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Il conflitto delle Falkland/Malvinas

Diplomazia al lavoro e la battaglia sul campo

Una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, su richiesta inglese, venne convocata il 3 aprile, i cui lavori si conclusero con l'approvazione della risoluzione n°502 dell'ONU: il Consiglio turbato dall'invasione, determinava, nella regione delle isole Falkland/Malvinas, una violazione della pace e fece appello alla immediata cessazione delle ostilità, tramite la formula del “cessate il fuoco”, al ritiro dei militari argentini dalle isole e chiese ai due governi di trovare una soluzione diplomatica alla controversia nel rispetto dei principi della Carta dell'ONU. In questo modo il Consiglio agì chiamando in causa direttamente i due Stati coinvolti per giungere ad una conciliazione della controversia.

Il testo della risoluzione 502 affermava quanto segue:

“Adopted by the Security Council at its 2350th meeting held on 3 April 1982
The Security Council,
Recalling the statement made by the President of the Security Council at the 2345th meeting of the Security Council on 1 April 1982 (S/14944) calling on the Governments of Argentina and the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland to refrain from the use or threat of force in the region of the Falkland Islands (Islas Malvinas),
Deeply disturbed at reports of an invasion on 2 April 1982 by armed forces of Argentina,
Determining that there exists a breach of the peace in the region of the Falkland Islands (Islas Malvinas),
Demands an immediate cessation of hostilities;
Demands an immediate withdrawal of all Argentine forces from the Falkland Islands (Islas Malvinas);
Calls on the Governments of Argentina and the United Kingdom to seek a diplomatic solution to their differences and to respect fully the purposes and principles of the Charter of the United Nations”.

La risoluzione venne votata, su proposta della Gran Bretagna, con 10 voti favorevoli, 1 voto contrario, quello di Panama e 4 astenuti, Cina, Polonia, Spagna ed URSS.
Oltre alla task-force, la Royal Navy, come ulteriore mossa, prevedeva l'istituzione di una zona di esclusione marittima di 200 miglia attorno alle Falkland (circa 350 chilometri); entro questi limiti era totalmente interdetto l'accesso alle navi di qualsiasi nazionalità, e la violazione di suddetto limite avrebbe implicato un'azione armata e l'imposizione del blocco anche agli aerei, una sorta di “no fly-zone” per impedire che fossero mandati rinforzi aerei tramite utilizzo dell'aeroporto di PortStanley. Nel frattempo, l’intenso lavoro delle diplomazie dei vari Paesi, in particolare quella americana si trovava a vivere in una situazione difficile, in quanto era Stato “amico” e partner economico e commerciale sia di Buenos Aires e sia di Londra.
Fin dai primi giorni della crisi, la Thatcher chiese al presidente degli USA, RonaldReagan, di far desistere il generale Galtieri dal continuare le azioni nelle isole, pena un intervento armato inglese; una missione diplomatica era inevitabile al fine di ricondurre la situazione allo stato di pre-invasione argentina. A capo di questa missione, si ergeva la persona del Segretario di Stato Haig, il quale tra l'invasione argentina e il contrattacco inglese, compì per diverse volte, la spola tra BuenosAires, Londra e Washington, per incontrare i rappresentanti dei due Stati.

Mentre si avvicinava la flotta britannica al teatro di guerra, Haig cercò di mediare proponendo diverse opzioni, le quali vennero rifiutate talvolta da uno dei contendenti, talvolta da entrambi: in uno dei casi, Galtieri accettò il ritiro delle truppe argentine dal suolo delle isole, a patto che le forze inglesi prima retrocedessero dall'avvicinamento in corso, condizione che la Thatcher rifiutò categoricamente, poiché ritenne la questione ormai di interesse mondiale e non più soltanto relativa all'autodeterminazione di un popolo. Nonostante i tantissimi sforzi di Haig e degli Stati Uniti, sia Buenos Aires che Londra, non scesero mai a compromessi e nessuno dei due contendenti volle recedere dalle proprie posizioni, in nome della convinzione delle proprie ragioni sugli avversari.

Ad un certo punto della trattativa, quando ormai le speranze per una soluzione pacifica erano al lumicino, gli Stati Uniti uscirono dal loro ruolo di super partes detenuto fino a quel momento, e si schierarono al fianco dell'alleato inglese, con stupore ma soprattutto sconforto da parte argentina. Questo nonostante fossero in vigore degli accordi bilaterali per la comune protezione tra i due Paesi americani. I motivi della decisione assunta da Washington potrebbero trovarsi, oltre che nella secolare amicizia tra Regno Unito e Stati Uniti ed le similitudini culturali e politiche, anche nel fatto che il presidente americano Reagan mal digerì il comportamento tenuto da Galtieri e i militari durante la crisi, e quindi si schierò con la Thatcher: a riguardo vi fu una dichiarazione del Segretario di Stato americano Haig, la quale ebbe come risultato la fine delle trattative e delle residue speranze di una pace:
“Alla luce della mancata accettazione argentina di un compromesso, gli Stati Uniti non possono condonare l'impiego illegale della forza per risolvere la disputa”.

Si giunse all'alba del 25 aprile, giorno nel quale le prime unità militari inglesi sbarcarono nelle isole della Georgia del Sud, dove in poco tempo, sopraffarono le poche truppe argentine presenti sul territorio, le quali successivamente furono catturate da parte degli inglesi. Tale avvenimento risulta essere il primo scontro del conflitto anglo-argentino, nel corso del quale fu affondato il sommergibile Santa Fè, causando diverse vittime tra i militari argentini, tra cui il sottufficiale FèlixOscarArtuso, il quale fu ufficialmente il primo caduto dell'Argentina. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il conflitto delle Falkland/Malvinas

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Informazioni tesi

  Autore: Stefano Carcangiu
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Davide Grassi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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