai un frammento di Dio che è in tutti noi, secondo il pensiero spinoziano.

Perché avvengono determinati avvenimenti? Da questa domanda arriva la spinta degli uomini verso qualcosa di non-terreno, l'esigenza di un Dio giudice e motore della vita, per rifuggire all'idea del caos il ricercare a tutti i costi il perché è una trappola, niente dimostra che se le cose accadono ci sia necessariamente una finalità e soprattutto che ci sia bisogno di questa per comprendere la vita. Come dice lo stesso Kieslowski: “in generale il “messaggio” dei dieci film, se esiste, è di cercare Dio in altre cose che vadano oltre Dio”.

Kieslowski e Piesiewicz descrivono una realtà fondata sulle relazioni interpersonali, dove ognuno e completamente esposto all'altro. Non è un caso se nel 'Decalogo' la cinepresa si sofferma spesso sugli scambi di sguardi. La “spiegazione” profonda della vita sta negli eventi in quanto catena infinita di concause di cui è impossibile risalire all'origine. Ed è da questo che nasce quello che noi chiamiamo “il caso”.

La realtà esiste dall'esperienza, conosciamo quello che ci circonda perché qualcuno ci dice che quel qualcosa viene chiamato in un certo modo. In questo modo un albero è un albero, una foglia è una foglia e l'amore è un sentimento. L'esperienza ci porta a riscrivere continuamente la realtà, e ogni volta il nuovo che nasce, si fonda sulle ceneri del concetto-pensiero precedente. I personaggi dei dieci episodi vengono portati da Kieslowski e Piesiewicz ad un punto di crisi, tanto da riconsiderare i loro valori. Una parte di loro muore e una parte nasce. E su questo principio che si muove tutto 'Il Decalogo': un percorso in continuo cambiamento. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La poetica della casualità in Film rosso di Krzysztof Kieslowsi

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Informazioni tesi

  Autore: Claudio Nappi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Sassari
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Sergio Scavio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 64

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