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La rappresentanza politica dal medioevo all'età moderna

I regimi democratici rappresentativi moderni, le elezioni, il diritto naturale moderno

Gli Stati moderni, bisogna prendere atto, non sono tutti democratici e “rappresentativi” della volontà del popolo, anche oggi, ancora esistono degli Stati totalitari, illiberali, autoritari che non riconoscono i diritti fondamentali dell’uomo che dovrebbero spettare ad ogni uomo naturalmente secondo la teoria giusnaturalista.

In questa categoria, nostro malgrado, rientrano anche i grandi Stati moderni come la Cina, la Corea del Nord, Iran, e il nuovo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante noto anche con l’abbreviazione di “Isis”.
I regimi autoritari sono caduti uno dopo l’altro, le dittature di inizio ‘900, i regimi Comunisti, le dittature militari sudamericane, ecc., mentre la democrazia si afferma come la forma di governo più usata al mondo e si diffonde sempre di più.
Amartya Sen nel suo libro “La democrazia degli altri. Perché la libertà non è un'invenzione dell'Occidente” sostiene che “la libertà non è un'invenzione dell'Occidente con i suoi valori di uguaglianza, pluralismo, tolleranza, ma una aspirazione universale comune a tutti gli uomini.”

La Democrazia nonostante i suoi difetti si afferma come il modello più usato, gli Stati che adottano il modello democratico continuano ad aumentare, i popoli oppressi bramano la democrazia con le sue libertà e spesso si ribellano al giogo della dittatura manifestando pacificamente o con vere e proprie rivoluzioni.
“Democrazia significa potere del popolo. La migliore specificazione di questo potere è stata data da Abraham Lincoln, Presidente degli Stati Uniti d’America, nel suo discorso di Gettysburg, il 19 novembre 1863, nel pieno della Guerra Civile, quando si impegnò a fare sì che «il governo del popolo, dal popolo, per il popolo» non sparisse dalla faccia della terra.
Più precisamente, il potere del popolo può essere identificato in tutte le modalità con le quali il popolo prende direttamente senza mediazioni decisioni politicamente rilevanti. Lasciando da parte la possibilità di revoca (recall) degli eletti, tuttora praticata negli USA, ma che si trovò anche nello Statuto della Comune di Parigi (1871), molto apprezzato da Karl Marx…

Un'altra definizione su cui concordano molti politologi è: "La Democrazia è un regime contraddistinto dalla garanzia reale di partecipazione politica della popolazione adulta maschile e femminile, dalla possibilità di dissenso, opposizione e competizione politica.”89
Questa definizione può essere completata da un'altra definizione, in forma di elenco, è la Democrazia minima: Un regime per essere considerato democratico deve avere almeno;
* Suffragio universale.
* Elezioni libere, competitive, ricorrenti e corrette.
* Più di un partito.
* Diverse, libere e alternative fonti di informazione.

Riassumendo nei regimi democratici:
- la competizione politica è aperta e responsabile (o almeno dovrebbe esserlo);
- la partecipazione politica è libera (libera espressione del voto e del dissenso);
- vi è certezza del diritto, la democrazia come procedura, limiti ben definiti all’esercizio del potere: certezza del diritto.
- il rispetto di alcune cruciali garanzie istituzionali e dei diritti da promuovere (suffragio universale; elettorato passivo; diritto di competere per il sostegno elettorale; libertà di associazione e organizzazione; libertà di pensiero e di espressione; pluralità delle fonti di informazione; elezioni libere, competitive, corrette; istituzioni che rendano le politiche del governo dipendenti dal voto.

I moderni Stati Occidentali sono definiti anche “Stati di diritto”, indipendentemente dalla forma di governo assunta che siano monarchie parlamentari, repubbliche parlamentari/ presidenziali o semipresidenziali) poiché in essi sono riconosciuti e tutelati i
diritti naturali individuali dell’uomo (giusnaturalismo) e in essi vige il principio rule of law, ovvero il rispetto della legge.
Il rule of law è principio di tradizione inglese risalente al Medioevo affermatosi con Magna Charta Libertatum.
La legge è permanente e ad essa tutti gli uomini debbono obbedire; perfino il Re è sottomesso al diritto; ancora oggi è una pietra miliare della common law su cui è stata costruita la costituzione inglese.

Con l’illuminismo e i suoi grandi teorici politici T. Hobbes, J. Locke, J. J. Rousseau, I. Kant con le rivoluzioni liberali la sovranità passa alla Nazione, al popolo, la dignità umana assurge a valore primario, anteposto allo Stato, il cui rispetto legittima l’esercizio del potere pubblico da parte delle istituzioni, che, per converso, sono obbligate a proteggerla.
I diritti umani sono, dunque, connaturati alla moderne forme di Stato democratiche occidentali, la persona è al centro di tutto, lo stesso concetto di sovranità nazionale è stato concepito per proteggere l’individuo, che è la ragion d’essere dello Stato, e non il contrario.
I diritti dell’uomo riguardano innanzitutto, storicamente e sostanzialmente, i rapporti tra l’individuo e il potere, quest’ultimo è tenuto a rispettarli è a farne da garante affinché siano rispettati da tutti.

Numerosi sono state i documenti e le tappe che hanno sancito le libertà e i diritti fondamentali dell’uomo e hanno portato la nascita del Liberalismo.
Lo Stato (nello Stato di diritto) riconosce alla persona i suoi diritti inviolabili affermatisi con la Rivoluzione americana e francese, ed è pertanto tenuto a far sì che siano rispettati effettivamente.
Oggi i diritti fondamentali umani sono oramai riconosciuti sia a livello nazionale che internazionale grazie alla firma e al recepimento di accordi, trattati, convenzioni e protocolli internazionali, come la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (1950), la Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea (Nizza 2000).
La loro tutela è affidata sia agli Stati firmatari sia ad organi giurisdizionali come la “Corte europea dei diritti dell'uomo” (abbreviata in CEDU o Corte EDU), o la Corte penale internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite a cui è affidato l’arduo compito di sanzionare le violazioni.

Gli Stati sono tenuti al rispetto dei diritti umani fondamentali e L’ONU ne promuove il riconoscimento e il rispetto, (gli Stati e/o i funzionari colpevoli rispondono individualmente dei crimini commessi) anche se bisogna riconoscere che il loro riconoscimento non significa applicazione. Di fatto in molti Paesi (anche nei cosiddetti Paesi civili seppur in modo minore) essi non trovano applicazione, restano solo inchiostro su delle pagine.

Di solito, se uno Stato commette delle violazioni dei diritti umani nei confronti dei propri cittadini, richiama a sua difesa il principio di sovranità statale che limita la giurisdizione della comunità internazionale per la loro tutela.
Se ogni individuo nasce libero ed uguale, come mai ancora oggi ci sono persone in stato di schiavitù?
Come mai se ogni individuo ha diritto all'istruzione, ancora oggi ci sono milioni di persone analfabeti?
Come mai se c’è la libertà di opinione ed espressione ci sono migliaia di persone imprigionate per aver espresso il proprio pensiero?
Come mai se ogni individuo ha diritto all’assistenza alla protezione sociale (al cibo), ci sono migliaia di persone che muoiono di fame?

A questi interrogativi è difficile dare una risposta, bisogna prendere atto che i diritti umani sebbene siano riconosciuti da un punto di vista giuridico dalla quasi totalità dei Paesi, essi nella realtà non trovano applicazione universalmente. Basta leggere un giornale per rendersi conto che in tutto il mondo essi vengono violati, massacri, discriminazioni ed esecuzioni per motivi religiosi, conflitti armati ecc.
[…]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La rappresentanza politica dal medioevo all'età moderna

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Grandi
  Tipo: Diploma di Laurea
  Anno: 2014-15
  Università: UniCusano - Università degli Studi Niccolò Cusano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Alberto Clerici
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

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