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Stress e comportamenti controproduttivi (CWB)

Decision Making e complacency

Il processo che porta la persona a prendere una decisione è stato ed è tutt’oggi un argomento che suscita molto interesse per i motivi più disparati, dalla sicurezza, alla politica, al desiderio di influenzare le scelte altrui, all’economia. Il modo in cui una persona prende una decisione dipende da molte variabili come per esempio: il tempo, la conoscenza, l’ambiente, l’influenza sociale, la personalità, le risorse disponibili, ecc. Spesso si suddividono i tipi di strategie decisionali utilizzate in: euristica e algoritmica. Il sistema euristico è usato prevalentemente in caso di poco tempo a disposizione e/o molta competenza della materia di valutazione è quindi un sistema più rapido e istintivo che da soluzioni veloci ma non molto attendibili ed è il processo che adottiamo più spesso, mentre si ricorre al sistema algoritmico quando si ha minor competenza nel campo in cui ci si trova a dover prendere una decisione che riteniamo più importante, oppure il risultato deve essere più attendibile, bisogna avere maggior tempo a disposizione.

Nel decision making process di tipo euristico ci troviamo quindi a prendere decisioni rapide, di un campo che già conosciamo o che comunque pensiamo di poter padroneggiare ed applicare quindi scelte già utilizzate, le variabili non sono ben delineate, un grado d’incertezza e di rischio elevato e ci accontentiamo di un risultato soddisfacente piuttosto che del miglior risultato. Nel processo algoritmico o normativo, le variabili possono essere analizzate con maggior chiarezza, si possono utilizzare strategie prefissate, bisogna esplicitare i criteri utilizzati per raggiungere una soluzione che dovrà essere la migliore e non solo “una soluzione”, bisogna avere tempo a disposizione, potrebbe non esserci esperienza precedente in quel campo.

La complacency (acquiescenza) è una variabile soggettiva che influenza la decisione su quale comportamento che sceglieremo di mettere in atto. Nei rapporti interpersonali nei vari ambienti il peso della gradevolezza sociale e della complacency è da tenere presente. Degli interessanti esperimenti, svolti alcuni anni fa, sulle influenze della maggioranza e della minoranza sono stati fatti da Ash (1952) e Moscovici (1976), esperimenti ed hanno dimostrato scientificamente come il processo decisionale personale risenta fortemente dell’ambiente che ci circonda e delle altre persone, fino addirittura a portare a commettere errori grossolani che probabilmente non avremmo commesso decidendo da soli. Senza entrare troppo nell’analisi generale del processo decisionale umano, tenendo presente quanto detto nei paragrafi sopra, appare chiaro che il processo decisionale che porta a scegliere di mettere in atto i comportamenti contro produttivi è frutto dell’elaborazione di molte variabili che vengono valutate dalla persona con il filtro dei propri tratti di personalità. I tratti di personalità hanno quindi un valore significativo a livello predittivo del comportamento (Brown, Trevino, Harrison, 2005) che verrà scelto nelle varie situazioni, senza mai perdere di vista l’importanza dell’ambiente in cui vengono fatte queste elaborazioni. Sia nella Broken windows theory di Wilson e Kelling (1982) che nel lavoro di Keizer (2008) questo concetto dell’influenza sociale ambientale è comprovata da ripetuti esperimenti scientifici (Bandura 1990).

Il processo decisionale dei collaboratori riguardo il tipo di comportamento da seguire (etico o non etico) pare essere maggiormente euristico e non una attenta analisi logica di fatti rischi e benefici, pertanto una leggera spinta di una buona leadership può avere un impatto significativo per orientare il clima etico, il mood operativo (Meyer, Schminke et al., 2008) e dirigere l’organizzazione verso un sistema etico (Palmer, 2008) di livello adeguato.

Come ho già scritto prima stiamo analizzando il ricorso ai comportamenti contro produttivi in situazioni di stress, in risposta a situazioni percepite come stressanti cerchiamo di riportare il nostro sistema in una situazione di omeostasi, di benessere. E’ importante tenere presente anche le emozioni, di cui parlano anche Spector e Fox nel loro “Stressor-emotion model of CWB”. Le emozioni rappresentano il colore della vita dell’essere umano. Da sempre sono state la scintilla che ha spinto la nostra specie alla conquista di nuove conoscenze, ad affrontare nuove sfide e molto rilevanti nel processo euristico decisionale. Hanno la funzioni di mediatori fra gli stressor percepiti ed il comportamento, e sono la risposta primaria a situazioni percepite come stressanti (Lazarus, 1991; Lovallo, 1997; Payne, 1999).

Fra le teorie che hanno segnato importanti svolte ci sono: la teoria periferica di James-Lange (James 1884), la teoria centralistica di Cannon-Bard (Cannon 1927), la teoria della cognizione- attivazione di Schachter & Singer (Schachter e Singer 1962; Dutton & Aron 1974). La più accreditata attualmente è la teoria che suddivide le emozioni in primarie e secondarie considerando una parte delle nostre emozioni come innate ed altre acquisite durante la vita. (Ekman 1994). Emozioni che possono essere positive o negative (Panksepp 2012). Nella nostra vita tendiamo ad identificare eventi accaduti con delle etichette emotive (Goleman 1997) che poi ci permetteranno di decidere più velocemente in casi analoghi. Le emozioni, dette primarie, vengono considerate come nostro patrimonio genetico, emozioni innate, primarie istintive come la paura, l'ansia che ci aiutano nel caso di eventi pericolosi o fastidiosi. Un disagio prolungato può portare ad ansia. L'ansia è parte integrante del sistema della paura (Panksepp 1998, 2000), ma esistono alcuni sistemi protettivi del nostro SE che permettono di comportarci in modo da diminuire le emozioni negative in situazioni dove si può provare ansia, paura, paura di fallire (Bourne, E. J., 2000) non raggiungere un obiettivo, paura di non piacere. La decisione di ricorrere a comportamenti devianti, contro produttivi è un modo per tornare all’omeostasi, di reagire allo stress percepito.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Stress e comportamenti controproduttivi (CWB)

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Informazioni tesi

  Autore: Riccardo Caprai
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università Telematica Internazionale Uninettuno
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Discipline Psicosociali
  Relatore: Marinella Paciello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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Parole chiave

lavoro
stress
produzione
persona
emozioni
benessere
ottimismo
counterproductive working behaviour
comportamenti controproduttivi

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