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Alla ricerca del padre perduto

Il Padre Oggi

Siamo così giunti al padre odierno, "l'assente inaccettabile" di Risè, con la sua "evaporazione" per dirla come Recalcati, o "rarefazione", seguendo l'espressione di Zoja. Con tale termine l'autore vuole comprendere sia la frequenza con cui le donne allevano da sole i figli (regressione dell'uomo verso il maschio), sia la rarefazione dei riti di passaggio all'età adulta mediate da figure paterne autorevoli. Quello che sembra venire a mancare è un principio verticale, capace di costituire un modello per la crescita, a vantaggio di un principio orizzontale incapace però di innescare processi fondati sulla responsabilità.

L'effetto è quello di retrocedere sempre più verso la dimensione del branco, verso l'irresponsabilità. In passato i padri rappresentavano, nell'immaginario collettivo, la responsabilità ma, quando questa è venuta meno, la mente paterna, unitamente a quella della collettività, ha cominciato ad entrare in crisi e a smarrirsi, arrivando ad un "collasso psicologico". L'uomo moderno, anche se ancora intenzionato a costruire la paternità, a differenza dell'uomo appartenente all'antichità, non promuove la nascita psicologica del figlio come figlio e del figlio come padre all'interno della società: nell'ultimo paio di generazioni tutto è cambiato. L'immagine del gruppo famigliare tradizionale è quasi dissolto; nuovi assetti si sono venuti delineando – si pensi al progressivo aumento di divorzi e le inevitabili conseguenze psicologiche e sull'organizzazione di vita quotidiana dei figli – e compare quindi una diade prima sconosciuta: il padre con un figlio piccolo.

Nel caso estremo, ben esaminato da Zoja, i nuovi padri possono essere associati a una nuova stereotipia. Il padre attuale, in effetti, è frequentemente raffigurato giovane, bello, seminudo, in jeans e a torso nudo: è ridotto a corpo e quindi il ruolo paterno sembra sottolineare il passaggio a un accudimento primario del bambino. Tradizionalmente, nella società occidentale, che è quella in cui viviamo e quella in cui vive anche il resto del mondo a causa della globalizzazione, e che nel bene e nel male è una società patriarcale, il padre esercita la funzione di intervenire nell'educazione dei figli dopo la madre, insegnando loro come si sta nella società. Semplificando, in una fase cosiddetta primaria, il figlio è affidato alla madre, o a chi esercita quella che chiamiamo "funzione materna", che in questa fase accudisce fisicamente il bambino e si prende cura di soddisfare i suoi bisogni.

Il bambino, però, non può soltanto avere bisogni, desideri, istinti da soddisfare immediatamente, e nella fase secondaria, si inizia quindi a insegnargli la limitazione dei bisogni proprio per introdurlo nella società e nella famiglia, che è una micro-società. Zoja, in un'intervista rilasciata il 18 settembre 2012 a Elena Petrassi, ha dichiarato che per "funzione paterna" intende proprio la capacità di dire di "no", di limitarsi, di imparare la disciplina, che è un fatto tutto culturale che ben si addice alla figura paterna, anch'essa creazione artificiale. A tal proposito Giancarlo Trentini (2001), psicologo sociale milanese, ha fatto distinzione tra" codice affettivo paterno", le cui regole interne possono essere rappresentate dalla "normatività", "riconoscimento della competenza", "meritocrazia" e "verticalità gerarchica", e "codice affettivo materno", predominato da un principio di equivalenza fra tutti i membri di un gruppo famigliare, che sottende "protezione", "appartenenza", "orizzontalità". [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Alla ricerca del padre perduto

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Informazioni tesi

  Autore: Elisabetta Alberti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Alberto Zatti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 27

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