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Autismo e Educazione. La Terapia Multisistemica in Acqua come prassi migliorativa.

Il ruolo della famiglia nel bambino con autismo

Quando la famiglia viene a scoprire con certezza che il proprio figlio dovrà passare l'intera esistenza con una qualsiasi disabilità (in questo caso intendiamo il disturbo dello spettro autistico), tutte le certezze, le aspirazioni e i progetti che si erano immaginati sembrano frantumarsi all'istante. Come sostiene Albert Bandura le persone cercano di controllare gli eventi che condizionano la loro vita, ma, se ciò non accade allora sono costrette a rimettere in discussione tutto ciò che avevano programmato e a ridefinire nuovi orizzonti. La nascita di un figlio è un momento così intimo e delicato che porta i genitori a riversare in lui le più rosee aspettative; questo avvenimento infatti porta inevitabilmente con sé, già prima della nascita, ricche aspettative e un nuovo modo di ridefinizione della propria vita.

A seguito della diagnosi, dunque, l'aspetto fondamentale è che vengano forniti ai genitori gli strumenti e le nozioni necessarie affinché possano iniziare ad elaborare la nuova situazione imprevista, accettando la presenza del figlio disabile all'interno del proprio nucleo familiare. La maggiore difficoltà che solitamente i genitori riscontrano con questi bambini è quella di comprendere quali siano i bisogni e le esigenze del figlio, sia poiché non vengono esplicitamente comunicate e sia perché i comportamenti adottati possono essere di difficile lettura.

Dunque, come detto, è di rilevanza assoluta l'accettazione del figlio in quanto persona, in quanto essere umano che ha bisogno di attenzioni e di essere educato. Un concetto molto interessante, di cui si fa portavoce la professoressa Marisa Pavone, è che spesso accade che il figlio, anche in età adulta, non si separi mai realmente dal nucleo familiare per affermarsi e prendere possesso di una sua autonomia; questo determina che si diventi una sorta di “figli per sempre”, legati ad una inevitabile dipendenza con i genitori. Per permettere la creazione di un sano percorso di vita il più possibile autonomo e indipendente, ovviamente in relazione anche alla gravità della disabilità, la famiglia stessa deve essere cosciente fin da subito che ciò può essere possibile senza lasciarsi abbattere dai momenti in cui tutti gli sforzi sembrano vani e deve cercare di superare con positività e speranza tutte quelle situazioni di sconforto e percezione di inadeguatezza.

Ellen Notbohm, il cui figlio Bryce è affetto da autismo, sostiene che per quanto possa essere difficile bisogna provare ad amare i propri figli incondizionatamente, infatti è opportuno far capire a loro stessi quanto siano importanti e meravigliosi; come chiunque fra noi ha bisogno di accrescere l'autostima, di sentirsi parte di questo mondo.
Inoltre aggiunge: “Bryce mi ha insegnato che la felicità non è ottenere ciò che si vuole, ma volere ciò che si ha già. È il più grande regalo che qualcuno mi abbia mai fatto”.

Il ruolo della famiglia è quindi di primaria importanza, è il contesto in cui il soggetto con autismo può trarre le migliori risorse, all'interno del nucleo familiare si può imparare a sentirsi apprezzati, valorizzati, sostenuti e amati. In particolar modo i genitori possono far emergere l'individualità e il potenziale dei propri figli, costretti fin dalla nascita a vivere in un mondo di difficile interpretazione, poiché inevitabilmente sono coloro che trascorrono con loro più tempo e che hanno un maggior legame affettivo. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Autismo e Educazione. La Terapia Multisistemica in Acqua come prassi migliorativa.

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Brusutti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Carla Callegari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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Parole chiave

autismo
tma
terapia multisistemica in acqua
disturbo dello sviluppo autistico
autismo e educazione

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