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La dispersione Scolastica nei quartieri più critici di Napoli e Palermo: quando l’istruzione può rappresentare la cura al suo stesso malessere

La diffusione del fenomeno di dispersione scolastica legata alla devianza giovanile nelle periferie delle due metropoli: cause e conseguenze

Se pure è vero che non esiste un collegamento netto tra dispersione scolastica e devianza giovanile, è anche dimostrato che, per i ragazzi al di fuori del circuito scolastico e con background ben definiti, è molto più facile scegliere un percorso di devianza che, talvolta, si configura come l’unica possibile soluzione nel contesto in cui si trovano a vivere. […]

La scuola è centrale nella vita dei ragazzi, e spesso negli anni si è sottovalutata la sua importanza nelle condotte delinquenziali: sia a reprimerle che, purtroppo, ad incentivarle.
Poiché la scuola, come detto molto spesso finora, è prima di tutto il luogo in cui avviene la “socializzazione”, intesa anche come comprensione del funzionamento del nostro sistema istituzionale, ovvero il luogo in cui i minori sono posti di fronte ad un sistema di regole da rispettare e cui far riferimento che riflettono quanto più possibile la società esterna e che insegnano loro come vivere in una comunità di individui, abbandonando la scuola si rende in qualche modo plausibile una ‘ribellione’ alla società: a maggior ragione, se sono i genitori a porre in essere questa situazione impedendo ai figli di andare a scuola o non curandosene, il messaggio che si trasmette riguardo al ruolo sociale dell’istituzione è che ci si può tranquillamente sottrarre alle “regole”, e quindi che anche certi comportamenti devianti, quando non puniti, sono accettabili.

In generale, sono numerosi i comportamenti devianti che potrebbero avere origine o accompagnarsi ad un’esperienza scolastica fallimentare, con manifestazioni che vanno da piccole ritorsioni verso i coetanei, a fenomeni ben delineati e violenti di bullismo, alle angherie contro i professori e agli atti vandalici verso l’istituto scolastico, fino alla messa in opera di vere e proprie forme di microcriminalità e, addirittura, la militanza in associazioni di criminalità organizzata, il tutto accompagnato spesso e volentieri dall’uso e abuso di sostanze psico-attive, talvolta “protagoniste” dell’atteggiamento criminale. Proprio l’uso di sostanze proibite è, a volte, la conseguenza naturale di una sequela di situazioni difficili in cui il minore si trova a vivere, come per esempio: rapporti familiari precari, rifiuto di/da la scuola, etichettamento durante tutto il percorso scolastico come alunno non capace, l’inserimento in gruppi devianti.

Per molti dei minori incontrati nei quartieri studiati da questa ricerca le suddette condizioni si presentano tutte. Non di rado, infatti, i minori con difficoltà scolastiche iniziali vengono etichettati durante tutto il percorso successivo, si trovano in gruppi classe molto numerosi e impossibili da gestire e vengono lasciati “indietro” dai docenti, non hanno la cura adeguata da parte dei genitori, che a loro volta non sono andati a scuola e hanno lavori precari o sono disoccupati, e, trovandosi a disagio nel contesto scolastico, si ritrovano a porre in essere condotte devianti sia per richiamare l’attenzione del mondo adulto ma anche perché, come spesso accade, gli altri “emarginati” sono il gruppo più includente che conoscano.

Nei quartieri più marginali di Napoli e Palermo, dove la criminalità è diffusa ad ogni livello sociale, le associazioni criminali radicate sul territorio (facenti parte spesso di Mafia e Camorra), sfruttando la solitudine di questi ragazzi lasciati a sé stessi e al loro disagio, si presentano come una “seconda famiglia”, più includente e che investe il minore di una certa fiducia, e propongono la possibilità di fare dei piccoli lavoretti “per dare una mano a casa”: lavoretti ben lontani dalla legalità e che hanno quasi sempre a che fare con lo spaccio di sostanze stupefacenti.

Da una ricerca svolta dall’Università di Sant’Orsola Benincasa di Napoli nel quartiere Scampia, i dati che emergono sono allarmanti: “l’80% degli intervistati comprende appieno il fenomeno camorristico e ritiene che nel quartiere la Camorra sia più presente dello Stato, che si attesta soltanto al 5%. Sempre secondo l'81% i reati e i fenomeni di devianza connessi alla droga sono i più frequenti e il 51% del campione conosce persone che fanno uso di sostanze psico-attive: emerge dai dati che la maggioranza dei contattati è costretta a subire, purtroppo, la presenza di attività devianti connesse all'uso e allo spaccio delle sostanze stupefacenti perché diffusissime nel quartiere. Tra i crimini indicati come più diffusi nel quartiere, il 41% degli intervistati di Scampia indica la rapina, il 36% il teppismo, il 33% lo scippo e il 34% l’omicidio: quasi tutti fenomeni di micro-criminalità, perlopiù legati alla presenza di clan camorristici nel territorio. Alla domanda con cui si chiede agli studenti se a Scampia ci siano molti ragazzi che hanno avuto problemi con la giustizia, il 29% afferma che a Scampia sono più numerosi che altrove, il 37% ritiene che non ve ne siano in numero maggiore rispetto agli altri quartieri” [UNISOB Napoli, I ragazzi raccontano Scampia-Devianza e Criminalità, http://www.unisob. na.it/ricerca/criminalita/criminalita.htm].

Agli intervistati è stato richiesto di individuare le cause della criminalità giovanile, oltre al cattivo esempio di famiglia e amici, e il 44% le ha individuate nella voglia di possedere tutto e subito e il 23% nel bisogno di comprare oggetti di marca. Il 30% attribuisce la criminalità al quartiere che non offre niente e il 27% alla mancanza di speranza in un futuro migliore.
Questi dati, riferiti al quartiere di Scampia, possono con tranquillità essere declinati agli altri quartieri critici di Napoli, come Barra e La Sanità, e a quelli di Palermo, Zisa e Zen in primis, intervenendo, in tutte queste realtà, le medesime condizioni per il configurarsi della devianza giovanile.

Come si evince dalle interviste riportate nei prossimi due capitoli, i ragazzi intervistati rispondono precisamente alle condizioni evidenziate come “trampolino” per la devianza e, sebbene sappiano individuare i comportamenti illegali e le condotte devianti, tendono loro stessi a giustificarle dicendo che, date le condizioni di vita, non esistono altre alternative se non quel tipo di condotta.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La dispersione Scolastica nei quartieri più critici di Napoli e Palermo: quando l’istruzione può rappresentare la cura al suo stesso malessere

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Informazioni tesi

  Autore: Viola Tofani
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Istituzioni e Politiche dei Diritti Umani e della Pace
  Relatore: Valerio Belotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 247

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istruzione
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