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Radiocommunication satellite. La gestione delle frequenze contro il pericolo delle interferenze nocive nella normativa internazionale, europea e italiana

Ripartizione delle frequenze: adozione del PNRF tra presente e futuro

La gestione dello spettro si articola in diverse fasi e, come previsto dalla legislazione, con competenze attribuite alternativamente all’AGCOM o al MISE – Dipartimento Comunicazioni. In particolare, l’impiego delle frequenze è primariamente disciplinato dal Piano nazionale di ripartizione delle frequenze (PNRF) che, in coerenza con quanto previsto in ambito internazionale dall’ITU, prevede la suddivisione dello spettro radioelettrico in bande, attribuendo ciascuna a determinati servizi ed utilizzatori. In altre parole, l’utilizzazione delle frequenze deve conformarsi al Piano nazionale di ripartizione delle frequenze attualmente vigente. Esso agisce come “un piano regolatore delle frequenze radioelettriche” ed è adottato dal MISE, sentita l’AGCOM. Il primo piano nazionale di ripartizione delle frequenze era stato approvato, con decreto ministeriale (DM), l’8 luglio 2002.

MISE e AGCOM, nell’ambito delle rispettive competenze, a norma del codice delle comunicazioni elettroniche, assicurano che “coerentemente con il diritto dell’Unione europea, nelle bande di frequenze dichiarate disponibili per servizi di comunicazione elettronica nel Piano nazionale di ripartizione delle frequenze, […], possono prevedere restrizioni proporzionate e non discriminatorie relativamente ai tipi di tecnologie di accesso senza fili o rete radio utilizzati per servizi di comunicazione elettronica, ove ciò sia necessario al fine di evitare interferenze nocive”. Lo scopo del Piano è di stabilire l’attribuzione ai diversi servizi delle bande di frequenze oggetto del piano, di indicare per ciascun servizio, nell’ambito delle singole bande, l’autorità governativa preposta alla gestione delle frequenze, nonché le principali utilizzazioni civili e, infine, di verificare l’efficiente utilizzazione dello spettro, al fine di liberare risorse per il settore televisivo e di gestire al meglio gli eventuali contenziosi con i “Paesi frontalieri”.

Esso recepisce nella legislazione nazionale i parametri dettati dalle RR dell’ITU e, oltre ai documenti tecnici e regolamentari sull’uso dello spettro radio, contiene anche le tabelle di attribuzione delle frequenze radio sulla base delle tre Regioni stabilite dalle RR e degli atti finali delle “Conferenze mondiali delle radiocomunicazioni” (WRC). Inoltre, recepisce i provvedimenti obbligatori approvati dalla Unione europea ed i provvedimenti della CEPT (che hanno invece base volontaria).

Analizzando il PNRF del 2015, possiamo avanzare alcune osservazioni rilevanti ai fini dello studio in questione. Innanzitutto, tra le note al Supplemento ordinario n. 33 troviamo tradotta l’espressione harmful interference con ‘disturbo pregiudizievole’, mentre la definizione che viene data è la medesima già riscontrata nelle direttive europee e negli atti precedentemente analizzati, come ad esempio il CoCoE. A questo punto, viene in rilievo uno specifico paragrafo delle Note dedicato alla pratica del jamming: viene definito jammer “qualsiasi apparecchio, progettato, usato, destinato o adattato allo scopo di causare deliberatamente interferenze alle radiocomunicazioni, ovvero utilizzato per impedire e inibire di ricevere o trasmettere segnali in radio frequenza.

I dispositivi definiti jammers, secondo le disposizioni comunitarie, non possono essere costruiti conformemente alla direttiva riguardante le apparecchiature radio, né a quella relativa alla compatibilità elettromagnetica. Pertanto, non è consentita l’immissione sul mercato di tale tipologia di apparati. In merito, si rinvia anche alla raccomandazione ECC/REC/ (04)01[…]”. Per completare il quadro italiano che disciplina le interferenze nocive viene in rilievo una delibera AGCOM, la 131/01/CONS recante Disposizioni in materia di autorizzazioni per servizi via satellite che disciplina il rilascio delle licenze individuali e generali per i servizi di rete via satellite. In questo contesto, il fornitore di servizi ha l’obbligo di utilizzare lo spettro in maniera efficace astenendosi dalla produzione di interferenze nocive fra sistemi di telecomunicazioni via radio, terrestri e satellitari.

L’assetto delle frequenze radioelettriche contenuto attualmente nel Piano Nazionale di Ripartizione delle Frequenze (PNRF), è in corso di riorganizzazione verso l’adozione di un nuovo Piano (PNAF 2018), approvato dall’AGCOM il 27 giugno 2018 e messo in consultazione dal MISE, secondo quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2018. Il nuovo piano andrebbe a modificare quello attualmente vigente istituito dal DM 27 maggio 2015. Il Piano ripartirà lo spettro radio provvedendo alla riassegnazione delle frequenze secondo gli accordi internazionali ed europei intervenuti negli ultimi anni per consentire lo sviluppo delle nuove tecnologie e che prevedono, tra l’altro, la riduzione della banda destinata alle trasmissioni televisive a favore dei nuovi sviluppi delle reti di comunicazione mobile senza fili (5G). In tal modo, si prevede una riorganizzazione dell’uso di alcune bande alla luce delle modifiche derivanti dall’atto finale della WRC15, le decisioni della Commissione europea e le decisioni e raccomandazioni della CEPT. Il Piano, prevedendo 15 nuove reti digitali terrestri, di cui 10 nazionali in banda UHF, 4 locali in banda UHF e una su base regionale in banda III VHF, porterà ad un guadagno per le casse dello Stato che potrebbe agevolmente superare i 2,5 miliardi di euro. Una volta approvato, il PNRF porterà a riassegnare le frequenze della banda 700 MHz, attualmente in uso per il servizio broadcasting, ai sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazione elettronica in banda larga senza fili (5G).

In ultima istanza, occorre ricordare che la legge n. 249/97 ha affidato all’AGCOM il compito di individuare, sentiti i soggetti interessati, i criteri di definizione del Piano nazionale di numerazione delle reti e dei servizi di telecomunicazione, che devono ispirarsi a criteri di obiettività, trasparenza, non discriminazione, equità e tempestività.
Il Piano, dunque, ha un duplice scopo: gestire in modo efficiente la risorsa e consentire all’utenza di riconoscere la tipologia del servizio a cui accedono tramite i numeri. La risorsa è da considerarsi come “scarsa” e richiede, dunque, di essere gestita in base al Piano, sia in vista della lunghezza massima a cui sono soggetti i numeri telefonici (allo stato 11 cifre in Italia), sia perché un uso c.d. “non governato” delle numerazioni, potrebbe condurre all’esaurimento della stessa risorsa.

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Radiocommunication satellite. La gestione delle frequenze contro il pericolo delle interferenze nocive nella normativa internazionale, europea e italiana

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Informazioni tesi

  Autore: Simone Di Gregorio
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Sergio  Marchisio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 129

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