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La stimolazione cognitiva nella malattia di Alzheimer: descrizione di una esperienza

Evidenze scientifiche della Cognitive Stimulation Therapy

Come ho già accennato, la CST è uno dei trattamenti più moderni. Ciò nonostante, vanta di numerosi studi sperimentali, volti a dimostrare la sua evidenza scientifica di base e la sua efficacia terapeutica. Tra le varie ricerche condotte negli ultimi anni, ne presento alcune portate avanti nel contesto italiano.

La prima ricerca riguarda uno studio realizzato per valutare la validità del Protocollo italiano di stimolazione cognitiva. Lo studio sperimentale è stato condotto su 39 soggetti anziani affetti da demenza lieve-moderata divisi in 2 gruppi: il gruppo sperimentale è stato trattato con la CST-IT, mentre quello di controllo ha svolto delle semplici attività educative, come la lettura di brani o giornali.

Inizialmente, entrambi i gruppi sono stati esaminati tramite batterie neuropsicologiche, per valutare il grado di decadimento cognitivo. In seguito, il gruppo sperimentale ha effettuato 14 sessioni di CST (2 alla settimana) per 7 settimane, a differenza di quello di controllo, che svolgeva attività per la stessa durata, a carattere educativo. Ogni sessione del protocollo di CST-IT prevedeva che vi fosse un’introduzione di 10 minuti, dove il gruppo veniva accolto e cantava una canzone; una seconda parte di 25 minuti dove venivano svolte le attività cognitive principali e una parte conclusiva di 10 minuti di saluti.

Alla fine delle 14 sessioni entrambi i gruppi sono stati valutati nuovamente con il MMSE e l’Alzheimers’s Disease Assessment Scale-Cognitive.
Nell’arco delle 7 settimane di studio il gruppo sperimentale, grazie alla CST, ha mantenuto i punteggi iniziali all’MMSE invariati, mentre nel gruppo di controllo è stato rilevato un notevole deterioramento cognitivo. In particolare, la CST-IT, nei pazienti sperimentali ha migliorato sia le capacità comunicativo-espressive, che la qualità di vita percepita, in conformità ai punteggi dell’ADAS-Cog subscale e le scale di valutazione per la depressione e l’ansia.
Lo studio, pertanto, ha rivelato l’efficacia della versione italiana del protocollo di stimolazione cognitiva, proponendola come una valida terapia affiancata al trattamento farmacologico, per la cura della demenza di Alzheimer. (Capotosto et al., 2016).

In un altro studio sperimentale realizzato presso gli ospedali di riabilitazione dell’IRCCS Fondazione S. Lucia di Roma e dell’Istituto S. Francesco di Vasto Marina (Chieti) in collaborazione con l’Università degli studi dell’Aquila la stimolazione cognitiva ha evidenziato risultati simili a quelli ottenuti nello studio precedente. Il trattamento è stato valutato con uno studio sperimentale, con il fine di valutarne la sua efficacia, anche in rapporto alle condizioni dei pazienti.

I pazienti presi in esame sono stati 30 anziani, precisamente 13 maschi e 17 femmine sottoposti a 12 mesi di trattamento con la stimolazione cognitivo-comportamentale. Come di prassi sono stati valutati tramite batterie neuropsicologiche e successivamente divisi in 2 gruppi: chi aveva ottenuto un punteggio pari a 16,5 all’MMSE rientrava nel gruppo considerato medio-lieve; chi aveva invece ottenuto un punteggio non superiore a 9,6 veniva categorizzato come medio-grave. La batteria di test utilizzati nel protocollo di ricerca è stata applicata all’inizio del trattamento, dopo 6 mesi e al termine dello stesso. I test utilizzati sono il MMSE, il Boston naming test (Kaplan et al., 1983), lo Street’s completion test (Street, 1931), il Test della figura di Rey, le Matrici attentive, il Token test (De Renzi, Vignolo, 1962), il test di Fluenza verbale ed infine il test di Capacità comunicativa.

Il trattamento, come ho accennato è stato complessivamente di 12 mesi, diviso in 2 cicli di 6, con una cadenza di 3 incontri a settimana, ciascuno della durata di 3 ore. Secondo il protocollo di stimolazione la seduta giornaliera prevedeva una prima ora focalizzata sulla stimolazione della comunicazione, dell’orientamento spazio-temporale e delle abilità cognitive con attività di gruppo, e una seconda e terza ora dedicate alla stimolazione delle attività della vita quotidiana. Alla fine del trattamento i pazienti sono stati valutati. I dati sono stati elaborati utilizzando “Statsoft, 2000”, applicando un livello di significatività di p > 0.05.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La stimolazione cognitiva nella malattia di Alzheimer: descrizione di una esperienza

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Dall'Acqua
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicobiologia
  Relatore: Patrizio Tressoldi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 34

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